~ I.5º.3 ~ Martedì 22-10-2047 ore 10:55.

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Paolo aveva appena chiuso la comunicazione con Alex. Lo aveva appena informato della corrispondenza delle impronte fra Neder e Stiller. Rimase ad osservare il cellulare ripensando alla conversazione appena sostenuta con il suo amico. Lo aveva informato che, ancora una volta, aveva pedinato i due misteriosi signori. Era preoccupato, conosceva bene Alex: non lo riteneva capace di azioni estreme ed avventate, ma nemmeno di uno che si arrende tanto facilmente. L'aspetto che maggiormente destava la sua apprensione erano proprio i due ignoti personaggi. Se fossero stati pericolosi? La sicurezza di Alex sarebbe stata compromessa. Paolo aveva timore che il suo amico si cacciasse in un guaio dal quale sarebbe stato difficile uscirne. Scosse la testa guardando ancora il cellulare e prese la decisione.

"Salvatore? Vieni nel mio ufficio, per favore"

Sentì la voce provenire dall'altra stanza affermare: "Arrivo" e dopo una decina di secondi comparve sullo stipite della porta: "Dimmi pure Paolo"

"Prepara la vettura, andiamo all'aeroporto, ti aspetto all'ingresso della caserma"

"Ricevuto" e corse via per eseguire l'ordine.

Paolo rimase qualche secondo ad osservare l'uscio vuoto dove, poco prima vi era il suo fidato collega. Anche in questa occasione, aveva prontamente eseguito l'ordine, senza domande, senza chiedere spiegazioni. Ammirava sinceramente il vice Vitale Salvatore. Era ligio al suo dovere e lo eseguiva impeccabilmente.

Si alzò dalla sedia, cominciò a contare mentalmente, mentre si recava all'ingresso della caserma. Sapeva che, al sessantesimo secondo, lo avrebbe trovato esattamente pronto all'ingresso, con la porta passeggero già spalancata in attesa di partire di corsa. Aveva sbagliato, lo aveva anticipato. Al cinquantacinquesimo secondo lo vide spuntare dall'angolo e arrivare facendo stridere le gomme in frenata. Prima che la vettura si fermasse del tutto, lo vide che si sporgeva per sbloccare la porta per aprirgliela. Salì e mentre chiudeva la portiera, Salvatore, partì facendo sgommare ancora gli pneumatici.

Paolo, come sempre, lo informò delle sue intenzioni: "Alex li ha seguiti all'aeroporto, ho paura che possa accadergli qualcosa. Per questo preferisco andare di persona con te"

"Ho capito, mi sembra giusto"

"Sei riuscito ad avvisare il giornalista?"

"Affermativo. Mi dovrebbe richiamare..." sentì una vibrazione dal taschino della camicia e infilò l'auricolare all'orecchio destro del cellulare utilizzato esclusivamente con il giornalista. "Infatti eccolo, è proprio lui, scusa Paolo gli rispondo"

Paolo attese che terminasse la conversazione con il giornalista. Lo osservò guidare, era un esperto pilota. Aveva partecipato a diversi corsi di guida, con qualunque tipo di mezzo a quattro ruote, irrilevante che si trattasse di un'utilitaria o di una potente auto sportiva. Nonostante stesse sostenendo una telefonata non rallentò l'andatura della vettura, anzi, Paolo percepì che accelerò di poco la velocità. Non aveva timore, conosceva le doti e l'abilità di Salvatore come autista. Inoltre aveva acceso i lampeggianti e la sirena.

Salvatore terminò la comunicazione ed esclamò: "Vuole giustamente le foto di Cooper e Stiller"

"Riesci ad inviargliele?"

"Non c'è problema, ma devo collegarmi con l'archivio del database del mio computer" rallentò e accostò sulla destra.

Paolo sorrise e gli disse: "Credevo che riuscissi a farlo guidando!"

Salvatore lo guardò e sorrise di rimando replicando: "Potrei farlo, ma non voglio farti star male per nausea. Sarebbe poco dignitoso addebitarti la pulizia della moquette dell'auto!"

Predispose il collegamento fra il cellulare e il suo computer, si scaricò le foto e inviò le due immagine al numero del giornalista con in aggiunta il nome corrispondente per ciascuna fotografia. L'operazione durò appena un minuto, dopodiché ripartì velocemente.

Arrivarono di fronte all'ingresso principale dell'aeroporto dopo dieci minuti. Lasciarono la vettura in sosta vietata, ma, per loro, non era un problema: nessuno avrebbe emesso una contravvenzione ad una volante dei carabinieri.

"Come ci organizziamo Paolo?"

"Entriamo, localizziamoli, e osserviamo la situazione, senza farci notare se possibile" spiegò De Santis.

"Vuoi che chiamo il giornalista?"

"Meglio di no, potremo rischiare d'interromperlo, caso mai stesse discutendo con Cooper e il presunto Stiller"

Entrarono con circospezione, l'occhio esperto di entrambi fece loro notare che vi erano delle scale mobili che portavano al piano superiore. Si scambiarono uno sguardo d'intesa e annuirono entrambi.

Paolo tradusse il pensiero per entrambi: "Saliamo, avremo una visione più distinta dell'area"

Si recarono al piano superiore. Appena salite le scale, si appostarono vicino alla ringhiera, dalla quale potevano scorgere l'ampia area affollata dell'ingresso. Una rapida occhiata e Paolo, con una leggera gomitata sul braccio di Salvatore gli indicò il gruppo di tre uomini dove vi era Alex.

"Vedo Alex, Cooper e Stiller, ma non vedo il giornalista" fece dubbioso De Santis.

"L'ho scorto. Si trova a qualche metro da loro sulla destra, ha una telecamera in mano" gli spiegò Vitale.

"L'ho visto pure io" gli confermò Paolo.

"Come procediamo?"

"Attendiamo l'evolversi della situazione. Al momento non ritengo opportuno intervenire"

"Presumo che sia lo stesso pensiero che ha avuto Martinelli: è ancora fermo e non accenna ad avvicinarsi ai tre. Furbo il giornalista: ascolta la loro conversazione"

"Rimaniamo qui anche noi, abbiamo un'ottima visuale e, se necessario, interveniamo immediatamente"

"Bene, come vuoi tu capo" disse ironico Salvatore mentre osservava gli uomini al piano inferiore.

Paolo si voltò verso di lui e lo apostrofò: "Mi stai forse prendendo in giro? Ti arresto immediatamente per oltraggio a pubblico ufficiale?"

"Devi prima riuscire ad ammanettarmi" fece di rimando il suo vice, senza distrarre lo sguardo dai quattro uomini.

"La sfida la rinviamo domani sera a tennis" e tornò a concentrarsi sul gruppo al piano terra.

"Sfida accettata" aggiunse Salvatore.

Trascorsero qualche minuto in silenzio, sempre attenti e pronti ad intervenire.

"Stiller non l'ho ancora visto parlare" sentenziò Paolo.

"Non avrà nulla da dire" ipotizzò Salvatore.

"È strano questo fatto: Alex sembra rivolgere l'attenzione esclusivamente a questo. La postura stessa del mio amico fornisce l'impressione che rivolga la parola a Stiller. Immancabilmente è unicamente Cooper a rispondere o a parlare"

"Forse non parla l'italiano" provò a spiegare Salvatore.

"Aspetta, cosa sta facendo... cosa ha estratto dalla tasca Alex? Sembra un pezzo di carta, si, è proprio un foglio e lo sta mostrando a Stiller! Ha parlato! Sta parlando, per la prima volta, ha parlato, anche se non so in che lingua. Stiller sta cercando di afferrare quel foglio... no, non è riuscito, Alex lo ha ripreso e rimesso in tasca, Alex mi pare sconvolto"

Nel narrare l'esposizione dei fatti Paolo era in posizione pronto a scattare. Era quasi certo che sarebbe accaduto qualcosa di grave, ma quasi subito si rilassò notando ancora Cooper. "Eccolo che interviene nuovamente, pacato. E ora? Cosa succede? Sembra che si stiano allontanando"

Fenice: il ProgettoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora