PROLOGO

462 12 14
                                    

Nils corse a casa, mentre una forte tempesta stava per scatenarsi sul villaggio di Jamanakai.
Aveva abbandonato la palla, accanto alla fontana con il drago d'oro. L'acqua usciva dalla bocca della bestia.
Era una bella palla. Rossa, con due strisce gialle. Non avrebbe mai voluto separarsene, ma si era distratto a lanciare sassolini nell'acqua e, quando aveva sentito le prime gocce di pioggia cadergli addosso, era immediatamente corso a casa, in fondo alla strada principale, dimenticandola.

Aprì la porta e la sbatté alle spalle, una volta entrato in casa.
Sua madre, Debbie, si trovava in cucina. Era in piedi e stava lavando i piatti, nel lavello di ceramica.
I capelli biondi, erano legati in una crocchia sulla testa. Il suo era un viso dolce, dai lineamenti morbidi e gentili. I suoi occhi erano due grandi laghi artici, azzurrissimi, vivi. Doveva avere, sì e no, trentasei anni. Quando il bimbo si presentò sulla soglia della cucina, non lo guardò e continuò nel suo lavoro. "Nils- Disse con una voce dolce -Sali da tuo fratello, nella sua stanza. Chiamalo giù, vuoi?"
Il bimbo si limitò ad annuire. Corse lungo la scalinata di legno, alla sua destra e raggiunto il piano superiore, si spostò verso la porta di legno grezzo, in fondo.
Dalla piccola finestrella, filtrava poca luce, ma con quel temporale, la visibilità era ancora più ridotta, e più percorreva il corridoio, più diventava buio.
Nils, aveva sempre avuto paura di quella parte di casa. Odiava il buio. Anzi, non il buio. Odiava quello che poteva nascondersi nel buio. Anche se sapeva che non c'era nulla, lui lo temeva in ogni caso.
Percorse rapido quei pochi metri che lo separavano dalla stanza del fratello, ignorando il rumore dei suoi passi sulle assi.
Una volta afferrata la maniglia, spalancò la porta senza nemmeno bussare.
"Non si usa più bussare?" Peter, il fratello maggiore, aveva quindici anni. Sette anni in più di Nils.
Stava seduto a gambe incrociate sul letto, un foglio e una matita fra le mani. Stava tracciando un semplice schizzo, della Statua costruita in memoria di Yoru, posta nel centro di Ninjago City.
L'aveva vista solo una volta, quando era sceso per comprare un regalo al suo fratellino, appunto la palla che Nils aveva lasciato sotto la pioggia.
Peter posò il foglio accanto a sè e guardo fratellino. "Che cosa vuoi, Nils?" Chiese, facendo roteare la matita fra le dita. Il minore, in piedi sulla soglia, guardò il fratello. "Mamma ti sta cercando.- Disse -Mi ha chiesto di venire a chiamarti."
Peter sospirò, gettò la matita da parte e si alzò. Quando la madre chiamava, era sempre pronto ad eseguire le sue richieste.
Scese le scale, con Nils che gli trottava al fianco.

"Dimmi mamma." Il figlio maggiore piombò nella cucina. Debby aveva finito di pulire i piatti e ora sedeva al tavolo di legno scuro, sfogliando pigramente un libro dalla copertina rossa.
Quando il figlio lo raggiunse, alzo lo sguardo verso di lui. "Peter, caro.- Disse sorridendo -Vai a cercare tuo padre. È salito in montagna e non è sceso. Guarda se lo trovi e se ha bisogno di aiuto."
Il ragazzo annuì e, presa la giacca, uscì di corsa.

Aveva iniziato a piovere in maniera violenta.
L'acqua era straripata dal bordo della fontana, finendo a terra e impastandosi con la polvere.
Più in là, a causa del vento, era rotolata la palla di Nils. Peter la ignorò. L'avrebbe presa al ritorno.

Imboccò uno stretto sentierino, che si inerpicava lungo il fianco della montagna.
Affondava fino alle caviglie nel fango gelido, che si formava a causa della pioggia.
Rapidamente, quasi correndo, raggiunse un punto dove il sentiero si interrompeva.
Sopra di lui, uno sperone di roccia dava accesso ad una piana di neve.
Si aggrappò alla sporgenza, ritrovandosi a penzoloni nel vuoto. Non voleva guardare in basso. Soffriva di vertigini, anche se quel tragitto lo faceva ogni giorno. Ma non riusciva a controllare quell'istinto. Guardò verso il basso.
Sul versante sotto di lui, spiccavano chiazze di neve qua e là.
La roccia, il regolare e coperta di neve, gli tagliava i palmi delle mani e piccoli rivoli di sangue, gli colavano lungo i polsi, sporcando i polsini della maglia.
Peter dondolò avanti e indietro, lanciando le gambe verso la parete.
Aveva adocchiato due appigli perfetti per i suoi piedi.
Una volta raggiunti, sarebbe stato semplice issarsi sul balcone di roccia, per raggiungere la piana.
Grattando la roccia, per assestare la presa, alcuni pezzi si staccavano, franando nella valle sotto di lui.
Dopo svariati tentativi, dove rischiò di cadere, riuscì a salire sulla sporgenza.
Salire era più difficile.
Per scendere, gli sarebbe bastato saltare sul sentiero, evitando la parte coperta dalla sporgenza.
Una volta salito, Peter si trovò davanti ad una distesa bianca.
Da quella parte di montagna in su, la neve c'era sempre ed era come se fosse sempre inverno.
"Papà!" La sua voce rimbalzò sul versante della montagna, e si disperse.
Il cielo era colore dell'acciaio e i fiocchi di neve danzavano lenti nell'aria scendendo verso terra.
"Papà!" Mentre lo chiamava, avanzava nella neve fresca, affondando fino alle ginocchia.
Aveva paura. Paura che gli fosse accaduto qualcosa, che fosse morto. Magari scivolando dal sentiero, mentre tornava a casa.
Si portò appresso quel pensiero, per tutto il tempo che trascorse in piedi, con le mani a coppa davanti alla bocca a chiamarlo e ad urlare il suo nome.
Poi, quel pensiero svanì, lasciando il posto alla più totale mancanza di...qualsiasi cosa. Davanti a lui, a pochi metri di distanza, riverso nella neve, giaceva il corpo di suo padre, immerso in una pozza di sangue.
La testa era stata recisa dal collo ed era rotolata più in là. Accucciato accanto al cadavere, stava un uomo. Dal cappotto nero di pelle, i capelli lunghi color fumo. All'altezza degli occhi, teneva legata una benda nera, le cui estremità, legate in un nodo, svolazzavano mosse dal vento. L'uomo, era chiaramente l'assassino del padre di Peter. Egli, infatti, stava ripulendo la lama insanguinata della sua katana, sulla casacca dell'uomo.
Quando fu soddisfatto della pulizia, si alzò in piedi, la testa chinata, come se stesse guardando il corpo.
Non si era accorto della presenza del ragazzo. O così questo credeva.
"Credo tu abbia perso questa!" Tuonò l'uomo, sollevando la palla di Nils. Peter era esterrefatto. Come aveva fatto a prenderla e a superarlo? Conosceva sentieri che lui ignorava? Passaggi? O forse tecniche, magie!?
Mentre rifletteva su questo, con la bocca spalancata, l'uomo gli gettò ai piedi la palla. Questa rotolò, fermandosi a causa della troppa neve.
Il ragazzo si chinò e la raccolse, guardandola, incredulo. Era come se si fosse scordato che quello aveva appena ucciso suo padre.
"Loro dove sono?" Ringhiò l'uomo dai capelli color fumo, avvicinandosi a lui. Peter alzò la testa su di lui. "Scusa?- Domandò, sollevando un sopracciglio -Loro chi?"
L'uomo rise, sarcastico. "Mi prendi per il culo, moccioso?- Sibilò, gelido -Dove sono LORO, le Lancette!"
Peter iniziò ad avere paura. Deglutì e cercò di mantenere la voce ferma. "N...non so di chi stai parlando.- Ammise, stringendo la palla -Io abito al villaggio qui vicino, non ho mai sentito parlare delle Lancette!"
L'uomo gli accarezzò la gola con la punta della katana. "Buffo!- Sogghignò -E la stessa cosa che tuo padre mi ha detto, prima che lo sgozzassi come un agnello a Pasqua. Farai la stessa fine, inutile, animaletto."
Con un gesto rapido, recise la gola di Peter. Questo, per la sorpresa, lasciò cadere la palla e si afferrò la gola, iniziando a boccheggiare. Tentava di parlare, difficile, a causa del sangue che gli sgorgava dalla bocca. "C...chi sei tu..?" Crollò a terra, mentre soffocava nel suo stesso sangue. L'uomo gli si avvicinò e alzò la katana sul suo petto.
Lo trafisse, all'altezza del cuore, rispondendo alla sua domanda, mentre il giovane moriva, senza una colpa.
"Balho!"

Revenge Of A Past Enemy ~ A Ninjago FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora