Alex dormì male. Era irrequieto e si sentiva agitato. La sveglia suonò proprio mentre, così ritenne, si addormentò. Fu un colpo sentirla quando trillò. La spense, consapevole che sarebbe stata una mattinata di speranza o di falsa speranza, anche se non era molto certo sul tipo di speranza.
Laura avrebbe desiderato essere al suo fianco l'indomani, dopo che Alex le spiegò come intendevano procedere in accordo con il brigadiere Paolo De Santis. Purtroppo, ma nello stesso tempo anche contenta di poterle essere di conforto, era impegnata con Marta per restarle accanto e farle compagnia. Anche lui avrebbe desiderato la compagnia di Laura, ma comprese la particolare condizione che la cugina stava affrontando e che, per questo, necessitava assolutamente della compagnia e del sostegno della famiglia.
Alex partì da casa alle sei meno un quarto. Era quasi certo che, quei due personaggi, non sarebbero partiti presto la mattina, ma non voleva correre rischi. A quell'ora non vi era traffico, le strade erano pressoché deserte. Arrivò all'incrocio dove avrebbe dovuto proseguire dritto per recarsi all'albergo, mentre svoltando a destra si entrava nell'area del cimitero. Era fermo al semaforo e stava riflettendo che tutta quella particolare situazione era sorta proprio in quel posto. Gli venne in mente la prima volta che aveva intravisto il signor X: era sotto il colonnato distratto o intento ad osservare qualcosa in direzione opposta a quella dell'uscita dove si stava recando insieme a nonno Michele. Chissà cosa stava osservando, si chiese. Scattò il verde. Forse furono i pensieri, o meglio il desiderio di dare risposta ai suoi dubbi, che lo portarono a svoltare verso il cimitero. Parcheggiò l'auto di fronte all'ingresso, scese, e, mentre si recava all'ingresso, gli venne il dubbio che, a quell'ora, il cancello d'ingresso potesse essere chiuso. Quando si avvicinò constatò che la sua deduzione era corretta, stava per tornare alla vettura quando si accorse, voltandosi, che la piccola porta di servizio, adiacente il cancello, era socchiusa.
Si avvicinò ad essa e la aprì, forse il custode stava facendo manutenzioni o pulizie. Controllò l'ora, erano quasi le sei di mattina, improbabile che lavorassero così presto, ma poteva darsi. Osservò l'interno, stava spuntando l'alba, ma non vi era sufficiente luce per scorgere il muro dalla parte opposta. L'intrepidezza manifestata per dare risposta ai suoi dubbi, svanì nell'esaminare l'interno del cimitero. Si distinguevano appena le sagome delle varie lapidi al centro dell'area oltre le colonne. Avvertì un brivido scorrergli lungo la schiena. Non fare lo stupido, si disse per prendere coraggio. Varcò il piccolo ingresso, lentamente. Se avesse avuto almeno una torcia, o se fosse venuto la sera prima, fu il suo pensiero. Si diresse sotto il colonnato destro dove il giorno precedente era fermo quell'individuo misterioso. Quando vi giunse i suoi occhi si erano abituati all'oscurità. Grazie anche all'alba che stava schiarendo riusciva a delineare i contorni più distintamente. Si appoggiò alla colonna nella stessa sua posizione. Diresse lo sguardo nella direzione che ricordò stava assumendo quando il giorno prima l'aveva notato. Decise di essere metodico. Partì dal punto più distante dalla sua postazione. Vide appena il colonnato opposto, man mano avvicinò lo sguardo lungo la linea retta immaginaria che lo avrebbe portato sino alla sua posizione, come se stesso compiendo una zumata con una videocamera. Mentre lo faceva riuscì a riconoscere il loculo dove era stato sepolto Mattias, riconobbe il cumulo di terra e l'area attorno. Stava per avvicinare lo sguardo, quando gli sorse un dubbio: e se stava osservando proprio il funerale di Mattias Neder? Da questa posizione, lo avrebbe osservato bene. Avrebbe potuto addirittura ascoltare il discorso del prete, se comprendeva l'italiano ovviamente. Se così fosse, allora era sicuramente implicato con il cugino di Laura. Ma come, si chiese. Per scrupolo continuò ad osservare sino alla sua posizione, fino ad abbassare lo sguardo dove sorgeva la colonna alla quale era appoggiato. La signora che aveva visto ieri? Si era quasi dimenticato di lei. No, non rientrava nella visuale del signor X, cercò di ricordare dove fosse ubicata, era a sinistra dalla sua posizione e questo confermò la sua ipotesi che X non la stava osservando, almeno apparentemente. Ma se in qualche modo vi fosse implicata? Ricordò che non la vide uscire dal cimitero, probabilmente era uscita quando stava passeggiando con Laura. Forse era salita nella loro vettura noleggiata. No, rifletté, impossibile, non l'aveva vista scendere, né al ristorante, né all'albergo. Probabilmente era un'altra coincidenza, che non entrava nel già intricato mosaico di tutta quella misteriosa situazione venutasi a creare.
Alex decise di percorre a piedi il tratto sino al loculo di Mattias, in linea retta, voleva anche verificare la tomba che, apparentemente, la signora era intenta a sistemare. Il percorso sotto il colonnato era rialzato di circa quaranta centimetri rispetto l'area al centro del cimitero. Appena scese dal gradone sentì, sotto la scarpa destra, di avere calpestato qualcosa che produsse un rumore di carta accartocciata. Sollevò il piede, si, era un pezzo di carta. Lo osservò chinandosi di poco e vi scorse l'immagine di un volto. Si chiese di chi fosse, e mentre se lo chiedeva la mano lo aveva già raccolto. Sorrise, era la seconda volta che, senza accorgersene, effettuava un'azione dettata dall'inconscio della curiosità. Gli procurò una strana sensazione raccogliere da terra un pezzo di carta tra l'altro in un cimitero, ma ormai lo aveva in mano. Solo suggestione, si convinse.
Svolse il foglio e lo stirò, per quel che poté, per visualizzare l'immagine impressa. L'occhio esperto gli fece capire immediatamente che si trattava di una fotografia impressa da una stampante laser a colori su carta comune. La stampa, nonostante i piegamenti, era di ottima qualità. Se non fosse stato per la carta poteva trattarsi di stampa fotografica, probabilmente l'apparecchio utilizzato era di alta tecnologia. Si concentrò sulla persona e gli venne un tuffo al cuore, per poco non gettò il foglio per terra e non emise un grido. Non era possibile, non poteva essere, esclamò. Osservò ancora la foto, sì invece, era proprio lui: quell'immagine ritraeva proprio Mattias! Sentì un brivido lungo la schiena e la pelle d'oca alle braccia. Cercò di essere razionale. Un'altra inspiegabile enigmatica coincidenza. Come era possibile che ci fosse una foto di Mattias al cimitero? Era possibile che qualcuno avesse smarrito la sua fotografia? Dubitava. Era stato l'ultimo assieme al nonno ad uscire dal cimitero e non ricordava che qualcuno fosse passato dal colonnato. Anche all'andata era improbabile che fossero passati da quella parte. No, no, era certo che avessero tutti percorso il sentiero centrale del cimitero che partiva direttamente dal cancello d'ingresso per seguire il corteo funebre. Anche fosse, che senso aveva abbandonare la foto? Dunque come era possibile che ci fosse quella fotografia? L'altra alternativa, ma si rendeva conto che forse era l'unica e la più logica, era che, quel pezzo di carta, appartenesse al signor X. L'altro dubbio, di cui però non poteva conoscere la risposta, era: chi rappresentava la foto? Mattias o il signor X?
Alex arrivò all'albergo dopo altri quaranta minuti. Si rese conto che aveva dedicato molto tempo al cimitero a formularsi domande di cui era impossibile, almeno per lui, conoscere la risposta. Aveva l'atroce dubbio che fossero già partiti dall'albergo ed invece constatò che la loro vettura noleggiata era ancora parcheggiata nella stessa ubicazione dove l'aveva vista il giorno precedente. Dopo la prima ora era già stufo di aspettare. L'attesa fu snervante, verso le nove ebbe il dubbio che non uscissero o che fossero usciti da un'altra porta di servizio. Voleva entrare a chiedere notizie, ma si rese conto che non gli avrebbero mai fornito informazioni sui clienti e, inoltre, non disponeva del loro nome. L'unica opzione era attendere pazientemente fin tanto che uscissero. Sperando che lo facessero.
Paolo si era fatto sentire poco dopo il suo arrivo al parcheggio dell'albergo. Gli chiese conferma se la loro vettura fosse ancora posteggiata. Alex gli diede risposta positiva. Paolo gli confermò che avrebbe predisposto i due blocchi stradale in attesa della conferma del modello della vettura da fermare per il controllo stradale. Attendeva solo la sua chiamata per indicargli la loro direzione e avvisare di conseguenza la pattuglia predisposta al fermo stradale. Verso le otto e un quarto, quando si risentirono, scherzosamente Paolo gli disse che il lavoro del detective consisteva, per la maggior parte del tempo, in lunghi e noiosi appostamenti. Alex era stanco, la notte insonne si stava cominciando a sentire, aiutata anche dal fatto che non aveva consumato la colazione quella mattina.
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Fenice: il Progetto
Ciencia FicciónFenice: il Progetto! È il mio primo libro di una serie di fantascienza incentrate sul Progetto Fenice. Narra le vicende di una famiglia sconvolta per la morte di un loro caro. Ma è realmente morto? Cosa vi è dietro? La scoperta del Progetto Fenice...