😂😂😂😂

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Coralline, ciaoooo. Se non scrivo qui poi mi mancate.
Vi ho mostrato i miei sexy lottatori, ma il più importante, Jackson...non tutte lo conoscono.
Vi lascio un capitolo in cui ho percepito ogni singola emozione, mentre lo scrivevo.
Ci vediamo la prossima settimana, con un capitolo che darà finalmente una svolta al cobra e il suo corallo ❤️😘♥️😘

/Jackson\

É una settimana che non mi presento in palestra. Per quanto abbia coperto il livido con del correttore, l'occhio aveva ancora un leggero gonfiore, ma sopratutto i muscoli erano piuttosto dolenti.
Ma so che oggi non posso scampare.

Sono anche due giorni che non vedo Sky e mi manca.
Si, lo sto ammettendo.
Mi manca il nostro ridere. Scherzare. Pungolarci con battute più o meno a sfondo sessuale, ma anche solo di beffe.
Logico che non le parlo del mio passato.
Per quello non sono pronto. Forse non lo sarò mai con lei. Perché odierei la sua compassione, la pietà con cui potrebbe guardarmi, e dopo non avremmo più quest'aria spensierata di amicizia.
Perché quello che abbiamo é questo, e non può, anzi, non deve, trasformarsi in nient'altro, per il bene di Adam.

Mi conosco. So come sono fatto. E anche se a lei non la tratterei come la cagnetta di turno, avrei paura di scoprirmi poi annoiato.
Costretto in una monogamia, che per adesso non voglio.
É anche maledettamente difficile controllarmi.
Ogni volta che sfodera i suoi denti bianchi, e quelle efelidi si congiungano, nella sua risata briosa e birichina, é sempre un pugno ben assestato alla bocca dello stomaco.
Quando innalza le sue iridi cielo su di me.
Per sfida. Per desiderio. Per deridermi. Per guardarmi con dolcezza.
Lei riesce a capire i miei silenzi, e in quelli leggiamo e ci diciamo tutto quello che le parole porterebbe via al primo refolo di vento.

Ho preferito aspettare la sera, poiché Bern aveva bisogno di una mano per finire l'Aston Martin.
L'ho trattata con reverenza, quasi fosse la mia, e forse un giorno potrò permettermela.
Odio sognare troppo a lungo.
I sogni sono sostanze in polvere, che si disperdono lungo il cammino della vita.

Scendo dal Pick-Up e infatti è l'unica macchina parcheggiata nel piccolo spiazzato.
Mi isso il borsone sulla spalla, e varco l'interno silenzioso, dove solo due luci sono ancora accese.
Sguscio in camerino, per cambiarmi con un pantaloncino largo, una canotta nera e sistemo le fasce passandole più volte attorno ai palmi, dorso, e infilo i guanti nuovi.
Quelli di Kyle voglio tenerli per quando risplenderò sul vero Ring.

Sbatto con un tonfo veemente l'armadietto in metallo, e mi avvio verso il colpitore in pvc affisso al muro, apposta per allenare i ganci e i montanti.
Sferzo un primo gancio basso, flettendo le gambe sul posto, per tirarne uno destro il secondo dopo.
L'adrenalina pompa forte insieme al sangue nelle vene, e tutto si riduce a me e il colpitore.
Le solite immagini, bussano e si affacciano dalle porte del passato, a cui non posso e non voglio mettere un lucchetto resistente.
La tristezza fa si che il montante alto che vado a sferrare, sia più energico di ciò che mi aspetto.
Colpisco con precisione. Inspiro. Espiro. Agisco.
Abile. Mi prendo il tempo per respirare, e attacco.

«Ma guarda chi è tornato, dopo una settimana di vacanze.» La voce tagliente che sferza l'aria, del coach Tyler, mi fa tirare un sospiro affannoso che si permea sul colpitore.

«Sei stato alle Canarie, Jackson? O dovrei dire...Death Silent.» E a sentire uscir fuori il mio nome da combattimento, come un dispregiativo, mi fa paralizzare del tutto e irrigidire i muscoli delle gambe divaricate.
Serro un secondo le palpebre, per imprecare malamente, e faccio mente locale che lui lo sa.
Non so come ma lo sa.

Alexander Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora