Ovvero, ma che cos'è questa storia?
Nonostante abbia dell'assurdo veder spuntare come un fungo tra storie fantasy e di fantascienza questa... questa cosa, è ancora Rebecca che vi parla.
Scrivere Milquetoast è stato un lavoraccio, lo ammetto a mani basse, ma avevo bisogno di staccarmi e provare a lavorare su qualcosa di diverso dal solito, tentando anche di affinare alcuni aspetti del mio stile. Da qui l'iniziare a scrivere in un contesto a me noto, qualcosa in cui vivo, così da non dover star dietro al worldbuilding e a tutto quello che comporta; è stato naturale rivolgermi Milano, la mia Milano – se siete in cerca del mondo patinato dei Navigli, di Brera o dell'area C in generale, non posso che invitarvi a cercare qualcosa di diverso –, e creare una protagonista della mia età, con un carattere compatibile sotto certi aspetti al mio – errore gravissimo, come ho avuto modo di constatare ogni volta che mi veniva da piangere o urlare di rabbia mentre tentavo di concludere un nuovo capitolo ricco di turbe mentali.
Viste le ingenue premesse, comunque, doveva essere semplice, un lavoro da poter ascrivere sotto la simpatica etichetta di commedia romantica, qualcosa su cui lavorare per poter staccare dalla realtà e rilassarsi.
Inutile dirsi che è andata in tutt'altro modo.
Ho iniziato a stendere il prologo a giugno 2018, inseguendo un'idea che mi era venuta mentre tornavo a casa in tram. Sembrerà assurdo, ma mi è bastato notare quanto gli alberi in Porta Venezia fossero grandi per iniziare a collegare tanti piccoli int sparsi nella mia testa e ritrovarmi davanti agli occhi, nell'arco di pochi secondi, tutta la trama; le prime battute, pur di non perdere l'idea, le ho scritte direttamente sul cellulare, seduta sul marciapiede vicino alla fermata della 42 in Centrale – esperienza che ha confermato quanto odi lavorare su quel coso.
Il nucleo originale si è perso abbastanza nel corso della stesura – ma che carina, volevi scrivere una storia rosa e allegra? Toh, tieni un camion di angst da infilarci dentro! –, ma in compenso sono riuscita a mouvermi fuori dai miei classici schemi, andando a proporvi qualcosa che, nonostante non mi convinca al mille per mille, non mi fa neanche così schifo. Tanto per citarmi dagli appunti presi mentre la sistemavo, "non è così torrida come ricordavo".
C'è ancora tanto lavoro da fare, visto che, in fondo, questa è una sorta di seconda stesura, però ci sta – giusto per usare un po' dello slang che troverete tra le righe.
Detto questo, quindi, un po' di appunti utili a voi lettori.
A meno di problemi, la storia verrà aggiornata una volta a settimana (per il momento propendo per il lunedì, ma potrebbero esserci variazioni); seguendo questo ritmo, dovrei finire di postarla attorno a Febbraio o a Marzo, visto che, comunque, non è lunga. Anche i capitoli sono stati studiati per essere brevi, proprio perché l'idea di base era di muovermi su qualcosa di semplice.
Passando oltre, non abbiate paura a commentare per dirmi che ne pensate! Sono spesso lenta a rispondere, ma adoro avere a che fare con opinioni diverse dalle mie o da quelle dei amici, soprattutto davanti a un lavoro come questo, che è diventato un salto nel vuoto ancora più spaventoso di quanto fosse Hydrus. Almeno là mi muovevo su un terreno noto.
Non mi resta quindi che augurarvi una buona lettura, nella speranza di non aver creato un pasticcio dei peggiori.
Rebecca
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Milquetoast
General Fiction"Naturas expelles furca" recita un verso di Orazio. "Potrai scacciare la natura con la forca." Iole, purtroppo, sa bene che in queste poche parole si può riassumere tutta la sua vita: sempre la stessa ansia di vivere o di lasciarsi morire, sempre le...