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Peter stava uscendo da scuola quando il suo telefono squillò, era il numero di Steve.
"Pronto?"
"Ciao Peter, è un po' che non ci sentiamo"
"Steve, s-sono felice di sentirti. Come mai mi hai chiamato? "
"Io, Sam e Bucky resteremo a New York fino a domani. Ti va di fare un giro con noi?"
"Assolutamente si" disse lui entusiasto.
"Dove siete?" Disse mentre scendeva la scalinata.
"Alla tua sinistra"
Peter girò lo sguardo e vide tre uomini vicino a una berlina nera. Quello più alto gli fece un cenno e lui lo raggiunse.

Per pranzo, Peter li portò in un posticiono dove andava spesso dopo la scuola con Ned, dove facevano dei panini e dei tacos buonissimi. Per un po' parlarono del più e del meno, come stavano andando le cose alla base e come stava andando Peter con la scuola. Lui chiamò zia May per dirle che non tornava a casa da scuola e lei, che aveva scoperto la sua identità da supereroe, iniziò ad agitarsi, ma quando lui le disse che era con Steve, lei si calmò.
"Ha detto che siete invitati a cena" disse Peter rimettendo il telefono in tasca.
"Ho saputo che tua zia cucina bene" disse Sam.
"Si, hai ragione" e tutti si misero a ridere.

Appena finirono il pranzo, andarono a Central Park per fare un passeggiata. Sam e Bucky erano più silenziosi del solito, ma per una buona ragione; stavano ragionando sul da farsi. C'erano davvero tanti rischi, uno dei tanti è che Sam venisse riconosciuto o che per caso, andando in giro per prendere da mangiare, Bucky venisse arrestato senza motivo; poi tre mesi potevano sembrare poco ma in quel momento sembravano come anni per loro.
"Come mai non parlano?" Chiese Peter a Steve.
Loro stavano camminando un po' più avanti di loro e qualsiasi domanda che gli facevano, rispondevano, senza seguire il discorso.
"Il vice presidente gli ha chiesto di fare una missione sotto copertura per qualche mese e ci stanno pensando"
"Dove li vuole mandare?"
"In Russia"
"Wow. È molto lontana da qui. Capisco perché ci stanno pensando"

"Tu cosa ne pensi?"
Bucky alzò la testa e guardò Sam.
"Ci sono tanti rischi. Potresti essere scoperto"
"Probabilmente mi metteranno una protesi facciale o qualcosa del genere per cambiare i lineamenti del volto"
"Dovrai anche imparare il russo"
"Credo che tu saresti un bravo insegnante"
Lui sorrise.
"Bucky, ho già fatto missioni del genere e non sono contrario a partecipare ma non posso farcela senza di te. Se tu non vuoi, ci tiriamo indietro"
"Non è che non voglio ma" e si fermò per guardarsi intorno; "ho appena ritrovato il posto a cui appartengo e ho trovato una famiglia con cui stare. Non voglio perdere quello che ho"
"E non lo farai, neanche io voglio perderla ma se quella base è una di quelle più importanti di tutte, sarà un enorme passo avanti se la distruggiamo; ma lascio a te la scelta"
"Per domani ti darò una risposta chiara, lo prometto"
"D'accordo" e gli sorrise.
"Ragazzi, che dite se prendiamo un gelato?"
I due si girarono verso Steve e quando Bucky vide il suo volto ridente, risplendere alla luce del sole, Bucky sorrise a sua volta.
"Si, direi che è un ottima idea" e si diressero verso un chiosco.

Passarono il pomeriggio in giro per la città e andarono perfino all'appartamento di Steve, visto che Peter e Sam insistevano per andarci. Nel mentre che lo visitavano, Steve e Bucky raccontavano delle situazioni imbarazzanti e ad un certo punto, Sam rideva così tanto da doversi aggrappare ad un mobile per non cadere. Sam e Bucky si erano lasciati le preoccuoazioni alle spalle per sfogarsi un po' con i loro amici. Le ore passarono veloci e loro andarono a casa di Peter per la cena; fu squisita e May fu molto gentile con loro. Se ne andarono poco dopo la mezzanotte e arrivarano all'appartamento che usavano per le emergenze.
"Sicuro di non voler dormire sul letto?"
"No Sam, vai a dormire. Nei hai bisogno" e Sam chiuse la porta della sua camera da letto.
"Metti sempre gli altri al primo posto" disse Bucky appoggiando la testa alla sua schiena e abbracciandolo.
"Lo sai che sono fatto così" disse prendendogli le mani e sorridendo.
"Non hai qualche suggerimento da darmi"
"Non credo"
"Se potessi scegliere se mandarmi o lasciarmi qui, cosa faresti?"
"Vorrei che tu restassi, ma sarebbe da egoisti"
"Non è da egoisti volere la persona che ami al sicuro" disse lui con un tono di tristezza.
Steve si girò, appoggiandosi al divano e Bucky si avvicinò.
"Non so proprio cosa decidere, Stevie"
"Dormire ti aiuterà a decidere" e Steve, dopo averlo baciato, lo accompagnò nell'ultima stanza da letto rimasta.
"Tu dove dormirai?" Chiese Buck mentre si infilava sotto le coperte.
"C'è sempre il divano"
"Potrei sempre farti un po' spazio"
"È un letto singolo, non potresti neanche volendo"
"Mi appittisco contro il muro"
Steve ridacchiò.
"Il divano andrà bene"
"Il divano è troppo lontano" disse lui sorridendo.
"Lascierò la porta aperta per te, okay?"
"Così va bene"
Lui si sedette per terra vicino a lui e Bucky gli prese la mano.
"Qualsiasi cosa tu decida, io sarò con te. D'accordo?"
Lui annuì con la faccia appoggiata al cuscino.
"Un sorriso prima che vada a dormire?"
Bucky lo fece e poi Steve lo baciò.
"Sei bellissimo quando sorridi" e Steve uscì dalla stanza.
Bucky lo guardò e chiuse gli occhi solo quando lo vide stendersi sul divano. Durante la notte, Bucky si svegliò dopo aver fatto un sogno, che a malapena si ricordava ma aveva capito perfettamente quello che doveva fare.
Farò quello che è giusto, la cosa che renderebbe più felici tutti; non voglio che le persone a cui tengo soffrano a causa mia.

"Quindi che cosa avete deciso?" Chiese il vice presidente per l'ultima volta.
"Accettiamo la missione" disse Bucky deciso.
"Fantastico, sapevo di poter contare sul vostro sostegno-" lui continuò a parlare e Bucky guardò per un attimo Sam e Steve e vide che gli sorridevano. Era la cosa migliore per tutti.
"Tutte le informazioni che dovete sapere vi verranno mandate via email. Ci vediamo domani mattina all'areoporto"
"A domani" disse Sam e uscirono.

Dopo essere tornati a casa, verso l'ora di pranzo, Steve e Bucky passarono il pomeriggio vicino al lago, fino a quando non sbucarono le stelle.
"Sono bellissime" disse Buck.
Entrambi erano distesi sull'erba e fissavano il cielo stellato.
"Mi ricordo tutte le volte che sei entrato da me nel mezzo della notte solo per vederle insieme a me" disse Steve guardando verso l'alto.
"Ne era valsa la pena almeno"
"Già" e calò il silenzio.
"Sai perché te le facevo sempre vedere?"
"Perché ti piace lo spazio"
"Si ma anche perché mi ricordavano i tuoi occhi. Mi piacciono come brillano quando mi guardi" e lui arrossì.
"I miei occhi riflettono solo la luce della tua anima" e Bucky arrossì ancora di più.
"Sei troppo dolce, non me lo merito. Ho fatto la scelta sbagliata"
"Avremmo fatto tutti la tua scelta, e tu ti meriti tutto l'amore del mondo" gli disse appoggiando la testa sulle sue gambe, visto che Bucky si era seduto.
"A me basta solo il tuo" e lo baciò, piegandosi leggermente.
"Steve. Mi perderò il tuo compleanno"
"È uno come tanti altri"
"Il tuo primo compleanno di nuovo insieme, doveva essere qualcosa di speciale"
"Non abbiamo festeggiato neanche il tuo"
"Si ma una settimana dopo sono tornato da te, quella è stata come una festa di compleanno per me"
"Faremo un festa quando tornerai se è quello che vuoi. Ora andiamo o gli altri si chiederanno dove siamo"

"Il volo 7432 direzione Mosca è in partenza, presentarsi alla postazione di imbarco" disse una voce meccanica dentro all'aereoporto.
Steve, Sam, Nat e Bucky si avvicinarono alla postazione.
Ci fu un piccolo momento per gli abbracci e quello tra Steve e Bucky durò più a lungo, come doveva essere. Sarebbero passati tre mesi prima di rivedersi e nessuno dei due voleva staccarsi.
Fecero qualche passo indietro e si guardarono.
"Non fare niente di stupido mentre sono via"
"Come potrei? Porti tutta la stupidità con te"
"Mi mancherai"
"Andrà tutto bene, Buck"
E prima che le lacrime potessero scendere sulle sue guance, Bucky si dileguò seguito da Sam.
Nat mise una mano dietro alla schiena di Steve e consolò un pochino.
"Ora andiamo a casa, gli altri ci aspettano"



grenade 💥 [stucky]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora