capitolo 15.5

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Era su una nave, si guardò in torno incuriosito e poi guardò in alto nel cielo. Nubi cariche di pioggia si stavano addensando nel cielo. Camminò lentamente. Che ci faceva su quella nave?
Si avviò verso poppa, come attratto da qualcosa. Si fermò, c'era qualcuno poggiato al parapetto, guardava verso l'orizzonte, il sole stava tramontando e l'alone che lo circondava confondeva i suoi colori. Cadis gli si avvicinò ancora e si mise al suo fianco.
Non era un ragazzo come gli era sembrato da lontano, ma un uomo, i lunghi capelli biondi come il grano maturo mossi dal vento, gli occhi del colore dei fiordalisi.
"Milord, dovreste scendere sotto coperta, il mare si sta agitando." Disse il capitano avvicinandosi all'uomo. Lo vide staccarsi dal parapetto e girarsi verso il capitano, nel vedere il suo viso un tremito di aspettativa gli infiammò le vene. Era lui!
"Ancora qualche minuto." Lo sentì dire e la sua voce risvegliò in lui ricordi lontani.
"Mi spiace milord, ma dovete scendere." Poi gli indicò qualcuno. "Potreste cercare di convincere anche la signora a seguirvi? Non mi dà ascolto."
Archer posò il suo sguardo sulla donna.
"Vedrò cosa posso fare." Si allontanò dal capitano e andò dal lei. "Dovreste dare ascolto al capitano." Le disse.
"Non ho paura di un acquazzone." Disse la donna girandosi verso di lui. Si poggiò contro il parapetto e gli sorrise in modo sensuale.
Archer fece un passo indietro. "Tranquillo, non ho nessuna intenzione di sedurti." Poi gli si avvicinò e gli poggiò la mano sul petto. "Anche se siete una forte tentazione, nessuno sulla nave e bello come voi." Alzò la mano e con le dita gli sfiorò le labbra.
Archer le afferrò il polso pronto ad allontanare le sue dita quando invece l'attrasse a sé e guardandola negli occhi cerulei avvicinò le labbra alle sue.
"Non giocate con me." Con tono freddo, mettendosi sul chi vive.
Lei annullò la distanza tra le loro labbra e lo baciò, un bacio crudo, sensuale. Archer rimase quasi pietrificato a quel contatto.
"E chi vuole giocare." Gli alitò contro le labbra, poi si allontanò dal cacciatore, ancheggiando, lasciandolo solo.
Archer deglutì.
Cadis guardò verso la vampira e digrignò i denti. Se osava fargli del male...
Stava per seguirlo di sotto quando si senti precipitare, cadde in acqua.

Noctis

"Mio signore dovreste uscire dall'acqua è ore che siete lì dentro

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"Mio signore dovreste uscire dall'acqua è ore che siete lì dentro." Disse Pasha guardandolo, teneva dei teli.
Noctis si strizzò i lunghi capelli biondi, le corna che da qualche settimana avevano fatto irruzione sulla sua fronte lo impensierivano parecchio. Suo padre lo guardava in modo poco rassicurante. Si guardò riflesso nell'acqua, gli addominali scolpiti, aveva un fisico perfetto.
"Per quanto tempo pensi che mi lascerà vivere ora che sono spuntate queste?" Indicando le corna. Si incamminò fuori dalla pozza d'acqua calda.
"Se solo potessi fare qualcosa per voi, mio signore." Gli disse Pasha con tono affranto.
Noctis alzò il capo e lo fissò, Pasha era l'unico che sapeva di lui, nessuno era a conoscenza della sua esistenza. Suo padre lo teneva celato. Uscì dall'acqua e prese il telo che gli porgeva, se lo avvolse intorno ai fianchi e poi prese l'altro per potersi asciugare i capelli. "Hai trovato il modo?" Gli chiese.
"Si, tra poche ore sarà solo." Gli disse. "Comunque sapete che non potete farvi vedere."
"Tranquillo Pasha, non voglio sconvolgere la vita di mio fratello." Aveva il desiderio di vederlo. Gadriel aveva compiuto da poco sette genetliaci. "Il mio regalo per lui è pronto?"
"Come da voi comandato."
"Mio padre sospetta qualcosa?" Non voleva che lo scoprisse.
"No, penso sia caduto nell'inganno che gli abbiamo teso."
Noctis guardò verso il cielo, lo sperava anche lui.
Noctis sorrise, Pasha lo stava aiutando a tenersi celato da suo padre. Lucifer aveva un dono per Gadriel, un dono molto prezioso.
"Guarda cosa ti ho portato." Disse Lucifer tirando la catena, un demone era incatenato ad essa. "Un animaletto tutto per te."
"Oh! Davvero padre!" Gadriel lo guardava estasiato. "Posso fare di lui ciò che voglio?"
Lucifer rise del suo entusiasmo. "Preferirei non lo uccidessi, ma sì, se accadesse te ne regalerei un altro." La soddisfazione dipinta sul viso.
"Non lo ucciderò se è ciò che ordinate." Disse Gadriel quasi rammaricato. Lucifer gli posò la mano sul capo e poi gli porse la catena. Gadriel la prese e tirò il demone con uno strattone, esso cadde per terra e lo fissò, ma non oppose resistenza.
"Finalmente ho avuto il figlio che desideravo."
"Che volete dire?"
"Lascia perdere." E poi lo lasciò solo. Gadriel si avvicinò al giovane demone e tolse la catena che era agganciata al collare di cuoio che aveva al collo.
Gadriel lo fissò.
"Come ti chiami?" Gli chiese, gli occhi accesi di curiosità.
"Huriel, mio signore." Huriel chinò il capo è poggiò un ginocchio per terra. "Sono qui per servirvi."
"Be' certo, sono il tuo signore."
"Potrei essere vostro amico." Disse Huriel, gli era stato detto di dire quelle esatte parole e lui nonostante sapesse che rischiava la vita lo aveva fatto.
"Amico? Che significa?" Non conosceva quella parola.
"Vediamo, è un rapporto di amicizia, sincero disinteressato, non fingerò mai di essere dalla vostra parte, io sarò dalla vostra parte." Gli disse Huriel.
"Se mio padre scoprisse che siamo amici cosa farebbe?" Era curioso della sua risposta.
"Mi ucciderebbe e punirebbe voi."
"E tu sei disposto a morire pur di essermi amico!?"
"Sì." Rispose Huriel.
Gadriel guardò la catena che aveva in mano e poi Huriel.
"Mi piacerebbe avere un amico." Poi gli si avvicinò e tornò a mettergli il collare. "E faremo in modo che mio padre non lo sappia."
Noctis fece segno a Pasha di andare.
Quando furono nella sua stanza si tolse il mantello e lo gettò sul letto.
"Gadriel non è come lui." Era felice di quello.
"Ve lo avevo detto." Pasha aveva incontrato Gadriel più volte, nonostante cercasse di imitare il padre non era uguale.
"Cosa ti ha chiesto il demone in cambio della sua fedeltà?" Chiese.
"Che trovassi i resti dei suoi genitori e li spargessi nella notte più scura." Huriel era un demone dell'ombra.
"Credi che possiamo fidarci di lui?" Era quello il suo unico pensiero. "Terrà mio fratello al sicuro?"
"Ne sono certo, l'ho scelto con meticolosità, mio signore." Pasha lo aveva valutato per settimane.
"Bene, non posso fare altro per lui."
"Ho istruito Huriel. Gli ho fatto giurare sul suo sangue che sarà fedele a Gadriel fino alla fine dei suoi giorni."
Noctis si avvicinò a Pasha e lo fissò, aveva occhi bellissimi, uno dorato e l'altro del colore dei fiordalisi, i lunghi capelli biondi come il grano, sulla fronte il simbolo del suo potere, anch'esso era dorato come i suoi capelli. Alzò la mano e gli toccò una guancia. Pasha sbatté le palpebre, Noctis non gli aveva mai dimostrato il suo affetto.
"Sei un amico fedele Pasha, non potevo desiderare di meglio. Hai fatto più di quanto dovresti."
"Io vi voglio..."
"Non dirlo." E gli poggiò le dita sulle labbra mettendolo a tacere.
"Perdonatemi." Sussurrò.
"Sei l'ultimo della tua gente, perché mio padre ti ha lasciato in vita?" Noctis non glielo aveva mai chiesto.
"Per via dei miei occhi, essendo un anomalia la mia gente mi ha cacciato e stava per uccidermi, ma vostro padre mi ha salvato..."
"E tu nonostante tutto lo stai tradendo per me." Lo interruppe.
"È stato lui a convincerli a cacciarmi." Con tono duro. "Io sarò sempre dalla vostra parte."
Noctis rise, così facendo Lucifer aveva dato a lui uno strumento potente. Essendo Pasha l'ultimo dei demoni dell'aria poteva occultarsi in modo perfetto.
"Grazie amico mio."

Pasha demone dell'aria

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Pasha demone dell'aria

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