Nei treni la notte - Frah Quintale
Lorenzo non amava definirsi un codardo.
Di certo non era la persona più coraggiosa che conoscesse, però non pensava di essere un caso disperato: sapeva infatti farsi valere quand'era necessario, e fare coming out ai suoi familiari, i quali spesso esordivano con frasi del tipo "Per fortuna che c'è Salvini...", poteva essere considerato uno dei passi più difficili che avesse mai compiuto. Eppure, tenendo conto di ciò che aveva combinato, non riusciva a non guardare il suo riflesso con disprezzo ogni volta che si doveva fare la barba.
La scazzottata era stata l'inizio della fine.
Si era reso conto fin da subito che qualcosa non funzionasse più nel suo gruppo di amici, ma in un primo momento aveva deciso di non dare troppo peso alle occhiate torve che Mia riservava a Marco, così come di non fare caso al modo in cui ogni singola conversazione sembrava tornare sempre a Iole. All'improvviso, tutti avevano il suo nome sulle labbra e volevano conoscerla meglio, così da capire quale fosse stata la scintilla che aveva infiammato lui e Marco, portandoli a fare a pugni; in modo altrettanto fulmineo, però, Mia era diventata sempre più cupa e priva di parole.
Lorenzo poteva comprenderla, visto che sapeva perché avesse preso così male la situazione. Dopo solo qualche mese di conoscenza, infatti, la ragazza gli aveva raccontato di come la sua vita non fosse stata tanto idilliaca quanto potesse apparire: suo padre era uno di quegli uomini che sembrano pacati e incapaci di fare del male fino a quando qualcosa non li fa scattare. Una volta, dopo che lei aveva rovesciato e rotto una caraffa colma di spremuta, l'aveva picchiata con una cattiveria tale che la fede le aveva lasciato una piccola cicatrice sulla schiena, un'incisione proprio vicino all'osso sacro. Ci erano voluti anni per ottenere un'ordinanza restrittiva, e ce ne erano voluti altrettanti prima che Mia riuscisse ad aprirsi di nuovo a qualcuno.
Il teatro l'aveva aiutata molto, ma le era rimasta sottopelle una sensazione di sporcizia nei confronti del genere maschile, tanto che guardava alle relazioni con una certa dose di spavento - sarebbe bastato così poco per cadere nella trappola dell'infanzia.
Lorenzo aveva ascoltato le sue confessioni sentendosi all'improvviso insignificante e, la sera stessa, aveva chiamato i suoi genitori e aveva detto loro quanto li amasse e fosse felice che non avessero mai smesso di volergli bene. Forse l'avevano immaginato ubriaco, ma gli era importato poco.
In ogni caso, se doveva indicare quando lui e Mia erano diventati amici, non poteva che ritornare a quella lunga conversazione avuta davanti a due tazze di tè sempre più fredde. Da lì era nato tutto: non aveva abbandonato gli studi di architettura, nonostante i primi risultati universitari non proprio brillanti e il pessimo clima che respirava coi suoi coinquilini, e aveva avuto modo di conoscere gli altri amici della ragazza. Aveva conosciuto Marco.
Il fatto che si fosse preso una piccola sbandata per lui nei primi tempi lo faceva ancora ridere. Difficile non rimanere ammaliati dal modo in cui l'altro sembrava non capire proprio niente e tutto allo stesso tempo, in un insieme di ingenuità e malizia che l'aveva inebriato; oltretutto, era uno spettacolo per gli occhi non indifferente. Quando si era reso conto che l'altro, però, era solo e soltanto etero, aveva rinunciato a ogni proposito amoroso per accontentarsi di un'amicizia che, a dispetto di ogni prospettiva, era diventata sempre più importante per lui.
STAI LEGGENDO
Milquetoast
General Fiction"Naturas expelles furca" recita un verso di Orazio. "Potrai scacciare la natura con la forca." Iole, purtroppo, sa bene che in queste poche parole si può riassumere tutta la sua vita: sempre la stessa ansia di vivere o di lasciarsi morire, sempre le...