Capitolo 36

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$Alexander$


Le sue dita affusolate sono incastrate come un tassello del puzzle che combacia perfetto tra le mie.
Ed é così strano scoprirmi così con lei, mentre mantiene la testa sul mio petto, pauroso di poter farle scorgere che tra tutti i difetti che possiedo il cuore sta venendo a galla adesso.
Creo cerchi concentrici sulla parte più sensibile vicino al pollice e i suoi sospiri dolci, riescono per poco a placare l'agitazione che non riesco a distruggere del tutto.
Ormai sono due settimane che siamo qui e il non sapere quanto tempo effettivo ci rimane, crea una sorta di paranoia.
Io che non ho mai avuto cura di niente se non di me stesso. Io che non ho mai avuto paura di niente, questa puzza mi infetta l'olfatto adesso.
E ho paura per lei e perché ormai é giunta l'ora di rivelarle tutto.
Mi ero ripromesso di rapirla, proteggerla ma essere un pezzo di ghiaccio indistruttibile.
Era il piano perfetto, al sicuro e i miei sentimenti che non ho mai sfoderato, al riparo da tutto. Peccato che non avevo messo in conto che Coraline, sarebbe stata più pericolosa di una partita giocata male dove non mi sono mai permesso di foldare.
Invece con lei l'ho fatto, l'ho scelto, ne pago care le conseguenze adesso, ma maledetto di un cobra se dovessi rinnegare ciò che é successo.

《Alex...》 l'abbreviativo del mio nome, suona caldo e lenitivo dalle sue labbra, mentre mi scopro ancora ad osservare con le iridi perse, il soffitto ingrigito dal tempo.

Mi volto di poco con la coda dell'occhio, trovando subito i suoi che mi guardano con una dolcezza e quel sorriso tenue su quelle labbra a cuore, che non vorrei mai arrecarle dolore.
No! Non a lei.
Io che con il dolore ho sempre convissuto.

《Coraline...》 Mi scosto appena da lei e noto come il suo sguardo tramuta divenendo dubbioso.
Le labbra si piegano leggermente corrucciate, ma comunque non troverei mai un momento perfetto per dirglielo.

《Senti, lo so che ti ho detto tante volte di dirmi i motivi del prote...》 Zittisco ogni suo intento che mi porterebbe a chiudermi, poggiando con fin troppa foga le mie labbra sulle sue senza baciarla.
E Cristo se lo vorrei, ma so che poi finirebbe in un modo diverso e rimanderei ancora il discorso.

Riapro lentamente le palpebre, dove le sue iridi si confondono tra le mie e so che ha capito che é arrivato il momento dal suo annuire debolmente con la testa, sfiorando la punta del naso contro il mio.
《É giusto così, ti ho promesso che ti avrei detto tutto e non so se ci troveranno o magari no, ma voglio che tu sappia ogni singola cosa.》 Le rivelo serio, distanziandoci appena.

《Vedi...ci sono parti del mio passato di cui non vado fiero. Un ragazzo adottato, scappato da una famiglia malata, non avrebbe mai avuto soldi per creare un locale.》 Incomincio dal principio, solo per allungare il giro e comunque so come dovrebbe finire.

La osservo innalzare un sopracciglio scettica, non comprendendo le mie intenzioni.
《E cosa avrebbe a che fare con me?》 Nulla, ma devo comunque dirtelo mio dolce corallo.

《Tu mi hai detto di dirti il rapimento, io sto scegliendo come dirtelo.》 Le confido forse fin troppo burbero, sperando per una buona volta che non mi sfidi come il suo solito.
Per fortuna si limita a scrollare le spalle e spiegare forse in una sorta di sfottò la mano in avanti per invitarmi a proseguire.

Il respiro mi gonfia i polmoni e tento di rigettarlo fuori a fatica.
《Ho fatto l'accompagnatore, per vari anni. Accompagnavo le donne di uomini potenti che poi sono diventati clienti del casinò, alle feste. Le intrattenevo come meglio credevano. E lì conobbi anche Patricia tra le tante. Venni a sapere che aveva lasciato il suo compagno per stare con me, nonostante io non avessi mai promesso a lei più di sesso...》 La vedo emettere un verso infastidito, e inumidirsi le labbra.

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