Cap.3

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Cosa avrei dovuto dire?

Come sarei uscito da quella situazione?

Non sapevo cosa fare e per questo iniziai a sparare parole e frasi totalmente a caso senza nemmeno rendermene conto.

Il suo sguardo mi metteva pressione, mi sentivo giudicato, come sotto interrogatorio.

Derek non è un fesso e non si sarebbe mai fatto infinocchiare da una scusa come "stavo facendo un giro".

La mia paura più grande era che lui potesse scoprirmi, sarei passato per un traditore, un falso.

L'ansia si faceva sentire e capivo che lui lo sentiva, il suo olfatto percepiva il mio nervosismo ed è probabilmente per questo motivo che mi sbatté alla parete tenendomi per il bavero della giacca.

"Oggi tutti mi vogliono sbattere al muro!!"

Derek<Dove sei stato Stiles?>
Un ringhio uscì dalla sua gola ma io non lo degnai di alcuna risposta

< Non te lo ripeterò più, dove sei stato?>

Come si permetteva di pretendere che glie lo dicessi? Come  si permetteva dopo tutto quello che mi ha detto e fatto di voler sapere dove andassi e con chi?

Con questi pensieri nella mente mi decisi che era ora di finirla di farmi sempre mettere i piedi in testa; solo perché ero umano, secondo loro, potevano fare tutto ciò che gli pareva? Si sbagliavano di grosso

Spintonai con forza Derek facendolo barcollare indietro con un espressione sorpresa sul volto non aspettandosi né la reazione né la forza con cui l'avevo allontanato

Stiles< Fuori da casa mia, ora!>

Lui incrociò le braccia al petto alzando un sopracciglio rimanendo sempre nello stesso punto

< Da quando sei così spavaldo?>

Potei chiaramente sentire gli occhi pizzicare per qualche attimo ma mi sforzai di mantenere la calma il più possibile, ero stato avvisato del problema "umore nero"

Stiles <Nessuno ti ha dato il diritto di fare come ti pare in casa mia e se io non ho intenzione di dirti qualcosa è perché non sono affari tuoi. Ora sei pregato di andartene dalla mia casa >

Gli parlai con una freddezza che non sapevo di avere ma a quanto pare aveva disorientato parecchio il lupo che mi guardava come se non avesse afferrato cosa gli avessi detto.

Ci vollero ancora diversi secondi prima che lui, riappropriandosi della sua orgogliosa compostezza, si dirigesse verso la finestra e aprirla.

Era già con una gamba fuori quando girò il viso per potermi vedere

< Per quel che vale, se vuoi........parlare con qualcuno che non è Scott.......per quanto la tua parlantina sia insopportabile, io ci sono >

Detto questo saltò giù dalla finestra senza darmi l'opportunità di rispondere.

La mattina dopo mi svegliai più attivo che mai e appena scesi giù vidi mio padre bere il suo caffè mattutino prima di andare al lavoro, così ne approfittai per scusarmi meglio per il ritardo della sera prima.

Quando arrivammo alle raccomandazioni, però feci una piccola scoperta.

<Devi stare attento, in questi giorni sono stati fatti dei ritrovamenti di persone uccise da un possibile serial killer intorno a questa zona e fino ad adesso nessuno è stato ancora in grado di sfuggirgli. Voglio che tu faccia attenzione>

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