diciannove.

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Scusa se ti guardo andare via e non ti dico niente, ma cosa cambierebbe una bugia?

Luna si tolse gli auricolari collegando poi il telefono allo stereo dell'auto di Dylan e continuando a canticchiare leggermente sovrappensiero sbattendo un pò troppo forte la portiera e mettendo poi in moto come se la musica non fosse mai stata interrotta. Era una di quelle abitudini che non riesci a staccarti di dosso nemmeno se lo vuoi con tutto te stesso, e lei aveva imparato a rendere il più possibile piene di musica e di arte ognuna delle sue giornate il che significava anche canticchiare praticamente ad ogni ora del giorno, a mezza voce senza cantare veramente, solo per il gusto di avere qualcosa nelle orecchie e per il gusto di farsi compagnia quando non c'era nessun altro nei paraggi. La sua voce si sovrappose a quella di uno dei suoi cantanti preferiti con le dita a tenere il tempo sul volante mentre usciva dal proprio quartiere e a mano a mano che si avvicinava al centro si immetteva sempre di più a fondo nel traffico di Los Angeles che mai dormiva veramente e che lei aveva imparato con il tempo ad amare e percepirla come casa. Amava perfino il traffico a quel punto. Amava le luci dei semafori che cambiavano colore e le macchine che andavano a passo d'uomo all'ora di punta, o i pedoni che continuavano imperterriti ad attraversare senza guardare davvero dove stessero andando con il rischio di farsi prendere sotto senza nemmeno accorgersene. Amava le schiere dei palazzi che le scorrevano tutt'intorno e i rigagnoli di pioggia che scivolavano lungo i marciapiedi. E lei amava anche la pioggia come quella che cadeva lenta quella sera, inesorabile con quel ticchettio che creavano le gocce cadendo picchiettando velocemente contro i finestrini e il tettuccio della sua auto. A Luna quel rumore piaceva da matti, era la cosa che preferiva di più. Lo sentiva come un rumore ordinato che scandiva i minuti del tempo, quelle gocce cadevano in ordine ma poi finivano sempre l'una sopra l'altra ed era il caos. La pioggia aveva imparato ad amarla fin da quando era una bambina e passava ore ed ore a guardarle quelle piccole gocce scivolare sui vetri delle finestre della cucina con una cioccolata calda tra le mani. Ne era sempre rimasta affascinata al punto tale che con il suo migliore amico dal quartiere giocava a rincorrersi e a saltare nelle pozzanghere schizzandosi a vicenda e tornavano a casa bagnati fradici dalla testa ai piedi pieni di fango. Poi era cresciuta e aveva amato camminare liberamente sotto la pioggia che le scrosciava addosso, che fosse solo una pioggia leggera o un diluvio a lei non importava. Lei aveva sempre visto tutto diversamente nella sua vita, e sentiva tutto diversamente e il rumore di quelle gocce d'acqua erano per lei come una dolce melodia. Ed era così che aveva trovato il suo modo per isolarsi dal resto del mondo, creare musica su qualsiasi superficie le capitasse sotto mano faceva parte del suo dna e qualunque cosa facesse non poteva cambiarlo. Era impossibile, era innato, glielo avevano visto fare con il bicchiere di carta del caffè, con la bottiglia di acqua mezza vuota, perfino sul volante dell'auto e sul muretto vicino casa, quando suonava tutto sembrava acquistare un senso non diceva una parola e se ne stava li per i fatti propri con due semplici cuffie nere a riempire tutto il suo universo rendendolo affollato, affollato di parole, di note messe in fila insieme un pò a ritmo un pò a caso. Quando l'avevano sentita canticchiare sotto voce per la prima volta, Scott in particolare che da sempre amava la musica in ogni sua forma proprio come lei tanto da creare una specie di band un pò rock nel suo garage, aveva fatto spallucce e le aveva sorriso.
" allora? Perchè la nascondi questa voce?"
Lui che come lei amava la musica creandola su ogni superficie disponibile non si sarebbe mai fatto scappare una voce come la sua. Da li l'aveva vista spesso con la sua chitarra nera stretta tra le mani che si muovevano libere su quelle corde, leggere come dei fiocchi di neve, un sorriso sulle labbra e un sopracciglio inarcato, e fu allora che si rese conto che la soluzione l'aveva distante ad un palmo di mano. Uno sguardo d'intesa era bastato tra loro due per capirsi al volo e creare insieme anche ad Arden un'esplosione. E a Luna il rumore della pioggia così come il rumore delle corde della sua chitarra piaceva da morire, in qualche strano modo le faceva sentire parte di qualcosa di grande e in pace con il resto del mondo. Era quel genere di suono che continuava a ronzarti nelle orecchie anche dopo aver smesso di piovere, quel genere di suono che continuava a restarti addosso come le parole di una canzone che fai di tutto per non ascoltare ma che poi capita all'improvviso alla radio e ti fa imprecare contro la prima cosa o persona che ti capita a tiro. Quelle gocce che si infrangevano contro il parabrezza e lo stridio di quelle corde forse un pò vecchiette le ricordavano così tante cose da perderne il conto. Le ricordava un vecchio disegno che aveva regalato a Maya, o qualche pagina sgualcita che aveva scritto tempo prima. A quei pensieri Luna sorrise tra se e se stiracchiandosi e poi grattandosi la punta del naso, guardandosi intorno mentre componeva a memoria il numero dell'amico portandosi il telefono all'orecchio e lasciando che squillasse. Tanto era ferma nel traffico che non dava cenni di miglioramento quindi tanto valeva ammazzare il tempo in un modo o nell'altro. Il sorriso le si allargò sul viso nel sentire le voci della sua sorellina insieme a quella di Scott perforarlo i timpani mentre chiamavano il suo nome con toni striduli provocando una risata smezzata scuotendo la testa divertita.
" ciao piccola peste"
" lo so lo so sono in un ritardo fottuto ma in mia difesa posso dire che è colpa di questo dannatissimo traffico infernale"
" ci manca la nostra cantante squattrinata fai presto"
Luna sorrise incastrando il telefono tra l'orecchio e la spalla mentre il traffico la si diradava leggermente permettendole di accelerare e procedere più spedita
" i ragazzi sono già arrivati?"
" no.. non tutti almeno"
" oh okay faccio presto giuro"
Aggiunse qualche istante dopo come se si stesse giustificando sentendolo ridere ed esultare allo stesso tempo svoltando ancora attorno all'isolato per cercare un parcheggio libero. Parcheggiò riprendendo a canticchiare a mezza voce con la voce di Maya dall'altra parte della linea che cercava di ricomporsi.

A un passo da te  (REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora