12. Essere forti

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Nervous - The Neighbourhood

È in questo modo che si rompe un'illusione

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È in questo modo che si rompe un'illusione.

Lacrime su lacrime, una tristezza infinita che le riempiva il cuore e rendeva grigie le giornate di una Milano al contrario piena di una vita impossibile da comprendere, di una gioia che le sfuggiva tra le dita come i granelli di polvere sospesi tra i raggi di luce.

Indossava delle maschere, sempre e ovunque, con Noemi e con i suoi genitori, davanti ai professori e alla sorella, sotto lo sguardo inquisitore di Lorenzo, sempre costretta a fingere che tutto andasse bene quando, invece, avrebbe solo desiderato rinchiudersi in camera per non uscirne mai più. E andassero al diavolo tutti gli sguardi congelati nelle stampe che non facevano altro che giudicarla, pesare ogni sua azione e sussurrarle che il mondo andava avanti e che non tutto si fermava davanti a un amore mai nato.

Ma non poteva farlo.

Iole se ne rendeva conto in ogni momento, il pensiero che doveva essere forte che la portava a serrare le lacrime in gola e a nascondere i singhiozzi tra le federe dei cuscini, il desiderio di aiutare Noemi, di essere un buon esempio per Iris e di rendere orgogliosi i suoi genitori che la costringeva ad alzare la testa e a fingere un sorriso che, nell'animo, veniva inghiottito dal ribollire nero della delusione.

Ma doveva essere forte.

Si ripeteva quelle parole come un mantra, le uniche capaci di rincorrersi e risollevarla anche quando rimaneva seduta in silenzio sui freddi sedili della metropolitana, l'aria condizionata a colpirle il collo e a congelare il puzzo di sudore nelle carrozze. Riempivano il silenzio creato dalla mancanza di musica, una nausea che la colpiva ogni volta che indossava le cuffie per costringersi ad ascoltare qualcosa, vano tentativo di scacciare, almeno per qualche minuto, i pensieri che le impedivano di dormire e di mangiare; la scusa di essersi messa a dieta per l'estate le evitava domande troppo scomode a cui non avrebbe potuto rispondere.

Doveva essere forte.

Anche il pretesto dei nuovi esami in avvicinamento era diventato necessario, l'unico modo per guadagnare almeno una bolla d'aria in cui respirare a pieni polmoni, la porta della camera chiusa per nascondere tutto il dolore che le toglieva il respiro. Sarebbe andata meglio, lo sapeva, le era già successo di star male, di non avere la forza di far nulla, ma quando la ruota avrebbe ripreso a girare?

Le sembrava impossibile riuscire ad andare avanti.

Eppure, ogni giorno si alzava e sopravviveva, sorprendendo se stessa con quella resistenza che non credeva di possedere, fonte inesauribile da cui attingeva in ogni minuto della giornata, la notte come unico attimo in cui si liberava di ogni difesa, pelle nuda e delicata divorata dal parassita della tristezza.

Sarebbe stata forte.

Bastava vedere la figura di Noemi, il cui volto si apriva in timidi sorrisi, lontane imago di ciò che erano stati, e la consapevolezza la costringeva a stringere i denti e ad andare avanti, le lunghe discussioni sull'università a tener loro impegnata la mente, così come i sussurri leggeri legati a pensieri che le stringevano il cuore e le parole che la portavano a vomitare frasi di conforto capaci, con sua incredibile sorpresa, di rincuorare l'amica. In quei momenti si sentiva meglio, il rendersi conto di essere di una qualche utilità che scacciava il ribollire della tristezza, mentre nuove consapevolezze la spingevano avanti e la sensazione che le cose stessero andando meglio la temprava ancor di più.

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