00. Epilogo

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Resistenza - Fulminacci

"Ma ti eri mai accorta che il mare potesse essere così azzurro?"

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"Ma ti eri mai accorta che il mare potesse essere così azzurro?"

Un sussurro improvviso nell'orecchio, il cuore che le corse in gola nel riconoscere quella voce e il caldo umido delle sette e mezza di sera di colpo più soffocante.

Iole si voltò, abbandonando a se stessa la distesa marina che si era fermata a osservare mentre tornava dalla spiaggia, in un ultimo momento di torpore dopo una lunga giornata passata ad alternare le ore a nuotare o a leggere stesa sulla sabbia. Quando la figura di Marco comparve davanti a lei, i capelli umidi e scompigliati, un telo da mare buttato a coprirgli le spalle e uno zaino nero a pendere sul suo fianco, non riuscì a trattenersi dal pensare di essere precipitata di colpo in un sogno. Nemmeno nelle sue fantasie più assurde e contorte sarebbe mai riuscita a immaginare di vederlo lì, nella stessa cittadina ligure frequentata da lei e la sua famiglia ormai da anni, sul lungomare che aveva calcato infinite volte, nell'ora indefinita tra il tardo pomeriggio e il crepuscolo, quando l'acqua assumeva le sfumature di un azzurro ferroso e il cielo con le prime tinte rosa si rifletteva nelle increspature delle onde.

"Su, non fare quella faccia così sorpresa" scherzò lui, allungandosi per abbracciarla.

Iole, stretta tra le sue braccia, con la mente che ancora sbandava alla ricerca della giusta direzione da seguire, mormorò un "Ciao" poco convinto.

Marco si mise a ridere, staccandosi e tornando a osservarla. "Ciao anche a te" le disse, aprendosi in un sorriso sghembo e inclinando la testa. "Sorpresa a parte, come stai?"

"Bene" balbettò lei, scuotendo la testa per snebbiarsi i pensieri. "Bene. Stavo tornando a casa" aggiunse, indicando la piccola via fiancheggiata da palme che si apriva dall'altro lato della strada. "Ma... tu che ci fai qui?"

Marco scrollò le spalle. "Sono in vacanza con i miei amici. Tu?"

"Idem" rispose lei. Imbarazzata, spostò dietro l'orecchio una ciocca scivolatale davanti agli occhi. "Cioè, più o meno."

"Mi piace questo più o meno" replicò il ragazzo sogghignando. "Me lo vuoi spiegare mentre ti accompagno a casa?"

Iole annuì e si incamminò, ancora troppo sorpresa per parlare; la testa continuava a ripetersi quanto fosse assurdo il fatto che lui fosse lì, nel piccolo porto sicuro dove, per anni, si era cullata nell'illusione che nulla di ciò che accadeva a Milano potesse raggiungerla. Quel collidere improvviso tra fantasia e realtà aveva un che di spiazzante, capace di farle perdere la rotta in un secondo.

"Allora?" la incalzò lui dopo una manciata di secondi di silenzio, dandole un pizzicotto sulla pelle del fianco lasciata esposta dalla canotta. "Non mi dici niente?"

La ragazza scosse la testa, inspirando a pieni polmoni prima di iniziare a parlare e tenendo lo sguardo puntato o sulle ciabatte con cui calpestava l'asfalto, il cui rumore umido aveva un che di rassicurante, o verso il fondo della via, dove intravedeva il condominio dove soggiornava. "Fino a ieri ero qua con i miei, ma stamattina sono partiti e domani arriva Noemi."

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