Capitolo 16

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Nella villa c'è un casino assurdo, mi giro per cercare Jeremy e lo trovo seduto a bordo piscina.

Lo raggiungo e mi ritrovo in una stanza familiare, mi volto e trovo Jer con la sua amica gallina.

-Ehi Kess, lasciaci soli- la voce del mio amico è più dura del solito.

Guardo schifata la ragazza che inizia a sbottonargli la camicia.

-È una questione di priorità- esordisce.

Con tutta la rabbia che ho in corpo corro verso di lui, pronta a sferrargli un destro, quando vengo bloccata.

Jer non c'è più, sono in una stanza piena di gente e scopro che è Jhon a tenere fermo il mio polso.

-Signorina- sorride sghembo, mi libero dalla sua presa e provo a scappare, senza successo.

Non riesco a muoverimi, sono immobile, come paralizzata, provo ad urlare ma dalla mia bocca esce solo aria.

Poi più nulla, una stanza vuota.

Di colpo i suoi occhi grigi squarciano il buio.

Mi alzo di scatto, tutta sudata e con il cuore in gola mi ritrovo nella tranquillità della mia stanza.

Era solo un incubo.

Uno dei tanti.

Ora ricordo cos'è successo con quello stronzo di Jeremy alla festa, di lui e della sua stupida amica.

Guardo l'orologio e mi accorgo di non aver sentito la sveglia, ho meno di venti minuti per lavarmi, vestirmi e arrivare a scuola.

Ancora scossa dal sogno, mi reco in bagno per sciacquarmi la faccia con dell'acqua gelida.

Mi guardo allo specchio, i miei occhi castani sembrano più piccoli del solito.

Mi lavo velocemente i denti e indosso le prime cose che trovo sulla sedia della mia camera per poi uscire.

Non c'è neanche mamma che può accompagnarmi e mi tocca correre.

Lungo il tragitto non riesco a concentrarmi su un pensiero fisso, quei due occhi grigi, i suoi occhi grigi, mi perseguitano.

-Aspetti!- urlo al bidello, che sta per chiudere i cancelli.

-Ma non ce l'hai un orologio? La prossina volta svegliati prima- mi risponde, infastidito.

Forse non gliel'hanno mai detto che il lunedì mattina non è il momento ideale per rispondere male ad un adolescente.

-Che idea, davvero, perché non ci ho pensato prima?- rispondo acida, mentre l'uomo mi fa passare per poi chiudere il cancello alle mie spalle.

-E porta rispetto, ragazzina-

Ci mancava solo il bidello rompipalle.

Non ho neanche voglia di starlo a sentire, devo correre nell'aula di fisica prima che sia troppo tardi.

Salgo in fretta le scale, raggiungo la porta e, col fiatone, busso.

-Scusi del ritardo- inzio.

-Sisi, vatti a sedere. E sappi che questa è la prima e l'ultima volta che entri nella mia classe con un quarto d'ora di ritardo- il professore, più impaziente del solito, mi fulmina con lo sguardo.

Annuisco e mi dirigo verso di Jhon, ormai ho rinunciato all'idea di trovare un'altro posto libero.

Oggi non ho le forze nemmeno per odiarlo, nonostante sia uno stronzo presuntuoso, sento che oggi non dovrei.

Don't leave me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora