Capitolo Trenta

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Venerdì, 8 settembre 2017

Lewis' POV

📍Brackley, 🇬🇧

"Lewis, dobbiamo parlare." Sospirai, sapendo fin troppo bene di cosa dovesse parlarmi Toto.

Gli feci un cenno col capo per esortarlo ad andare avanti.

"Non so cosa ti stia succedendo, ultimamente,"-si sedette sul bordo della sua scrivania incrociando le braccia al petto-"non ti ho mai visto così prima."

Non sapevo cosa dirgli. Non pensavo che il mio malumore fosse così evidente.

Scossi la testa, cercando di convincere non solo lui, ma anche me stesso. "È tutto apposto, Toto. Non so cosa ti faccia pensare il contrario."

"Ascoltami bene, Lewis. Siamo sul punto di vincere il terzo campionato di fila, e preferiremmo farlo con un po' di anticipo. Non voglio intromettermi nella tua vita privata, ma è fondamentale che tu sia lucido al cento per cento. Non possiamo permetterci errori." Mi sforzai con tutto me stesso a non guardarlo male.

"Mi sorprende che tu abbia detto una cosa del genere. Ho sempre separato il lavoro dalla vita privata, e continuerò a farlo. Non c'è alcun pericolo per il tuo terzo campionato di fila, Toto." Dimenticai per un attimo che fosse il mio capo perché prima che potesse replicare mi alzai, arrabbiato, e andai via dal suo ufficio.

La mia vita privata al momento faceva alquanto schifo, ma non avrei permesso a nessuno di dubitare della mia professionalità.

Nonostante non facessi altro che pensare a lei tutto il tempo, cercavo di lasciare tutte le mie sensazioni al di fuori della pista.

Non vedevo Evelyn da quasi un mese e ogni volta che pensavo a lei avevo paura di dimenticare il suo profumo o il sapore delle sue labbra.

La situazione, rispetto a qualche settimana prima, si era completamente invertita.

Non era più lei a cercare me, ma io a cercare sempre e costantemente lei.

La chiamavo, le mandavo messaggi, email. Ero arrivato addirittura a rintracciare il numero del suo ufficio.

Avevo ottenuto solo rifiuto da parte sua.

Non la biasimavo. Per niente.

Stava facendo a me quello che io avevo fatto a lei. Io mi sentivo nel modo in cui si era sentita lei. E la consapevolezza che il colpevole di tutto ciò fossi io era anche peggio.

Dopo più di una settimana avevo smesso di cercarla.

'Forse ha bisogno di tempo' pensai.

Poi arrivai ad una conclusione: ero completamente pazzo di lei.

I miei sentimenti per lei, però, non mi terrorizzavano più.

Dopo il Gran premio d'Italia, nonostante l'adrenalina e la felicità per la vittoria, mi ero sentito stanco, quasi senza forze.

Non volevo, però, rinunciare a lei. Dovevo almeno provarci un'ultima volta, perché sapevo di non essere stato l'unico ad aver messo in gioco i propri sentimenti.

Non sarebbero certo stati i quasi 120km che ci separavano a tenermi lontano da lei.

...

Dopo più di due ore passate in macchina, ero rimasto seduto, con ancora la cintura di sicurezza allacciata, fuori casa sua. Notai la macchina di Evelyn parcheggiata lungo la strada. Era sicuramente lì.

'Cosa penserà quando mi vedrà qui?'

'Cosa le dirò per provare, almeno, a farmi perdonare?'

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora