Capitolo 2

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-Pss-

Jhon prova ancora ad attirare la mia attenzione come un bimbo di 5 anni che vuole convincere la madre a comprargli un gelato.

Io lo ignoro sistematicamente.

-Ei, che ore sono?- sussurra per non attirare l'attenzione del professore.

Dato che non da segni di resa decido di rispondergli.

-Hai il telefono sul banco, guarda lì e smettila di disturbarmi-
-Come sei scorbutica, signorina. E comunque il telefono mi si è scaricato, che ore sono?-
-Sto provando a seguire la lezione, stai zitto-

Faccio un respiro profondo, basta poco per farmi innervosire e non voglio che mi si alzi la pressione.

-Perché non mi dici semplicemente che ore sono?- mi stuzzica.

Il suo tono è ancora in modalità "sbavami dietro".

Cosa gli fa credere che io dovrei fare una cosa del genere?

Accendo il telefono e leggo velocemente l'ora.

-Sono le 8 e 45-
-E ci voleva tanto a dirmelo? Non serve che fai la dura con me-

Sul suo volto appare il solito sorrisino e devo trattenermi con tutta me stessa per non tirargli un pugno.

Faccio un respiro profondo, senza rispondergli, e provo a concentrarmi sulla lezione.

-Non dirmi che ti interessa davvero questa roba- dice dopo un po'.

-Ce la fai a stare un attimo zitto?- dico esasperata.
-Non dirmi che preferisci ascoltare un cinquantenne barbuto che parla di fisica al parlare con un figo come me-

Il suo ego è più grande di quanto pensassi.

-Cosa ti fa credere di essere tanto figo? E sì, preferisco di gran lunga ascoltare il "cinquantenne barbuto" a un deficiente come te-

Complimenti a me per la mia gentilezza sorprendente.

-Io non credo, signorina- ammicca.

-Sai, pomeriggio ho casa libera, se vuoi possiamo approfondire questa faccenda e vedere se veramente preferisci il cinquantenne a me- continua, facendomi di nuovo l'occhiolino.

Okay, sono stata fin troppo gentile con questo cavernicolo col tic all'occhio.

-Chiariamo le cose, ti conosco da meno di un'ora e già mi hai rotto il cazzo. Non trattarmi come se fossi un adolescente in calore in cerca di testosterone, perché non lo sono. Quindi smettila di comportarti come se mi fossi superiore e le tue proposte ficcatele su per l'apertura anale-

John resta un attimo spiazzato, non so se per la mia risposta o se perché non ha capito cos'è un'apertura anale, ma credo di averlo lasciato senza parole.

-Non dovresti essere così maleducata, signorina. Nessuna ragazza si è mai permessa di parlarmi così e di certo tu non sarai la prima...- non riesce a finire la frase che il professore ci sgrida.

-Johnson e la ragazza vicino, volete che vi porti un caffè? Smettetela di disturbare, i piccioncini li fate fuori da qui-

Piccioncini? Ma chi, noi due?

In un'altra situazione scoppierei a ridere ed evidentemente la stessa reazione vorrebbe averla anche John.

-Professore, ha frainteso, le pare che cadrei mai così in basso?- dice il ragazzo indicandomi.

Gli occhi di tutti sono su di me.

Ma come si permette questo deficiente a dire queste cose?

Ha proprio sbagliato persona.

-Sono io che non mi abbasserei mai ai livelli di uno come te- dico.

-Basta. Andate fuori e passate il resto dell'ora lì, non voglio perdere altro tempo appresso a voi- dice il professore con un tono che non ammette repliche.

Eppure, quel genio di John decide di replicare con un: - Ma prof...-

-Niente prof, uscite e basta- lo ammonisce l'uomo.

John si avvia alla porta e io lo seguo.

Gli altri sussurrano cose che non riesco a sentire e ci guardano uscire finché non mi chiudo la porta alle spalle.

Faccio per andarmene verso le macchinette per prendere qualcosa di dolce e calmarmi ma la voce di John mi ferma.

-Dove credi di andare?-
-Non sono affari tuoi- dico senza voltarmi.

-Se quello di fisica esce e non ti trova qui si incazza-
-Non mi interessa-
-E invece dovrebbe-
-E invece è a te che non dovrebbe interessare quello che faccio o che non faccio- dico acida.

John, che prima sembrava essersi quasi arrabbiato, è tornato quello di sempre.

-Ma io lo faccio per te-
-Ma se nemmeno mi conosci- mi giro e lo guardo negli occhi con lo sguardo più duro e distaccato che riesco ad avere.

-Possiamo rimediare, signorina- ecco che riappare il suo sorrisetto odioso.

Tutto il mio impegno per sembrare dura e lui sembra non essersene nemmeno accorto.

Ma adesso basta, mi sono stancata di questi giochetti idioti.

-O possiamo finirla qui, che credo sia quello che farò- dico e mi avvio verso le macchinette.

Lui mi dice dice qualcosa che, proprio come stamattina in segreteria, decido di ignorare.

Ora devo solo fare dei respiri profondi, prendere qualche dolce alla macchinetta ed evitare di ritrovarmi di nuovo tra i piedi quell'idiota.

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora