Capitolo Dodici

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Quando entrarono nell'ufficio, il cellulare di Evelyn squillò e la ragazza si affrettò a controllare i messaggi.
Era sicuramente Rose.

Le gambe quasi le cedettero quando sullo schermo vide quel nome.

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"È lui?" Chiese Lily, curiosa di sapere chi le avesse mandato quei messaggi.
"Si." Rispose semplicemente Evelyn, sedendosi sulla sedia e prendendosi del tempo per leggere ciò che le aveva scritto Lewis.

Da: Lewis Hamilton, 12:57

Devi essere a lavoro, per questo non rispondi alle mie chiamate. Volevo solo sapere se avevi letto quell'articolo, e se sì, sappi solo che mi dispiace. Avrei voluto evitarlo, ma non ci sono riuscito, scusa.

Evelyn ebbe un tuffo al cuore leggendo quelle parole, si stava scusando con lei per qualcosa che non aveva fatto. Gli scrisse velocemente una risposta, sotto gli occhi attenti di Lily.

A: Lewis Hamilton, 13:02

Si, sono a lavoro. E si, ho letto l'articolo, anzi l'ho buttato nel cestino dopo aver letto la prima frase. Non devi scusarti, non è colpa tua, sono solo cose che succedono, tutto qui.
Non sentirti in colpa per così poco.

"Quindi..." Lily si sentiva quasi fuori luogo, con Evelyn che era occupata a rispondere al pilota e lei che invece se ne stava lì, seduta pigramente sulla sedia, ancora curiosa di sapere cosa fosse successo tra i due la sera prima.

Da: Lewis Hamilton, 13:03

Posso chiamarti più tardi?

Evelyn sentì il suo cuore iniziare a battere più forte nel petto, una sensazione che solo lui era riuscito a farle provare.

A: Lewis Hamilton, 13,05

Certo che sì:)

Evelyn guardò la sua collega, posando il cellulare sulla scrivania.
"Allora?" Lily aveva la stessa espressione di qualche minuto fa, quando erano sedute nella sala ristoro.

...

Evelyn tornò nel suo appartamento sfinita, non tanto per il lavoro quanto per tutto ciò che era successo in quelle ore. Non riusciva a smettere di pensare a Lewis, al fatto che si fosse scusato per averla esposta ai paparazzi.

Il suo cellulare squillò e si affrettò a rispondere.
"Eve." La sua voce roca le faceva battere il cuore ancora più forte.
Lewis continuò a parlare, non ricevendo alcuna risposta da parte di Evelyn.
"So che forse non dovrei, ma mi sento terribilmente in colpa, mi dispiace."
"Lewis no, non devi assolutamente. So come funzionano queste cose,"-ridacchiò-"è normale. Davvero, sta tranquillo." Cercò di rassicurarlo.
"Farò il possibile per evitare che accada di nuovo." Sospirò.
"Lo apprezzo davvero tanto." Gli rispose sorridendo.
"Ciò significa che verrai di nuovo a cena con me, se te lo chiedessi?" Il sorriso di Evelyn si allargò, quasi le facevano male le guance.
"Assolutamente si, sono stata bene con te ieri sera."
Anche Lewis sorrise, forse come non aveva mai fatto.
"Anche io sono stato bene. Ora scusa, ma devo lasciarti, ci sentiamo nei prossimi giorni?"
"Certo, buon lavoro, allora." Entrambi risero, finendo la chiamata poco dopo.

Evelyn sospirò, erano passati pochi giorni dalla prima volta che lo aveva visto, ma sembrava fosse passata un'eternità: erano successe troppe cose in troppo poco tempo.
Non che le dispiacesse, anzi, si sentiva diversa da quando lo aveva conosciuto e le piaceva il modo il cui la faceva sentire. Aveva le farfalle nello stomaco quando le mandava dei messaggi o la chiamava.

Il campanello della porta la fece ritornare alla realtà.
"Ti salvo dal preparare la cena. Amami." Rose fece irruzione nell'appartamento, con un cartone della pizza tra le mani e un sacchetto ti patatine appoggiato sopra.
Evelyn sorrise, afferrando il sacchetto e iniziando a sgranocchiare qualche patatina. "Ti amo solo perché mi porti la pizza. E le patatine."
"Lo sapevo." Rose si sfilò la giacca di pelle e la appoggiò sul divano.

"Allora," Rose aveva la bocca piena di cibo, "ci sono delle novità?"
"No, nulla di nuovo." Evelyn si concentrò sulla fetta di pizza che aveva tra le mani, prendendo ogni tanto una patatina dal sacchetto.
Rose annuì, ma qualcosa nel suo comportamento fece capire ad Evelyn che in realtà sapeva già tutto. "Hai letto quell'articolo." Sospirò.
"Tu no?"
"Pensavo non leggessi quel tipo di riviste."
"Infatti. Volevo sapere come l'avessi presa."
"Me l'hanno chiesto tutti. All'inizio ero un po' arrabbiata, ma adesso non mi sembra poi così importante. Capisco come funzionano queste cose, e non posso farci niente."
"L'hai sentito? Lewis, intendo."
Evelyn annuì, e anche solo il suo nome le provocava strane sensazioni.
"A te invece, come vanno le cose?"
"Sono distrutta e ho un sacco di cose da fare."
Si lamentò Rose.
"Quando partirai per andare in Ungheria?"
Le chiese.
"Mercoledì prossimo, perché?"
"Stavo pensando di prendere un aereo per Budapest, la settimana prossima." Sorrise.
"Sì?" Rose la guardò con uno sguardo scherzoso, "Chissà perché hai deciso così, all'improvviso, di andare a Budapest."
Evelyn alzò gli occhi al cielo e non poté fare a meno di sorridere ancora.

"Fammi sapere se ti organizzi. Per Budapest intendo." Rose prese la borsa dall'attaccapanni.
"Certo, sarai la prima a saperlo." Le mise le mani sui fianchi e la strinse in un abbraccio.

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Heeeeey:)
Mi scuso, innanzitutto (oltre che per l'orario), per avervi fatto aspettare così tanto per un capitolo, ma sono stata impegnatissima con la scuola e, come se non bastasse, in questi ultimi giorni sono stata male e ho avuto la febbre:((
Bando alle ciance, spero che questo capitolo vi piaccia, nonostante secondo il mio parere faccia un po' schifo, ma colpa della febbre🙃
Cercherò di non postare il prossimo tra un mese, ma non vi prometto nulla!😇

The interview||L.H.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora