Capitolo Trentaquattro {Evelyn}

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Sabato, 28 ottobre 2017

📍Città del Messico, 🇲🇽

Quel weekend Lewis era particolarmente felice. Il suo entusiasmo era, ovviamente, dovuto al fatto che quasi sicuramente avrebbe vinto il suo quarto mondiale lì, in Messico. Gli bastavano pochi punti per poter chiudere matematicamente la corsa al titolo.

Notai, però, anche un pizzico di nervosismo e mi parve alquanto strano: in genere non lasciava mai trasparire quel tipo di emozioni prima di scendere in pista.

Ero seduta in quella spoglia stanzetta del motorhome, mentre lo guardavo tirarsi su la zip della tuta.

"Perché mi guardi così?" Vidi un sorrisetto spuntargli sulle labbra.

"Così come?"

Prese casco e balaclava e si avvicinò a me. "Dopo devo dirti una cosa."

Guardai l'orologio appeso alla parete bianca di fronte a me. Mancava solo mezz'ora prima dell'inizio delle qualifiche. "Non puoi dirmela adesso?"

"No, dovrai aspettare." Alzai gli occhi al cielo, divertita ma anche leggermente infastidita. "Non puoi lasciarmi così però." Gli misi un finto broncio che lui, subito, mi strappò via con un bacio.

"Sei forte, puoi farcela." Mi prese in giro.

"Dovresti proprio andare adesso, o ti licenzieranno prima che possa vincere il tuo quarto mondiale." Lui, che nel frattempo aveva poggiato la testa sulla mia spalla, mi guardò divertito e dopo un ultimo bacio lasciò la stanza.

Io uscii qualche secondo dopo di lui. Mi diedero un paio di cuffie e mi fecero sedere davanti agli schermi.

...

L'entusiasmo di Lewis non si spense, non dopo aver segnato il terzo tempo in Q3, alle spalle di Max Verstappen e di  Sebastian Vettel.

Al termine delle qualifiche riuscii ad incrociare lo sguardo di Lewis una volta sola, prima che venisse trascinato alla conferenza stampa.

Dovetti attendere quasi un'ora prima di rivedere Lewis. Lo vidi dirigersi verso la sua stanzetta e, mentre aspettavo che si cambiasse, mi fermai a parlare con alcuni membri dello staff Mercedes.

Solo quando mi raggiunse, una decina di minuti dopo, mi ricordai di ciò che mi aveva detto qualche ora prima.

"Questa credo sia tua." Indicò la mia borsa, che avevo lasciato nella sua stanza.

"Sì, grazie." Salutammo poi tutti i presenti e, finalmente, entrammo in macchina, diretti verso l'hotel.

"Cosa dovevi dirmi?" Lui si girò a guardarmi, sorrise e scosse il capo. "Da quando sei così impaziente?"

"Oh, andiamo, mi hai fatto aspettare per più di due ore!"

"Visto che sei stata così brava, puoi aspettare ancora un po'."

Sospirai sconfitta, sapendo che non mi avrebbe accontentata.

"Non capirò mai a cosa ti serve un'intera suite super lussuosa." Dissi aprendo la porta con la chiave elettronica. A cosa gli servivano due camere da letto? Per non parlare della cucina, che era il doppio di quella di casa mia.

"Beh, quando ti dirò quella cosa, capirai il perché."

Lo guardai sospettosa, aspettando che sputasse il rospo.

"Va bene, va bene, te lo dico."

Finalmente, pensai.

"Mia mamma sarà qui, questa sera."

Rimasi ferma dov'ero, in piedi accanto al piano cottura, ancora immacolato.

"Tua mamma?!" Esclamai sorpresa.

Subito una sensazione di panico mi travolse. Lui fece finta di niente e si diresse verso il bagno.

"Dove stai andando?"

Lui mi guardò divertito. "Dovrei fare una doccia. Sono leggermente sudato."

"Quando pensavi di dirmelo?"

"L'ho appena fatto, anche se non pensavo fosse necessario aggiornarti sulla mia igiene personale." Si sfilò la maglietta ed io cercai ad ogni costo di non farmi distrarre e di tenere gli occhi fissi sulla sua faccia.

"Smettila di fare l'idiota, sai benissimo a cosa mi riferisco." Lewis fece uno scatto verso di me, cingendomi la vita con le braccia.

"Potresti farmi compagnia, sai?"  Le sue labbra presero d'assalto il mio collo e, senza neanche accorgermene, mi aggrappai alle sue braccia strette intorno a me.

Non fare il suo gioco, Eve.

Cercai di spingerlo via gentilmente, ma lui non si mosse. "Non essere arrabbiata con me, volevo farti una sorpresa." Mormorò con ancora la bocca sul mio collo.

"Non sono arrabbiata. È solo che voglio fare una buona prima impressione...so quanto lei sia importante per te." Non c'entrava nulla la rabbia, ero solo nervosa all'idea di contrare sua madre, la donna più importante della sua vita.

"Per lei è lo stesso, perché sa che tu sei ugualmente importante per me. Mia madre non sta più nella pelle, non vede l'ora di conoscerti." Mi tranquillizzò il fatto che la madre volesse conoscermi, e il mio cuore fece un tuffo.

Mi resi conto di quanto fosse ridicola quella scena: noi due in piedi vicino alla porta del bagno, con la testa di Lewis nel mio collo, le sue braccia intorno alla mia vita e le mie mani tra i suoi capelli.

"Comunque concordo con te, hai decisamente bisogno di una doccia." Feci una finta faccia disgustata e lui mi morse leggermente la pelle, facendomi il solletico.  

...

Erano le quattro di pomeriggio quando Lewis uscì dal bagno, già vestito e con i capelli bagnati. Li portava corti, ma aveva una vera e propria ossessione e impiegava quasi più di me per asciugarli.

Si sedette sul bordo del letto e io mi avvicinai a lui, presi l'asciugamano e glielo passai tra i capelli. Lui allargò le gambe e mi tirò ancora di più verso di sé.

Sentii la sua mano fredda alzarmi la maglia ed accarezzarmi la pancia. Qualche secondo dopo, mentre continuavo ad asciugargli i capelli, abbassò ancora di più la testa e la infilò sotto la mia maglietta. Io sobbalzai quando i suoi capelli bagnati toccarono la mia pelle e la sua risata, ovattata dal tessuto della t-shirt, mi fece il solletico.

Le sue labbra iniziarono a tracciare una scia di baci, prima sopra l'ombelico e poi sempre più in basso...

Afferrai il colletto della sua maglia e lo tirai, in modo poco delicato, per poi spingerlo sul letto. Mi misi a cavalcioni su di lui e mi fermai per un secondo ad ammirarlo. Era così bello. E io ero la persona più felice del mondo perché lui era lì con me.

Lewis approfittò di quell'istante per scambiare le nostre posizioni: con uno scatto veloce, mi fece sdraiare sul letto e mi intrappolò tra le sue braccia. Mi baciò le labbra, poi il collo. Incrociò il mio sguardo, come per chiedermi il permesso e, quando annuii senza dire niente, i suoi baci continuarono il percorso che avevano iniziato solo qualche minuto prima.

Mi morsi il labbro inferiore e le mie mani tornarono tra suoi capelli, tirandoli leggermente.

Mi baciò di nuovo e, con movimenti lenti e dolci, iniziò a spogliarmi.

Il suo profumo, il modo in cui mi toccava, la delicatezza dei suoi gesti. Tutto mi faceva impazzire di quell'uomo.

"Ti amo."

Fu l'unica cosa che dissi. Ero convinta di averlo detto solo nella mia testa, ma capii che mi sbagliavo quando lui rispose: "Anche io ti amo" e mi sorrise.

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora