capitolo 33

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Coralline, ecco la prima parte...siete pronte? Tra poco arriva il secondo pezzo perché questa settimana non aggiornerò. Devo uscire fuori Firenze per qualche giorno perciò non avrò tempo per scrivere.
Potselui 💋💋


{Coraline}

Come mi aveva informato, Alexander, c'era davvero solo un vestito più lungo ed elegante rispetto a tutti.
Un abito blu indaco che richiamava le sue iridi quando la passione prendeva il sopravvento.
Aveva uno scollo a barca che lasciava parte delle clavicole scoperte e una cavità che enfatizzata il seno.
La gonna al di sotto era leggermente più ampia rispetto alla parte superiore, che delineava le curve sinuose dei miei fianchi.

Una parte di me suggeriva di lasciarlo così.
Quella che voleva provocarlo, aveva avuto comunque la meglio.
Perciò dopo una doccia, afferrai un paio di forbici e tagliai grossa parte del tessuto, in modo da farlo arrivare sopra l'orlo delle ginocchia.
Qualche punto per aggiustare il tutto e il vestito era pronto.

Sento i passi delle suole di scarpe classiche, rimbombare nel silenzio che provengono dal salone.
Lo specchio rimanda la mia figura leggermente truccata con i capelli sciolti di un colore a cui ancora non mi sono abituata.
Il blush rosato spero che possa coprire tutto ciò che mi causa il suo tocco, ma non ha bisogno di vedere le mie guance avvampare se già le mie iridi si velano e il corpo si protrae verso il suo.

É una forza magnetica che mi attrae.
Quella che con Jonas non avveniva mai.
Alexander ha aperto le porte della mia parte da donna, quella che vuole sentirsi bella, desiderata e posseduta, dove ormai richiuderla non é inclusa come soluzione.

Rilascio un respiro teso verso lo specchio, dove un'alone appanna appena quella parte e decido di avviarmi verso il piccolo salone.
Il ticchettio dei miei tacchi annuncia il mio arrivo, ma lo trovo comunque volto di spalle ad osservare il fuori, dalle fessure della tenda veneziana.
Sappiamo che siamo al sicuro in parte, ma tutto ciò potrebbe finire da un momento all'altro.

Il pensiero di quello che potrebbe succedere mi polverizza, e la nube polverosa si innalza attorno a me, oscurando la parte ottimista.

Resto immobile al centro della stanza, quando le sue dita rilasciano con un rumore plastico un'asticella della tendina e si volta pragmatico verso di me.
I suoi occhi si agganciano come un gancio per il rimorchio nei miei, quasi volesse spingermi verso di lui.
Mi fissa ammaliandomi con quello sguardo scuro, poiché indossa le lentine.
Vorrei di nuovo venir assalita dal suo ghiaccio freddo e riscaldata dal suo corpo rovente.

Sbatto un attimo le palpebre a quel pensiero che mi prosciuga la saliva, che neanche mi rendo conto che appena le riapro tutta quella magnificenza mi é davanti.
Il castano bruciato delle lentine, spoglia il mio corpo ma é il suo vero colore al di sotto che mi carbonizza.
Si sofferma secondi interminabili sulle mie gambe e contraggo l'interno coscie per non colare e bagnare il tessuto.
I capezzoli svettano gloriosi verso il suo sguardo dove dilata le narici provato, e vedo i muscoli che si tendono al di sotto della camicia grigia che lo fascia.
I pantaloni sartoriali nero fumo che attorniano quelle gambe muscolose e possenti.
Ci analizziamo a vicenda, finché le sue labbra si imbattono ingorde sul mio lobo che freme.

《Dove cazzo é, il resto del tessuto?》 Sembra un'accusa di approvazione e disapprovazione, per la mia solita voglia di rivalsa che gli rangrizzisce la voce.
Sorrido maliziosa, nel notare le rughette di espressione formarsi tra le sopracciglia scure, accrescendo solo il suo sex appeal.

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