Dream - Imagine Dragons
Stesso portone di più di due settimane prima, stessa sensazione di ansia che le impediva di respirare e le faceva tremare le mani al pensiero di ciò che sarebbe successo di lì a poco.
Stessa paura di veder ancora una volta rifiutato il suo aiuto e il suo amore.
Ma diversa attitudine.
Ingoiando un grumo di saliva, suonò al citofono, il cognome Locatelli vergato vicino al pulsante, scacciando con quel gesto deciso ogni pensiero negativo che le cingeva la testa. Sarebbe andato tutto in modo diverso, ne era certa.
"Pronto? Chi è?"
La voce della madre di Noemi uscì distorta dall'apparecchio, apparendo simile al gracchiare di una cornacchia, e la costrinse ad avvicinarsi al microfono per rispondere, il tono calmo.
"Sono Iole" disse, leccandosi le labbra. "Puoi dire a Noemi di scendere, per favore?"
"Dammi dieci minuti."
La ragazza rimase sul marciapiede, facendo oscillare la gamba destra avanti e indietro, la suola della scarpa che scricchiolava a contatto con l'asfalto e la quiete della via secondaria che, di tanto in tanto, era rotta dal lontano rumore dei tram che scivolavano sui binari o dal correre delle automobili sul pavé. Inspirò profondamente e alzò gli occhi verso il cielo, uno spiraglio di un azzurro terso tra i palazzi che cingevano la strada, ritrovandosi a canticchiare a mezza voce un motivetto entratole in testa mentre aspettava alla fermata dell'autobus, senza riuscire a riconoscerlo o a ricordarsi dove l'avesse sentito.
Quando infine il portone di legno cigolò sui cardini, rivelando dietro di sé la figura di Noemi coperta da una tuta da ginnastica e con i capelli ricci lasciati liberi di incresparsi in onde infinte, la voce le morì in gola e la gamba rimase sollevata a mezz'aria.
"Ciao" mormorò l'amica, mettendo piede in strada con fare timido per poi puntare gli occhi sulle sneakers consumate che indossava, un pugno verde fosforescente sul grigio dell'asfalto.
"Ciao" rispose Iole, la voce che quasi le mancò, tremando dall'emozione pure in quelle sole quattro lettere. "Come stai?"
"Lunga storia." Noemi scrollò la testa, facendo intravedere un sorriso triste. "Tu? Mia madre mi ha detto che ieri sera hai passato un'ora intera al telefono a supplicarla di convincermi a parlarti."
"Infatti io ho tempo, se vuoi" disse Iole avvicinandosi all'altra, il desiderio di abbracciarla che la muoveva. "Ti va di andare al parco?"
Noemi annuì. Senza perdersi in parole inutili, si diressero entrambe verso i Giardini di Porta Venezia, i vari bar aperti anche di domenica mattina pieni di persone ferme a far colazione, perse in un cicaleccio infinito che si confondeva con il brusio delle macchine che iniziavano ad affollare Corso Buenos Aires, scandendo l'inizio di un'altra frenetica giornata. Era strano come tutto il rumore che le accompagnava sembrasse lontano e soffocato, qualcosa di esterno alla bolla di silenzio in cui si muovevano, camminando a passo svelto sulle strisce pedonali e schivando corridori domenicali che tornavano a casa, il volto sfatto e nervoso di chi si costringeva a far qualcosa che odiava.
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Milquetoast
General Fiction"Naturas expelles furca" recita un verso di Orazio. "Potrai scacciare la natura con la forca." Iole, purtroppo, sa bene che in queste poche parole si può riassumere tutta la sua vita: sempre la stessa ansia di vivere o di lasciarsi morire, sempre le...