02. La festa (II)

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Proemio - Dutch Nazari

Iole, ogni volta che si trovava davanti a uno spettacolo simile, ringraziava il cielo di essere capace di reggere l'alcool

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Iole, ogni volta che si trovava davanti a uno spettacolo simile, ringraziava il cielo di essere capace di reggere l'alcool. Forse era stato a causa di suo nonno che, fin da quando ricordava, le versava sempre un dito di vino rosso nel bicchiere durante i pranzi domenicali, forse era solo lei che sapeva qual era il momento giusto per smettere, ma stava di fatto che nella sua breve vita non si era mai ubriacata. Al massimo era entrata nella sua versione un po' allegra, che la portava a saltellare scoordinata a ritmo di musica e a chiacchierare a ruota libera, se trovava qualcuno disposto ad ascoltarla.

"Mio Dio..." pensò entrando in salotto, le luci ancora soffuse e la musica che continuava ad andare, ora ben più alta di prima. Si sorprese del fatto di non essersene accorta mentre era in cucina.

Seguì Lorenzo in mezzo al gruppo di persone che si era affollato vicino a uno dei due divani di pelle bianca presenti nella stanza, tutti con lo sguardo puntato sul ragazzo che ondeggiava a torso nudo sopra i cuscini al ritmo di Y.M.C.A., una bottiglia di whiskey in una mano e la maglietta nell'altra. Pure la pancia prominente ondeggiava, il capo sudato di Giò alzato verso il soffitto e la bocca spalancata nell'atto di stonare i versi della canzone.

"Cazzo, non pensavo fosse conciato così male" sibilò Lorenzo, mentre l'amico iniziava a saltare facendo oscillare le mani da destra a sinistra, la testa che le seguiva in quel movimento.

"Ma che ha bevuto?" gridò Iole, continuando a guardare l'ubriaco con gli occhi spalancati. Una parte di sé avrebbe voluto iniziare a ridere, visto quanto trovava assurda la situazione, con quel ragazzo che cantava a squarciagola i Village People fregandosene del resto del mondo che, ai suoi piedi, ballava e si divertiva con lui, ma d'altro canto si rendeva conto che c'era ben poco da sghignazzare. Oltretutto, Giò continuava a portarsi la bottiglia alle labbra, tracannandola.

Lorenzo scrollò le spalle, borbottando un "Qualcosa che non doveva", e si fece largo tra gli altri nel tentativo di raggiungere l'amico.

"Dai, Giò!" urlò il ragazzo, mettendosi anche lui in piedi sul divano, le scarpe da ginnastica a lasciare segni sul bianco panna, e provando a fermare l'altro che, invece, gli diede una gomitata, costringendolo ad appoggiarsi al muro per non cadere.

Qualcuno tra le persone vicino a lei iniziò a fischiare, gridando al ragazzo di lasciar perdere e venire giù a godersi lo spettacolo.

"Su, non fate gli stronzi" urlò lui, provando di nuovo a bloccare l'amico. "E qualcuno vada a chiamare Marco, cazzo!"

Iole notò con la coda dell'occhio un paio di persone che si allontanavano, probabilmente per cercare il padrone di casa, mentre Lorenzo ordinava a un paio di ragazze di spegnere quella maledetta musica, l'amico che ora aveva iniziato a ballare sulle note di Disco Inferno.

"Ma dove sono finita?" pensò, tutti gli invitati alla festa che ormai si erano assiepati nel salotto, discutendo tra loro e ridendo a più non posso.

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