capitolo 3

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Gadriel avanzò verso la porta della sala del trono, provò ad aprirla con l'aiuto di Huriel, ma anche unendo le forze non gli fu possibile.
"PADRE! NO!" Urlò sbattendo i pugni contro la porta di legno massiccio. Non poteva uccidere Cadis! Il ragazzo non meritava la morte! Non dopo tutto ciò che aveva passato! Era colpa sua se era in quella situazione!
Quando lo sentì urlare un brivido di terrore gli attorciglio lo stomaco. Suo padre lo avrebbe ucciso senza pietà!
"Dobbiamo aprire questa porta!" Disse Gadriel sbattendo il palmo della mano contro il legno.
"Non possiamo, solo vostro padre può." Gli rispose Huriel, anche lui era preoccupato per Cadis, aveva imparato a volergli bene.
"Lo ucciderà!" Disse Gadriel poggiando la fronte contro il legno.
"Il medico mi ha detto che chiunque poteva reclamare l'anima di Cadis grazia al segno che ha sulla schiena." A quelle parole Gadriel si girò verso di lui e lo guardò sconvolto.
"No! Cadis è mio!" Ebbe appena il tempo di pronunciare quelle parole che la porta alle sue spalle si aprì permettendo loro il passaggio. Gadriel entrò nella sala del trono e si bloccò di colpo, Cadis era svenuto tra le braccia di Lucifer: il capo reclinato all'indietro, il viso pallido, le labbra leggermente dischiuse, un rivolo di sangue gli scivolava lungo l'angolo delle labbra.
"Cosa avete fatto?" Stava per avanzare ancora, ma si ritrovò inginocchiato ai suoi piedi il capo chino. Stava per parlare di nuovo quando un urlo giunse da dietro le sue spalle. Huriel! Doveva liberarsi dalla sua costrizione! Ma lui era il suo signore! "Non fategli del male!"
"Ti sei rammollito?" Gli chiese con tono pieno di disgusto.
"NO!" Gadriel alzò il capo di scatto e lo guardò con rabbia. "Mi avete donato Huriel, mi appartiene! Non avete il diritto di punirlo perché obbedisce hai miei ordini!" Disse digrignando i denti per la rabbia. "Come mi appartiene Cadis!" Le urla di Huriel cessarono di colpo, sentiva il suo respiro affannato.
Lucifer afferrò il polso di Cadis e se lo portò alle labbra sfiorandogli la pelle e poi vi passò la lingua. "Com'è il suo sangue? Dolce come il miele più pregiato o amaro come il fiele dell'odio? Un ragazzo che vive esperienze come le sue non deve essere di animo buono." Disse lasciando andare il braccio che scivolò inerte.
"Cadis non è arido, la sua anima è buona." Affermò con tono fermo.
"Oh, ne sono certo." Un sorriso gli piegò le labbra. "È per questo che non vuoi condividerlo?" Gli chiese guardandolo. "Comunque ho risolto il problema."
"Perché?" A quella domanda gli occhi di suo padre si riempirono d'ira.
"Come osi!" Gli urlò contro, strinse Cadis, un gemito di dolore sfuggì dalle labbra del ragazzo, aveva già un sacco di cicatrici non gli importava infliggergliene altre, gli aveva affondato le unghie nella carne, lo lasciò andare e il ragazzo scivolò per terra ai suoi piedi. Poi si portò le dita alla bocca e leccò il sangue, un sorriso gli piegò le labbra, Gadriel non stava mentendo.
Cadis si girò su un fianco dando così le spalle a Gadriel, il marchio che aveva sulla schiena non era più infetto, ma si delineava chiarissimo sulla sua pelle. Era diventato rosso e nero. Quello significava che aveva due padroni!
"Avete sempre detto che un umano non può appartenere a due demoni! Perché avete infranto le regole?"
"Sono o non sono il re!" Gli disse con un sorriso crudele sulle labbra. "Quindi piegò le regole a mio piacimento." Si poggiò contro lo schienale del trono, poggiò le mani sui braccioli e li strinse, si lasciò sfuggire un sospiro. "Sua madre mi ha sacrificato la sua anima, mi spetta di diritto. Non era la prima volta che lo faceva comunque." Gli disse.
"Cosa?" Gadriel lo fissò scioccato, si alzò da quella posizione e si girò appena per guardare Huriel, stava bene e anche lui era inchinato al cospetto di suo padre.
Lucifer si alzò dal trono, con i suoi poteri fece fluttuare Cadis e lo prese in braccio. "Seguitemi." Ordinò loro.
Gadriel guardò Huriel che aveva alzato il capo di scatto. Si alzò e poi lo seguirono.
Lucifer entrò nella sua stanza da letto e andò a sdraiare Cadis sul letto. Poi si girò verso suo figlio. Sapeva, anzi no, sentiva che voleva avvicinarsi a lui, ma non osava per paura che lui gli facesse del male.
"Cosa intendete dire che non è la prima volta che cerca di sacrificarlo a voi."
"La prima volta, Cadis, aveva appena compiuto cinque anni. Lei lo condusse nel bosco e lo sdraiò sull'altare dei nostri avi. Aveva appena finito il rito e stava per affondare la lama quando il padre del ragazzo fece irruzione nel bosco e la fermò. Comunque la pazza, non tutti avrebbero fatto ciò che fece lei, non appena l'uomo le girò le spalle lo pugnalò alla schiena e lo uccise.
Quando cercò di finire il rito io fui costretto mio malgrado a fermarla, non poteva più sacrificarmelo, il sacrificio del padre gli offriva una protezione sacra. Quella donna urlò dalla rabbia, implorò, ma io le dissi di fare ritorno solo quando avrebbe macchiato l'anima del figlio. E lei lo fece, tre anni dopo, aveva assunto degli istitutori così severi che avrebbero reso l'anima del ragazzino arida. Ha fatto in modo che non avesse rapporti col fratello maggiore e sperava che col tempo, Cadis, credendosi odiato a sua volta lo odiasse." Lucifer guardò Cadis, nonostante gli avesse dato il suo sangue il ragazzino non emanava oscurità. "Quando la rividi la cacciai, le dissi che il bambino non sarebbe mai diventato cattivo o forse non ci aveva messo abbastanza impegno." La derisi.
"Allora perché adesso avete accettato il suo sacrificio?" Gli chiese Gadriel, non capiva.
"Com'era il suo sangue quando lo hai assaggiato la prima volta?" Gli chiese inarcando un sopracciglio.
"Come il nettare degli idei." Disse Gadriel.
"L'hai assaggiato in seguito dopo quella volta?"
A quelle parole Gadriel sbiancò. Certo che lo aveva fatto! Non riusciva a stare lontano da lui, ogni notte quando Cadis dormiva si avvicinava al letto gli incideva la vena e assaggiava il suo sangue, solo una goccia. Lo teneva nell'oblio per fa sì che non si svegliasse e lo vedesse. "Guarda il suo polso." Gli disse.
Gadriel obbedì, si avvicinò al letto e prese il polso di Cadis.
"Com'è possibile? Ho guarito le cicatrici..."
"Il desiderio di Cadis di esserti di aiuto le nascondeva alla tua vista."
"È per questo che puoi prendere la sua anima adesso?" Gli chiese con orrore. "La colpa è mia!"
"No, l'ho fatto perché sarebbe morto. Non potevo vederti soffrire a causa di un semplice umano." Disse avvicinandoglisi. "Lo ami?" Gli poggiò le mani sulle spalle.
Gadriel sapeva che era inutile mentire, suo padre aveva agito in quel modo a causa sua.
"Come se fosse mio figlio." Sussurrò piano guardandolo negli occhi.
"Null'altro?" Indagò ancora.
"NO!" Ed era vero, loro come demoni non facevano distinzione tra maschi e femmine. Per accoppiarsi andava bene chiunque, ma se erano dei ragazzini era ancora meglio. La cosa li appagava maggiormente perché erano loro ad istruirli. Li crescevano in modo che soddisfacessero ogni loro capriccio. "Cadis mi ha salvato, non gli farei mai una cosa simile!"
"Patetico." Disse con un sospiro. "Comunque adesso appartiene ad entrambi, ma te ne concederò l'esclusiva, per il momento..."
"Non accamperete diritti su di lui?" Non si fidava di suo padre, non faceva mai niente per niente. Quindi doveva avere un secondo fine.
"Non essere sciocco, certo che col tempo lui sarà mio, in fondo sono io il re. Voglio che lo istruiate, deve diventare un guerriero potente e spietato."
"Perché volete che faccia questo?" Chiese a quel punto Huriel, Gadriel lo fissava come se non credesse a ciò che aveva appena sentito.
"Cadis stanotte doveva morire. Io ho cambiato il suo destino, gli ho salvato la vita estirpando l'infezione e donandogli il mio sangue." Si spostò verso il letto e si sedette al fianco del ragazzo, allungò la mano e lo sfiorò con gentilezza. "Dovrà berne ancora se vogliamo che viva. E tu vuoi che viva!" Con tono basso, un sorriso duro gli piegò le labbra.
"Con ogni dannata parte del mio cuore." Gli disse Gadriel. Cosa stava macchinando suo padre?
"Comunque c'è ancora un ostacolo da superare." Lo guardò sorridendogli freddamente.
"Il libero arbitrio." Ribadì Gadriel.
"Sì, dovrà essere lui a scegliere, ho ciò che ho fatto stanotte prolungherà solo la sua agonia." Continuò con tono incolore. "E tu non vuoi questo, vero? Che muoia fra atroci tormenti."
"Parlerò con lui non appena riprenderà i sensi."
"Portalo via da qui. Mettete ordine alla villa." Gli ordinò. "Ancora una cosa." "Ditemi." Gadriel aveva preso imbraccio Cadis e se l'era stretto contro.
"Cassidy, lei è mia. Non alzerai un dito su quell'arpia. Non è riuscita a sacrificarmi un'anima oscura." Sorrise, il pensiero di farla soffrire lo riempiva di piacere. "Quando domani sera verrò, voglio sapere la decisione di Cadis e a quel punto..." rise al pensiero, "mi prenderò la donna."

Deacon guardò la lettera di Cassidy, l'aveva letta solo perché insieme vi era un invito di matrimonio. Dio, era disgustoso come riuscisse a irretire tutti.
"Andremo?" Gli chiese Tamara.
"Non posso mancare alle nozze. Anche se farei volentieri a meno di andarci." Disse buttando il biglietto di invito sul tavolo. "La gente spettegola già così, specie perché non permetto a Cadis di venire in città, se non andassimo al matrimonio che cosa accadrebbe?" Chiese in maniera retorica.
"Dovresti approfittare di quest'occasione per stare un po' con Cadis." Gli disse lei avvicinandosi al marito.
"Vedremo, ma non credo ci tratterremo." Si lasciò andare contro la spalliera della poltrona.
"Deacon..."
"No..." si alzò interrompendola.
"Non leggerai neanche la lettera che ti ha spedito?" Era addolorata dal suo modo di agire.
"Perché dovrei? Lo mantengo, non gli faccio mancare niente. Dovrebbe solo essermi grato!" Sapeva che il rancore che provava nei confronti di quel ragazzo era insensato, ma non poteva farci niente. "Gettala, come hai fatto con le altre."

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