capitolo 27

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Archer era rimasto sull'uscio della cella mentre suo padre si svegliava, Tamara gli aveva fatto segno di avvicinarsi, ma lui non ne aveva avuto il coraggio. Conosceva l'odio profondo che suo padre aveva verso i demoni. Uno di essi dopo essere fuggito dalle prigioni aveva ucciso la sorella minore di loro padre.
Ascoltò le sue parole il tono della sua voce. Chiuse gli occhi per un lungo attimo e fece un respiro profondo prima di entrare nella cella.
Come suo solito suo padre non dava il tempo a nessuno di parlare. Tamara stava cercando, ma lui non sentiva ragioni.
Quando parlò vide suo padre irrigidirsi e girarsi appena verso di lui. Quando lo guardò l'orrore gli distorse i lineamenti. Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì alcun suono. Archer non disse altro, scosse il capo e uscì dalla cella a passo deciso.
Tamara si alzò dal fianco del padre pronta a seguirlo, ma lui l'afferrò per un polso e la trattenne.
"Lasciatemi andare da lui..."
"No!" Con tono deciso. Tyron scese i piedi dal letto. Era uno stolto. Come riusciva a ferire i suoi figli in quel modo? "Vado io."
Tamara lo fissò aggrottando le sopracciglia. Il tono con cui lo aveva detto era strano.
"Vengo con voi."
Tyron tentennò per un attimo, ma poi annuì.

Archer entrò in camera di Cadis, non avrebbe saputo dove altro andare, in effetti non sapeva dove altro andare. Infondo si aspettava quella reazione da parte di suo padre, dopotutto era un cacciatore, odiava i demoni, ma faceva comunque male. Si passò le dita tra i capelli biondi.
"Mi dispiace." Si girò al suono di quella voce. Suo padre lo guardava, ma non era sconcertato come un attimo prima, aggrottò le sopracciglia. "Vostra madre mi rimproverava sempre per il mio temperamento. Non sono mai stato bravo con voi. Era lei quella che sapeva sempre cosa fare."
"Capisco se mi odiate." Disse Archer guardandolo in viso, non lo stava accusando.
"Non ti odio. Come potrei odiarti." Gli si avvicinò. "Sei mio figlio... anche se non lo sei contemporaneamente."
"Cosa?" Dissero Archer e Tamara scioccati.
"Era per questo che volevo che entrassi a far parte dei cacciatori, volevo scongiurare questo." Disse indicandolo, suo figlio era magnifico, un demone superbo. "Appena avresti fatto il giuramento saresti stato al sicuro! Lui non avrebbe potuto reclamarti!" Gli si avvicinò. "Come potevo permettere che tu ..." Si interruppe.
"Come facevate a sapere?" Gli chiese Archer.
"A questo punto vi devo una spiegazione. È meglio cominciare dall'inizio." Si sedette sul letto e i ragazzi presero delle sedie. Stava per parlare quando guardò verso la porta. "Entrate, non c'è bisogno che rimaniate nascosti." Aveva percepito la presenza di Cadis e Gadriel. Quando i due entrarono lui guardò Cadis. "Sei comunque riuscito nel tuo scopo." Con tono duro.
Cadis lo guardò senza capire. "Non ricordate?"
"Non so a cosa vi state riferendo." Disse Cadis.
"Be' sedetevi, tra poco lo saprete." Tyron guardò Cadis, non stava mentendo, il suo sguardo era limpido, sincero.
Archer guardò Cadis. Adesso era più simile al sé stesso del passato, ma era anche il sé del presente. Si alzò per permettergli di sedersi e lui si mise alle sue spalle poggiandosi contro il muro. Tamara si andò a mettere al fianco del padre e Gadriel prese il suo posto sulla sedia.
"Faccio una piccola premessa. Quando avevo circa vent'anni anche io non volevo entrare a far parte dei cacciatori, mio padre era molto deluso dal mio rifiuto, nessuno della nostra famiglia aveva mai rinunciato a quella responsabilità, eravamo la guida dei cacciatori da secoli e non avrei rotto la tradizione. Una sera cercai di fuggire, mia sorella, più piccola di me di due anni decise di seguirmi e di fermarmi." Tacque per un lungo istante, poi fece un respiro profondo e continuò. "Un demone fuggito dalle prigioni ci attaccò, cercai di proteggerla, ma ero troppo debole. Uccise mia sorella e ferì me, se mio padre non fosse intervenuto sarei morto anche io. Così decisi che avrei combattuto quelle immonde creature per il resto della mia vita." Disse loro. Archer e Tamara conoscevano solo parte del racconto. "Così cominciai ad allenarmi e a cercare una sposa tra le figlie dei cacciatori...

Sposai Tristel due mesi dopo averla conosciuta. Era bellissima e coraggiosa, era una cacciatrice di tutto rispetto, dopo qualche mese di matrimonio lei scoprì di essere incinta e decise di tirarsene fuori, solo alle donne era permesso. Dal nostro amore nacque Tamara, la gioia della nostra vita. Combattevo con attenzione, il desiderio che avevo di tornare a casa mi impediva di essere avventato come ero stato negli anni precedenti al mio matrimonio. Tre anni dopo Trystel rimase di nuovo incinta, ma la gravidanza inizio quasi subito sotto una cattiva stella, stava sempre male e il medico le aveva proibito di alzarsi dal letto. Lei obbedì, non voleva mettere a rischio la vita del piccolo, ma nonostante tutti i consigli del medico e le sue attenzioni il bambino venne al mondo prematuro. Visse due settimane. Al ricordo la sua voce tremò. Lottò come un guerriero, ma anche i guerrieri si arrendono. Lo seppellimmo un mattino d'inverno, eravamo soli, una forte nevicata aveva imbiancato tutto. Non potevamo aspettare il sacerdote e quindi feci una piccola bara di legno, avvolsi mio figlio nella sua copertina e insieme a Trystel andammo nel cimitero di famiglia, scavare il terreno fu un'impresa ardua. Calai il piccino nel terreno freddo e poi lo coprii con la terra.
Trystel, non piangeva, non parlava, guardava solo il terreno freddo. Mi avvicinai e la presi tra le braccia. - Farò venire il prete al più presto - le dissi dandole un bacio tra i capelli. -andiamo a casa- Non potevamo fare altro. Stavamo camminando verso casa quando Trystel si fermò di colpo. - Che succede? - Le chiesi preoccupato.
-Non lo senti? - Mi disse guardandosi intorno.
- Cosa? -
- Un bambino sta piangendo. - Gli occhi mi si riempirono di lacrime. Forse il dolore la stava facendo impazzire? Trystel aveva desiderato un maschio fin dal nostro matrimonio. Amava Tamara, ma il suo sogno era dargli un erede.
- Tesoro, non può essere...- mi interruppi quando lo sentii anche io. Chi andava in giro con quel tempo e un bambino piccolo?
- Andiamo a vedere! – Mi disse con tono preoccupato. Così ci incamminammo nella direzione da cui veniva il pianto. Era vicino al giardino all'italiana. Ci addentrammo nella neve alta, ci arrivava sopra le ginocchia e camminare era un'impresa. Il pianto era sempre più forte. Ci fermammo un attimo a prendere fiato, ma sia Trystel ed io eravamo decisi ad andare avanti.
Ci fermammo di colpo, ciò che vedemmo ci lasciò senza parole per un lungo momento, un demone era seduto sul bordo della fontana e cullava un bambino avvolto in una coperta.
Trystel lasciò il mio fianco e si avvicinò al demone, cercai di trattenerla, ma lei non mi diede retta.
-Credo abbia fame. – Disse il demone guardandola.
Lei gli si avvicinò piano. -Non vi farò del male. - Disse alzandosi, era alto, i capelli biondi gli arrivavano a metà schiena, gli occhi rossi si puntarono su Trystel, ma non la guardavano con odio. -Potete aiutarmi? –
Trystel gli si avvicinò ancora e alzò il capo, lo guardò e gli offrì le braccia. Il demone guardò il bambino con struggimento e poi lo mise tra le braccia di Trystel, che scostò appena la copertina e lo guardò in viso e appena questo avvenne gli occhi le si riempirono di lacrime e cominciò a singhiozzare. Andai al suo fianco e guardai il piccino e il cuore mi si fermò in petto.
- Come...- Balbettò Trystel guardando il demone. – Archer, il mio bambino. –
- Il cucciolo era... è un guerriero non meritava di morire. – Disse, allungò la mano e gli carezzò i capelli biondi.
- Cos'hai fatto a mio figlio? - Gli chiesi con rabbia.
-Perché sei così arrabbiato cacciatore? - Mi chiese guardandomi confuso. -Avrei potuto scegliere chiunque altro, ma ho guardato nel vostro cuore. Sembrate brave persone. - Si interruppe. – be' si, nonostante siate cacciatori si intende. – Con tono ironico.
- Cosa volte in cambio di questo? – Non ero così ingenuo da non sapere che un demone non fa niente per niente. Lui mi guardò e rimase in silenzio per un po'. – Allora? -
- Per il momento, niente. Potete crescerlo come volete, ma mai dovrà diventare un cacciatore o...-
-Perché? - Gli chiesi e lui rise. Una risata aperta sincera.
- Perché lui non vi appartiene davvero in parte e anche mio. - Mi rispose. Stavo per dire altro quando notai che la sua immagine tremolava. – Non sei qui. –
- Sono morto, molti anni fa. Ho fatto un incantesimo potente per poter essere qui oggi. -
- Sapevi casa sarebbe accaduto? - Gli chiese Trystel.
- No, ma sapevo che lui doveva nascere prima di me ed eccolo qui. – L'immagine tremolò ancora.
- Stai svanendo. –
- Ho fatto ciò che dovevo. Lui è al sicuro. Non fatelo diventare un cacciatore – Le disse, poi e le carezzò una guancia. – Mi dispiace. –
- Di cosa? – Gli domando, ma lui non rispose, lentamente la sua immagine svanì nell'aria, i suoi occhi rimasero incollati su di te fino all'ultimo.

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