Capitolo Sette

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Evelyn se ne stava in piedi nella sala d'attesa, osservando il flusso di gente che camminava frettolosamente con le valigie al seguito, mentre con lo sguardo cercava il viso di Rose.

Sorrise istintivamente quando vide una figura correre verso di lei, facendo fatica a portarsi dietro l'enorme valigia.
"Mi sei mancata, Eve." Furono le prime parole che disse Rose, mentre la stringeva in un abbraccio.
"Anche tu mi sei mancata," Evelyn sentì la presa dell'amica farsi sempre più forte, "ma credo sia meglio tornare a casa prima che ci rimetta la vita per colpa tua." Scherzò.
Rose la lasciò ed entrambe uscirono dall'aeroporto.

Il viaggio in macchina non fu per niente silenzioso: Rose non smise di parlare un secondo, raccontando ad Evelyn -nei minimi dettagli- tutto quello che le era successo nei pochi giorni in cui non si erano viste.

Arrivate all'appartamento di Evelyn, furono accolte dal profumo invitante delle lasagne.
"Non ci credo," Rose si avvicinò al bancone della cucina e prese tra le mani il canovaccio bianco, scoprendo la teglia di acciaio, "hai preparato le lasagne. Per me. Sto per commuovermi."
"Non ti ci abituare." Mentre la raggiungeva, con una mossa si tolse entrambi i tacchi e li lasciò a terra.
"Io ho fame. Mangiamo?" Chiese Rose.
"Vorrei farti soffrire ancora un altro po', ma poi mi dispiacerebbe essere così crudele." Scherzò Evelyn, mentre ricopriva il tavolo di vetro con una tovaglia colorata.
"Potrei anche mangiare te."
"Aiutami ad apparecchiare, altrimenti non ti faccio mangiare per davvero."
Rose sistemò i bicchieri e le posate, Evelyn prese i piatti dalla credenza e il vino bianco.

"O mio Dio." Fu questa la reazione di Rose mentre masticava la prima forchettata di lasagne.
"Sono buone, vero?"
"Buone? Sono...eccezionali." Rose era quasi buffa: aveva la bocca piena di cibo, la mano destra che stringeva la forchetta sospesa a mezz'aria ed un'espressione simile a quella dei cani quando ricevono le coccole.
Evelyn scoppiò a ridere e Rose la guardò con  gli occhi socchiusi ed uno sguardo divertito.

Dopo aver mangiato ben due piatti di lasagne, si sedettero entrambe sul divano di pelle, con la TV accesa e i bicchieri di vino bianco sul tavolino di fronte.
"Chi te li ha mandati quelli?" Rose stava facendo zapping con il telecomando, cercando qualche programma o film decente da vedere.
"Che cosa?" Evelyn si girò verso di lei, sapendo già a cosa si riferisse, ma sperando comunque che non si fosse accorta di nulla.
"Quei fiori," socchiuse gli occhi, cercando di capire che tipo di fiori fossero, "quelle rose, anzi."
"Non lo so, le ho ricevute stamattina, ma non c'era nessun biglietto." Spiegò.
Rose aveva uno sguardo confuso.
"Forse è stato Lewis." Si girò nuovamente verso la TV e prese tra le mani il bicchiere di vetro, sorseggiando il vino.
"Chi?" Evelyn era davvero confusa, non ricordava di conoscere qualcuno con quel nome. O forse sì?
"Lewis." Rose alzò un sopracciglio, e quando si accorse che Evelyn continuava a non capire a chi si riferisse, disse anche il cognome. "Hamilton."
"Stai scherzando? Perché diavolo pensi che sia stato lui?" Evelyn stava ridendo, ma non sapeva nemmeno lei il perché. Forse perché era in imbarazzo anche solo a sentire quel nome, forse perché le sembrava assurdo che potesse essere stato proprio lui, o forse perché si sentiva stupida nell'aver pensato la stessa cosa qualche ora prima.
Infondo era impossibile fosse stato lui, giusto?
"Dimmi cosa c'è di così divertente."
"È ridicolo, okay? Non è stato lui, ne sono sicura."
"Davvero?"
"Si, come avrebbe fatto a scoprire dove vivo?" Quella era una domanda rivolta più a se stessa che alla sua amica.
"Credi davvero che Lewis Hamilton non sarebbe capace di avere un dannato indirizzo? Con tutti i soldi che ha, potrebbe facilmente ottenere il mondo intero."
"Beh, se anche avesse avuto il mio indirizzo, perché mandarmi dei fiori senza alcun biglietto? Insomma, ci siamo visti stamattina per la prima volta ed era una cosa di lavoro. Non ha senso. Non lo conosco nemmeno da 24 ore." Era una cosa totalmente assurda: perché Lewis Hamilton, tre volte campione del mondo di Formula 1, desiderato praticamente da chiunque fosse del sesso opposto (e non solo), avrebbe dovuto mandarle dei fiori? Delle fantastiche rose viola, poi.
"Dovresti cercare di scoprire chi è stato, potrebbe essere uno stalker che vuole ucciderti."
"Hai una fantasia davvero incredibile. Dovresti scrivere un libro, sul serio." Scherzò Evelyn.
"Si, lo so. Ma sai com'è, non ho così tanto tempo per scrivere un libro."
Evelyn sorrise.
Rose si alzò e mise il bicchiere vuoto nel lavandino. "'Meglio andare a letto, domani dobbiamo svegliarci presto. Non vedo l'ora." Rose era eccitata tanto quanto lo è un bambino nel giorno di Natale.
"Si, anche io."

...

Tutto l'entusiasmo che avevano, si era magicamente volatilizzato quando la sveglia aveva iniziato a suonare, e non ne voleva sapere di smettere.
Era un suono così irritante.
"Ti prego spegni quella sveglia, prima che la distrugga sul pavimento." Quasi non si udiva la voce di Evelyn, bassa e impastata dal sonno.
Rose mugugnò qualcosa di incomprensibile.
"Rose." Evelyn ne aveva abbastanza di quel 'tic' snervante.
Si alzò e si girò dall'altra parte del letto, dove la sua amica dormiva ancora. Evelyn le mise le mani sulle spalle e Rose aprì di scatto gli occhi.
"È tardi." Disse.
Evelyn non rispose e alzò gli occhi al cielo, sapeva che quella sarebbe stata la sua reazione. Faceva sempre così: impostava sveglie impossibili, ma era capace di continuare a dormire indisturbata con quel rumore orribile nelle orecchie. La cosa peggiore era che poi, una volta sveglia, dava di matto e diventava la persona più ansiosa al mondo.
"No, non è tardi. Fortunatamente abbiamo ancora tempo. Quindi, questo è il piano: io vado a farmi una doccia e tu nel frattempo ti vesti e mangi qualcosa. L'importante è che non ti addormenti di nuovo, altrimenti sarà impossibile svegliarti."
"Ma non ho fame."
"Si, invece. E anche se non ce l'hai, prepara lo stesso la colazione, perché io sto morendo di fame." Le sorrise e si diresse in bagno.

Quando Evelyn entrò in cucina, venne accolta da un odore di uova fritte e bacon.
"Sai, ho fatto un bel sogno." Si sedette al bancone di marmo, osservando i movimenti di Rose.
"Davvero? Che sogno?"
"Era strano," disse Evelyn, mentre addentava un pezzo di toast, "sembrava quasi reale. Ricordo di essere entrata in cucina e di aver visto te che mi preparavi la colazione. Davvero una cosa strana." La stuzzicò.
Rose si girò verso l'amica e la guardò con un'espressione di sfida. "Non sapevo mi sognassi, lo sai?" Sorrise.
"Oh si, per mia sfortuna."
Rose posò due piatti con uova e bacon sul bancone e prese posto accanto ad Evelyn.
"Spero non ti piacciano."
"Impossibile, io mangio di tutto."
Erano così, lei e Rose.
Si stuzzicavano in continuazione, la loro non era un'amicizia come le altre, ma era questo a renderla davvero speciale.

Esattamente sedici minuti dopo aver finito di mangiare, erano entrambe in macchina, dirette a Silverstone.
Evelyn dovette sopportare per tutto il tragitto Rose che cantava a squarciagola ogni singola canzone che passavano alla radio.
Sarebbe stata un'altra lunga giornata.

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N/A
Ehilà!
Come state?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo e, se volete ovviamente, votate e commentate!!
Alla prossima xx

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora