06. Cuore spezzato

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Runaway - Lil Peep

Martedì Noemi non si era presentata a lezione

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Martedì Noemi non si era presentata a lezione.

Iole aveva aspettato paziente, tenendole un posto fino a quando, all'arrivo del professore, non aveva potuto far altro che cederlo a uno dei tanti ragazzi rimasti in piedi o seduti per terra. Appena tornata a casa aveva pensato di chiamarla, ma le sue dita si erano rifiutate di comporre il numero di telefono dell'amica, in quanto il pensiero che l'altra avesse bisogno di trascorrere un po' di tempo da sola l'aveva fatta prima tentennare e poi desistere. In fondo alla sua anima, oltretutto, sperava che Noemi tornasse in università il giorno seguente.

Mercoledì mattina, però, era stata costretta a rivivere la stessa scena.

Iole aveva fatto fatica a seguire lo svolgersi delle lezioni, la testa troppo presa a cercare di capire come mai Noemi avesse deciso di non venire neanche quel giorno. Una parte di lei le aveva sussurrato tra i pensieri che l'amica si stava comportando così solo per evitarla, ma Iole aveva cacciato via quella voce maliziosa con forza, sfruttando la matita che trascriveva spiegazioni incomprensibili in un groviglio unico come sfogo per la sua frustrazione; la punta rotta più volte non aveva ringraziato.

"Almeno mi risponderà al telefono" era stato quindi il suo pensiero. Si era decisa a muovere un timido passo avanti, ma le sue speranze erano state deluse ancora una volta, schiacciate dalla fredda voce della segreteria telefonica che, senza alcuna pietà, le aveva sbattuto una metaforica porta in faccia.

Aveva alternato il giorno successivo tra ulteriori chiamate e preghiere silenziose, la preoccupazione che ormai faceva da padrona nella sua testa, dipingendo scenari terribili che le stringevano il cuore e le toglievano il fiato – storie in cui lei e Noemi finivano per non parlarsi più, o in cui litigavano fino a sbranarsi a vicenda, chiudendo un'amicizia che Iole aveva sempre coccolato come inossidabile. Solo a tarda sera aveva stabilito che la strategia dell'assillo avrebbe finito per logorare lei stessa più di Noemi e, quindi, aveva preso l'unica decisione possibile: venerdì, dopo aver trascorso la mattina in università, sarebbe andata a casa dell'amica, cercando un confronto a faccia aperta che la spaventava più di quanto volesse ammettere. Ma non aveva altra scelta.

"Pensa positivo" si disse, comprimendo nello zaino i libri e gli appunti fotocopiati della settimana. "Sii positiva, almeno per una volta."

Si alzò in piedi, lanciando un veloce sguardo all'aula ormai quasi vuota, per poi prendere un profondo respiro e avventurarsi all'esterno, le cuffie subito nelle orecchie per staccarsi dalla realtà e cercare di placare l'ansia che le dilaniava l'anima. Il percorso che la divideva a casa della sua amica non era affatto lungo, poche fermate della metropolitana e una manciata di passi a piedi, ma in quel frangente le parve infinito, con gli sguardi che sentiva correrle addosso uniti al respiro spezzato e ai piedi che inciampavano in se stessi, portandola ad arrossire e a desiderare di poter sparire in un unico schiocco di dita. Quando alla fine arrivò davanti al portone del palazzo in Porta Venezia, il rumore del traffico in soffondo a ricordarle che attorno a lei la vita continuava a scorrere, le parve per un attimo di essere giunta alle porte del Paradiso, con la strada vuota che accoglieva solo la sua persona e le permetteva di riprendere fiato.

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