Capitolo 18

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Ancora non riesco a crederci.

Ho ringraziato Jhon. Sul serio?

Dopo tutto quello che mi ha fatto, appena ha finto un attimo di essere gentile, io ho ceduto come una stupida.

Ok, basta, la sto facendo troppo tragica.

Nonostante si tratti di quel deficiente di Jhon, ringraziare era il minimo che potessi fare dopo che mi ha praticamente salvata, ma non riesco a far altro che pensarci da stamattina, come se ci fosse stato qualcosa di più di un semplice "grazie".

Sarà stato forse quel piccolo attimo di imbarazzo, ad avermi fatto percepire un qualcosa?

La verità è che non ci sto capendo più nulla, non so più cosa fare o pensare, e quindi mi concentro su ciò che è successo ponendo la situazione da un punto di vista esterno ed oggettivo.

Peccato che il mio simpatico attacco di panico ha deciso di confondere tutto ciò che è successo prima, e ora non so più nemmeno se quello che ricordo è realmente accaduto.

Sto impazzendo.

O forse ho solo bisogno di qualcuno che mi dia una mano.

Io che ho bisogno di qualcuno?

Sì, sto impazzendo.

Alzo gli occhi dal piatto, e mentre bevo un po' d'acqua, scopro mia madre intenta ad osservarmi.

Forse potrei parlarle di ciò che è successo, pensandoci, lei non sa molto della mia vita.

Può sembrare strano, ma non ho mai pensato a lei come a qualcuno che sia in grado di aiutarmi o con cui confidarmi.

Per molte mie vecchie compagne di scuola, le loro madri erano la loro ancora, il loro punto fisso, la loro rocce, mentre per me mamma non è mai stata niente di tutto questo.

Durante l'uragano, mi sono dovuta aggrappare a tutto ciò che avevo vicino, facendomi le unghie, da sola, per resistere al vento che mi stava portando via tutto.

Mentre lei era nel bel mezzo di esso, inerme, io ero lì che provavo a salvare entrambe.

Forse posso darle una possibilità, dopotutto non è successo chissà cosa e lei potrebbe aiutarmi a capirci qualcosa.

Ma no, cosa vado a pensare, sarebbe la cosa più sbagliata da fare.

Parlarle dei miei sempre più frequenti attacchi di panico, della festa, di Jeremy e di Jhon, le porterebbe solo pensieri e preoccupazioni.

Chissà cosa potrebbe andare a pensare.

-Tutto bene? È tutta la sera che ti ingozzi di broccoli e non alzi la testa dal piatto, per un attimo ho pensato di essere diventata invisibile. C'è qualcosa che non va?- chiede retorica, senza aspettarsi che io mi apra con lei o le racconti cosa mi passa per la testa.

Magari stavolta posso provarci, omettendo qualche dettaglio, certo.

Dopo un attimo di esitazione, ingoio il broccoletto che stavo masticando, e le rispondo.

-Come si fa a capire le persone?- il mio sguardo è perso nel castano dei suoi occhi, che si riempiono di stupore appena finisco di parlare.

Per un attimo sembra sul punto di scoppiare di gioia, prova spesso ad aprire un dialogo del genere con me, ma io la respingo sempre.

Respingere le persone è una delle cose che mi riesce meglio.

Allontanarle, poi, è una mia specialità.

Alla fine mamma sembra ricomporsi, e decide di affrontare l'argomento, senza chiedermi niente.

-Beh, vedi Kessi, le persone sono marchingegni complessi, pieni di pensieri ingarbugliati tra gli ingranaggi, tu stessa ne sei la prova. Non c'è un modo sempre valido per capire una persona, se non è una cosa che ti riesce naturale, prova ad osservarla. Guarda i suoi comportamenti, le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi. Dagli occhi traspare sempre tutto- il suo sguardo si incupisce.

Sapevo che era meglio stare zitta.

Non so cosa fare, non so cosa dire, mia madre si è di nuovo persa nel mare di suoi ricordi a cui non ho accesso e non riesco a far altro che insultarmi mentalmente per la mia stupida domanda.

Ora ricordo perché non le ho mai chiesto nulla, sono stata una stupida.

-Sai... sai bene quanto ti ci è voluto per convincermi a trasferirci, quanto ti ci è voluto perché ricominciassi. Ed ora eccoci qui, alla fine ce l'hai fatta. E ora non sai quanto io voglia vederti ricominciare. Non voglio obbligarti a parlarmi, ma a qualunque cosa tu ti stia riferendo, sappi che non puoi pretendere di capire le persone, se prima non comprendi te stessa. E non c'è modo migliore che ricominciare e, ora che ne hai la possibilità, fallo. Sei riuscita a darmi una seconda possibilità, ora devi darla a te stessa- mi sorride dolce, gli occhi appena lucidi.

Come se fosse un riflesso incondizionato, mi alzo e la abbraccio.

-Ci proverò, ti prometto che ci proverò-

La sento tirare su col naso e mi viene da sorridere.

Forse ha ragione, devo ricominciare da capo, senza i buoni propositi che avevo infranto dopo i miei primi minuti di scuola, ma con degli obbiettivi.

Sono ancora in tempo per ricominciare, e devo partire dalla prima persona che ho conosciuto qui.

Jhon.

SPAZIO AUTRICE

La fragilità della madre di Kessi, credo sia il carattere più umano di tutti i personaggi. Poi capirete il perché delle sue reazioni, dei suoi discorsi e del rapporto così sottile che ha con Kessi.

Strano ma vero, non mi dilungherò parlandovi della mia vita, oggi sento qualcosa di diverso dentro.

Cosa ne pensate della decisione di Kessi?

Credete che, in questo caso, sia giusto fare un passo indietro?

A presto,
Vivy!😊❤️

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