04. Gelato e film

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Solletico - Rkomi (feat. Tedua)

C'era una canzone molto stupida che, nel corso dell'estate precedente, era entrata in testa a Iole senza più darle pace a causa del ritornello accattivante; poi, come spesso succede, l'aveva liberata della sua presenza, perdendosi nei meandri dei ...

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C'era una canzone molto stupida che, nel corso dell'estate precedente, era entrata in testa a Iole senza più darle pace a causa del ritornello accattivante; poi, come spesso succede, l'aveva liberata della sua presenza, perdendosi nei meandri dei pensieri della ragazza e scomparendo per i mesi successivi. Ma la mente, si sa, fa associazioni strane, spesso improvvise, andando a legarsi a frammenti di memoria vecchi anche di anni nel momento in cui trova un piccolo appiglio per ricollegarcisi.

Forse era proprio per questo che Iole, ferma davanti al semaforo rosso, con Noemi da un lato a parlare con la madre al telefono e un gruppo di studenti intenti a chiacchierare tra loro dall'altro, si ripeteva un'unica frase, frammento di un brano ben più lungo.

"Esco d'estate, fa caldo caldissimo, pratico ansia a livello agonistico. Dico bene ma, se mi chiedi..."

"Come va?"

Iole si voltò verso l'amica, che nel mentre aveva attaccato la cornetta e si era fermata a osservarla con occhio critico, sondandola nel tentativo di capire quale fosse il problema che la faceva vagare per strada con lo sguardo perso nel vuoto. La ragazza non si stupì della risposta che sfuggì dalle sue labbra, il semaforo ora verde a invitarle a procedere.

"Bene, ma non benissimo."

Noemi alzò gli occhi al cielo, inspirando profondamente.

"Allora..." disse, passandosi una mano tra i capelli ricci e schivando un pedone distratto che stava per andarle addosso. "Parti già malissimo."

"Ma dai" borbottò Iole sbuffando, il grumo d'ansia fermo in gola che le rendeva la voce fioca. "Non posso essere in ansia?"

"Se l'ansia è tale da consumarti il dito, allora no."

Iole buttò un'occhiata alla sua mano destra, l'anello che portava al medio, un nodo d'argento, che continuava a ruotare in senso antiorario grazie a un semplice gesto del pollice, senza mai fermarsi. Inarcando le sopracciglia, allontanò il dito con uno scatto, per poi infilarlo in un passante dei jeans.

"È che..." mormorò, il respiro che faticava a uscire. "È che non... è che temo di finire per dire solo cazzate, di sembrare solo una stupida o di bloccarmi e non parlare più... non ce la posso fare."

Noemi rimase per un attimo in silenzio, svoltando a destra nel cortile del Politecnico e perdendosi a guardare i vari studenti che si trascinavano da un edificio all'altro, senza mai fermarsi, languendo sotto il sole che batteva sulle loro teste. Faceva già troppo caldo.

"Non pensarla in questo modo" disse alla fine, prendendo Iole a braccetto e avvicinandosi al suo orecchio, finendo per solleticarle la guancia coi suoi ricci. "Non concentrarti su Marco e non pensare a ciò che farai o dirai... pensa di stare per uscire con i tuoi altri amici."

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