15. Tre passi

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I Feel Like I'm Drowning - Two Feet

I Feel Like I'm Drowning - Two Feet

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Azzurro pastello.

Nonostante si fosse trovata ben più di una volta nella camera di Noemi, non si era mai accorta che il soffitto fosse di quel colore così tenue, messo in evidenza dalle sottili lame di luce che filtravano dalle persiane chiuse. Era strano a notarsi. Una piccola parte di sé, dedita alle riflessioni più assurde e inutili, pensava fosse quasi obbligatorio farli bianchi, così che i pensieri di un possibile sfortunato insonne si perdessero nel nulla.

Sospirò davanti a quell'idea senza senso, ricacciandola tra le sue compagne e rigirandosi sul materassino gonfiabile datole dall'amica per dormire. Con la luce che entrava in camera attraverso gli spiragli delle persiane a farle da compagna, rimase in silenzio ad aspettare che l'altra si svegliasse, cercando di non pensare a niente; voleva spegnere il cervello, lasciare che vagasse in un bianco asettico capace di stordirla, di cancellare dal suo cervello le ultime dodici ore o farla tornare indietro giusto il tempo necessario per scrivere a Lorenzo che no, proprio non aveva voglia di uscire. Meglio un'altra volta, no?

Eppure, nonostante tutti i suoi sforzi, appena chiudeva gli occhi rivedeva scorrere sul telo delle sue palpebre la rissa a cui aveva assistito, coi particolari più minuti in risalto: le vene in rilievo sul collo di Juri, per esempio, o come le nocche delle mani di Marco erano diventate subito sanguigne. Ma soprattutto c'era l'urlo di Juri, condito a tutto ciò che le aveva detto prima di bloccarla. Il ricordo non riusciva a lasciarla in pace, le fischiava nelle orecchie e le pungeva il cervello, soffocando e coprendo con la sua rabbia ogni altro pensiero. Troppo, tutto troppo.

"Sei sveglia?"

La voce di Noemi suonava ancora impastata dal sonno, lontana, ma era lo stesso un porto sicuro nel mare agitato e confuso in cui navigava al momento.

"Già da un'ora" rispose, mettendosi supina e con gli occhi socchiusi. "O forse anche di più" aggiunse, lasciandosi sfuggire un sospiro al ricordo della notte appena trascorsa a girarsi e rigirarsi, lato A e lato B di continuo, qualche improvviso blackout a farla crollare per minuti o forse ore intere senza che lei se ne accorgesse sul serio. La stanchezza non le si era scrollata di dosso come sabbia bagnata, tanto che si sentiva uno straccio, uno di quelli da buttare da quanto erano lisi e sporchi.

"E come stai?" le chiese Noemi, accompagnata dal frusciare delle lenzuola. "Rispetto a ieri sera, dico."

Iole sospirò davanti a una simile precisazione, prendendosi del tempo per trovare una risposta difficile da darsi. Da dove avrebbe dovuto iniziare? Dai sensi di colpa che le stringevano la gola? O dalle parole di Juri che la facevano ancora tremare? O forse ancora dal terrore provato davanti alla rabbia di Marco?

"Iole?" Noemi la provò a chiamare di nuovo, allungando una mano per sfiorarle la spalla.

"Non lo so" rispose di getto l'altra, passandosi le mani sul volto e spostandosi con uno scatto a quel tocco delicato. "Vorrei solo non averti tirato in una situazione del genere."

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