02. La festa (I)

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Proemio - Dutch Nazari

Se c'era una cosa che Iole non sopportava erano i momenti in cui le sue azioni aderivano ai vecchi cliché della tipica ragazza in ansia prima di un appuntamento

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Se c'era una cosa che Iole non sopportava erano i momenti in cui le sue azioni aderivano ai vecchi cliché della tipica ragazza in ansia prima di un appuntamento.

Non che ne avesse avuti tanti, ma le due o tre volte che le era capitato di uscire con qualcuno aveva passato almeno mezz'ora in piedi davanti alle ante spalancate dell'armadio, scrutando ogni paio di jeans e magliette possedute con aria assorta nel disperato tentativo di capire cosa indossare; il tutto si era sempre risolto con lei che afferrava qualcosa, lo provava e iniziava a truccarsi nel tentativo di nascondere i segni lasciati sul volto dall'acne con strati di fondotinta e correttore, per poi finire a cambiarsi altre dieci volte, rimpiangendo il fatto che avesse avuto una mano fin troppo pesante nello stendere il pastone che le copriva la faccia.

Quel sabato, però, era stata al suo fianco per tutto il pomeriggio Noemi, compagna di università e amica, che si era autoinvitata a casa sua nel momento stesso in cui aveva sentito la parola festa.

"Così ti do una mano, no?" le aveva detto quando Iole, borbottando, le aveva domandato per quale motivo fosse venuta. "Oltretutto, potrei anche riuscire a convincerti a infilare una gonna" aveva poi aggiunto, dirigendosi a passo di marcia verso la camera dell'amica, salutando nel mentre la sorella e la madre di questa, sdraiate sul divano in salotto a guardare la televisione.

Iole non aveva potuto far altro che seguirla continuando a sbuffare, anche se dentro di sé era grata dell'aiuto e del sostegno che le avrebbe dato. Nonostante non volesse ammetterlo, non sarebbe mai riuscita a sopportare le ore prima della festa da sola, divorata dall'ansia e dai ripensamenti, con l'unico desiderio si sentirsi almeno per una volta normale. Solo l'amica sarebbe stata in grado di distrarla, portandola a chiacchierare del più e del meno e dandole consigli.

"Così sei una figa da paura."

La ragazza si voltò verso Noemi, sdraiata sul letto a pancia in giù, il volto sottile appoggiato sulle mani e gli occhi scuri, contornati da pesanti ciglia lunghe e nere, che la osservavano con aria estasiata.

"Mah" borbottò Iole, appoggiando le mani sui fianchi e continuando a osservarsi allo specchio a parete vicino all'armadio bianco, le ante e i vari cassetti aperti che sembravano occhi intenti a scrutarla. Alla fine, dopo un lunghissimo dibattito, non era riuscita a evitare la gonna, nera e che le arrivava a metà coscia, accompagnata da una maglia verde marcio, morbida e dalle maniche lunghe; un paio di calze nere a rete con degli inserti floreali le fasciavano le lunghe gambe, completando il tutto. Nell'insieme non era male, e le calzamaglia erano meravigliose, ma le sembrava... troppo. Decisamente troppo per una semplice festa.

"Non posso mettermi un paio di jeans e chiuderla qui?" chiese, voltandosi verso Noemi che, invece, scosse la testa con decisione, i riccioli castani che ondeggiarono in seguito a quel movimento.

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