capitolo 24

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Deacon vomitò, si sentiva scombussolato.
"Fai qualche respiro profondo, tra poco passa." Gli disse Huriel guardandosi intorno nel sottotetto.
"Le altre volte non è stato così." Gli disse.
"Il tuo corpo è stato sotto stress, troppo tempo nella forma incorporea." Andò ad accendere un lume per illuminare l'ambiente.
Deacon respirò e poi prese una fiasca d'acqua che Huriel gli porgeva.
"Questa dove l'hai presa?" Si portò la fiasca alle labbra.
"Al villaggio quando ci siamo passati in mezzo." Gli porse anche del pane. "Mangia ti sentirai meglio dopo."
"Non c'è tempo..."
"Forza, e da ieri che non mangi, non è un bene se ti indebolisci. Non ci vorrà che qualche minuto. Io comincio a guardarmi in giro."
Deacon non protestò, mangiò il pane e bevve l'acqua per aiutarsi a ingoiare. "Pensi che abbia nascosto qui i suoi segreti?" Alla domanda di Huriel annuì con la bocca piena, ingoio il boccone.
"Questo pane è orribile, sa di muffa." Gli disse.
"Mi dispiace, capita quando sta troppo tempo immateriale." Gli rispose, avvicinandosi ad un baule. Aveva un grosso lucchetto. "Troppo banale. Sarebbe come dire, aprimi." Disse Huriel facendo saltare il coperchio. Dovevano comunque dare un'occhiata. Controllò l'interno, c'erano dei vestiti e qualche libro.
"Sono miei." Disse Deacon, aveva finito di mangiare il pane.
"Qui non c'è niente." Disse Huriel e aprì un altro baule e così via. Quando finirono di aprirli tutti lo sconforto li invase. In quel sottotetto non c'era niente che potesse essergli utile! Tutte cianfrusaglie del passato. "Dev'essere qui da qualche parte, deve aver lasciato qualcosa!" Sbottò esasperato, erano ore che cercavano e il loro tempo stava per scadere! "Dove l'hai nascosto!?" Disse Deacon, mentre si guardava in giro frastornato e preoccupato, quando posò di nuovo lo sguardo sul ritratto di sua madre. Gli si avvicinò e un sorriso triste gli piegò le labbra. "Era anni che non lo vedevo. Non me la ricordavo così bella."
"Vi somigliate un po'. Avete lo stesso taglio degli occhi." Disse Huriel, era bellissima.
"Mio padre mi diceva sempre che dovevo custodire il ritratto di mia madre come la cosa più preziosa al mondo... che lei vegliava su di me." La voce gli tremò. Se solo lei non fosse morta! Poi si pentì di quel pensiero, era egoistico da parte sua, se così non fosse stato chissà se Cadis sarebbe nato?
"Vostro padre l'amava, perché il ritratto si trova qui?"
"Prima del suo matrimonio con Cassidy era nella stanza da letto padronale. Mio padre lo osservava tutte le sere, questo lo ricordo come se fosse ieri, mi parlava sempre di lei, dell'amore che li univa. Che non aveva segreti per lei." Di colpo si avvicinò alla cornice e la scostò dal muro. "Reggila." Guardò il retro della tela, prese lo stiletto e tagliò in basso, facendo attenzione a non rovinare la stoffa, il rivestimento esterno però non era attaccato al dipinto. "C'è qualcosa."
"Fai attenzione." Gli disse Huriel, guardò Deacon estrarre una lettera e alcune pergamene legate con un nastro blu e insieme ad esse era legata una piccola fiala non più grande di un mignolo. Dentro brillava un liquido rosso.
Deacon si alzò e guardò gli oggetti che aveva nelle mani. La lettera era aperta e consumata dal tempo. Anche le pergamene che erano legate tra loro erano logore. "Leggi la lettera." Lo spronò Huriel e Deacon gli porse le cose che aveva in mano. Huriel posò il ritratto con delicatezza e poi le prese.
Deacon uscì il foglio dalla busta e lo lesse. Batté le palpebre confuso e aggrottò le sopracciglia. "Che succede?"
Deacon rimase in silenzio per un lungo attimo era spiazzato da quella scoperta. "Sono nato per essere il custode di mio fratello." Gli porse la lettera.
Huriel la prese. "Sicuro che vuoi che la legga?"
"Sì."

Lucifer guardava i demoni che aveva creato con soddisfazione, doveva ammettere che aveva fatto davvero un buon lavoro.
Un sorriso gli piegò le labbra. "Allora, che ne dici?" Chiese al capitano delle guardie.
"Sono davvero spietati come sembrano?" Gli chiese il capitano con preoccupazione.
"Hai paura?" Lucifer lo fissò con disgusto e un sorriso cinico sulle labbra.
"No mio signore, ma non sembrano in grado di avere discernimento." Era preoccupato di quello, un demone senza senno poteva diventare pericoloso pure per loro.
"Mi servono per vincere questa piccola disputa con mio figlio, poi li ricaccerò nell'oblio. Non potevo mica mettermi a perdere tempo prezioso!" Lo fissò con sé fosse in idiota per non aver capito una cosa così essenziale. "Ora possiamo andare da loro armati in maniera adeguata." Accavallò le gambe e lo fissò. "Tu hai fatto la tua parte?" Gli chiese guardandolo.
"Certo, ho trovato chi mi avete indicato."
"Allora conducilo al mio cospetto." Il capitano chinò il capo e andò a prendere l'umano. Lo trascinò dentro in catene, ferito e malconcio. Doveva aver lottato come una furia. "Il capo dei cacciatori, che onore." Disse con tono derisorio Lucifer. "Vostra figlia sarà felice di vedervi."
"Tamara! Cosa le avete fatto?!" Urlò Tyron Guardandolo con odio.
"Ancora niente purtroppo, ma grazie a voi tra poco sarà nelle mie mani lei e tutti quelli che hanno osato mettersi contro di me." Si alzò dal trono e scese i gradini che li separavano. "Voi mi servirete come un buon cagnolino e io la ucciderò in modo rapido..."
"Morirei piuttosto che..." Lucifer lo afferrò per la gola e lo costrinse a tacere.
"Se non lo fate, la ucciderò in modo lento e doloroso e poi ucciderò voi."
Il cacciatore lo guardò con odio. "Mi piacciono i vostri occhi. Allora?" Gli chiese.
"Vi aiuterò." Sperava solo che i cacciatori continuassero a seguire le tracce di Archer e fossero così pronti al loro arrivo.
Avevano scoperto dov'era diretto, aveva un brutto presentimento così aveva allertato gli altri cacciatori e li aveva mandati in suo soccorso se fosse stato il caso.
"E la scelta migliore."

Il principe ribelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora