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La testa girava e doleva.
Un fastidio al collo gli fece portare una mano su di esso.
Avvertiva una strana sensazione e non riusciva a capire cosa fosse.
I suoi ultimi ricordi erano sfocati nella sua mente e si sentiva così arrabbiato.
Arrabbiato con Satana perché non gli aveva dato troppa fiducia e anche perché sentiva di essere cambiato.
Quella sete che sentiva ne era la prova definitiva.

Non si trovava all'Inferno, era nella sua misera camera e poteva avvertire la voce della sua finta madre parlare al telefono dalla cucina.
Aveva una strana voglia di andarle vicino e assaporare la sua anima, percepiva lo scorrere del sangue nelle vene della donna.
Aveva il desiderio di vederlo uscire dal suo corpo per lasciarla dissanguata e sentirne l'odore.
Voleva saziare quella instancabile sete di anime che avvertiva.
Nel profondo sentiva, però, che se l'avrebbe uccisa non sarebbe rimasto soddisfatto.
L'unica persona che voleva vedere morta in quel momento era Jisung.

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"Abbassa quella cazzo di musica! Non si riesce a sentire la mia voce se la base è alta"
Urlò esasperato Changbin dallo studio di registrazione.

Chan alzò le mani in segno di resa.
"Mi è scappato il dito e ho alzato il volume per sbaglio. Sorry bro"

Jisung, intanto, era seduto sulla sedia girevole e continuava a girare ininterrottamente.
Avrebbe avvertito sicuramente un capogiro appena si sarebbe fermato, ma poco importava al momento.

Nella sua mente giravano pensieri contrastanti.
Pensava alle cose avvenute alla casa degli Im ma soprattutto ai baci scambiati con Minho ma poi si ricordava di tutte quelle volte che aveva avvertito quell'aura malefica intorno all'altro ragazzo, e non faceva a meno di sentirsi oppresso da tutti quei pensieri.

"Jisung, avresti la cortesia di venir qui a registrare la tua parte? È da quando sei arrivato che giri su quella sedia"
Lo richiamò Chan con tono severo.

Jisung si fermò e puntò gli occhi sul suo amico scuotendo leggermente il capo.
"Scusate ragazzi ma oggi non sono in vena, non so nemmeno perché sono venuto qui.
Registrerò la mia parte domani sera.
Scusatemi ancora."
Senza aggiungere altro raccattò le sue poche cose ed uscì dallo studio in tutta fretta.

Appena fu in strada incominciò a piangere, era un pianto liberatorio ma pieno di dubbi e paure.
Minho.
Minho era la causa e si sentiva così stupido e insignificante.
Piangere per quello stupido ragazzo, patetico, si ripeteva in mente.

Con fretta si avviò a casa sua deviando per alcuni vicoli per fare prima.
Quando fu pochi metri dal portone scorse una figura in piedi davanti ad esso.
Non capiva bene chi fosse così si avvicinò tranquillamente, pensando fosse solo un condomine mai visto o nuovo.

Ma subito una brutta sensazione gli fece piantare i piedi per terra. Le gambe sembravano come pietrificate e la fronte incominciava a trapelarsi di goccioline.
Incominciò a sudar freddo perché aveva riconosciuto finalmente quella persona.

Minho si girò verso di lui e instaurò subito un contatto visivo.
Jisung schiuse leggermente le labbra e incominciò a respirare affannosamente.

Ma perché si sentiva così spaventato quella volta se in quelle precedenti non lo era?
La risposta era facile.
L'aura di Minho era pesante, nera e maligna.

Aveva paura, paura di lui e le sue azioni.
Ma quel viso e quegl'occhi magnetici lo facevano sembrar quasi normale.

Minho mosse i primi passi verso di lui, spedito e con un sorrisetto sulle labbra.

Appena gli fu abbastanza vicino posò una mano sulla sua guancia morbida e l'accarezzò.
"Non sei contento di vedermi Hannie?"

Avvicinò pericolosamente il suo viso nell'incavo del suo collo e ci stampò un delicato bacio, che prese alla sprovvista Jisung.

Incominciò a dargli divesi baci che lo costrettero ad inclinare la testa all'indietro.
"Ah-h, Minho fermo un secondo. Non voglio"
Disse Jisung cercando di spingerlo via con le mani.
In cambio ricevette un grugnito contrariato.

Minho piantò le sue mani sui fianchi di Han e li strinse fino a impiantaci le unghie. I suoi baci divennero rudi e dolorosi e questi fecero gemere di dolore Jisung.

All'improvviso però Minho sembrò calmarsi.
La stretta sui fianchi si affievolí e i baci smisero.
Staccò il viso dal suo collo e guardò negli occhi Jisung.

"Vorrei baciarti così tanto Hannie"

rega
ditemi se vi sta piacendo questa piega che ha preso la storia.
(scusate gli errori)

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