Capitolo 27

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$Alexander$

Mostriamo i passaporti e le carte d'identità e nonostante nessuno badi a noi, poiché sembriamo una normale coppia di innamorati, che stanno per fare un cazzo di viaggio, Coraline continua a guardarsi intorno.

«Smettila.» L'ammonisco severo, e sento quanto il suo palmo sudi, ma non lo mollo, anzi stringo con più vigore per riportare i suoi occhi tinti nei miei.
Il mio azzurro si é appropriato di lei.
Il suo marrone, di me.

«Scusami.» Sibila a bassa voce, e in quello scusami, capisco che ha compreso la mia affermazione a cosa mi riferivo.

Scuoto la testa, e lascio che le hostess, ci diano un sorriso e ci lascino passare.
Restiamo in fila, per salire le scaline che ci conducono all'interno dell'aereo, e vorrei far qualcosa per il suo stato d'ansia.
«Kate, amore, andrà tutto bene il volo.» Cerco di rassicurarla con il suo finto nome, e con un tono fin troppo mieloso, che la fa nuovamente voltare verso di me.

«Ryan, luce dei miei occhi, insieme a te ne sono più che sicura.» Sbatte ripetute volte le ciglia lunghe, e se non fosse per alcuni che ci guardano con ammirazione, scoppierei in una fragorosa risata, che invece sopprimo.

Già perché ora siamo il signore e la signora Morgan.
E questi nomi del cazzo non li ho scelti io, ma credo che Dominick, abbia dovuto fare già uno sforzo per inserirci nel database con nozioni tutte false.

Ci accomodiamo su i nostri rispettivi posti, lasciando che Coraline, scelga il posto vicino al finestrino, oscurato dalla tendina grigia.
Le ginocchia non smettono di tremolare in su e giù, nonostante le tenga serrate, e il mio palmo si innalza ancor prima che il cervello gli dia il comando, per poggiarsi sopra il suo ginocchio destro.
La stessa mano dove porto quel cerchio dorato.
Un sussulto basito sfugge al controllo da quelle labbra schiuse e morbide, quanto il suo sguardo che dirotta dalla mia mano, e sale lento verso il mio.
Le lenti colorate, non possono celarmi quel nocciola fuso, che mi scioglie l'anima artica.

Le voci delle hostess non arrivano al nostro udito.
Il rumore grezzo del motore.
E prima che se ne accorga, stiamo già decollando.
L'aereo si eleva dal suolo per raggiungere le nuvole, e potrebbe essere una metafora per ciò che accade dentro di me.
In poco tempo ha fatto sì, che il mio ghiaccio si sgretolasse totalmente, per riportare a galla emozioni che non credevo neanche di provare.
Sensazioni a cui non ho un'etichetta da dare.

Passano minuti, o forse molto di più, e ormai il mio palmo é un tutt'uno con il tessuto del suo pantalone.
Continuo a strusciarlo in carezze lenti e dolci, finché non avverto il peso di qualcosa sulla mia spalla, e con la coda dell'occhio scorgo la testa di Coraline poggiata sopra di essa.
Un sorriso caldo brucia sulle mie labbra che si stendono.

Osservo rapito le sue palpebre chiuse. I tratti del volto prima dipinti di preoccupazioni, hanno lasciato spazio alla serenità.
Si é abbandonata totalmente, e vorrei non solo con il corpo.
Non ho chiaro il motivo, ma di Coraline, vorrei tutto.
Vorrei rubarle un bacio, su quelle labbra polpose che soffiano fuori il fiato che sa di pesca.
Invece le mie labbra si posano con reverenza e una strana forma di adorazione, sulla sua fronte che si distende maggiormente.

Il volo è andato a buon fine, seppur Coraline, non abbia più fiatato quando si è svegliata attaccata come un polipo al mio braccio.
Ho dovuto mascherare anche il sorriso insolente, che le avrei mostrato come prova confutabile, di quanto me ne compiaccio del suo interesse.
Ma sarebbe stato inutile. Avrebbe smontato le mie convinzioni, come solo lei sa fare, e istigarmi a prenderla sul nastro trasportatore dove finalmente arrivano le nostre valigie con tanto di targhette con il finto/nuovo nome.

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