Trentotto.

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E lasceremo un fiore dove un fiore non può crescere, poi torneremo un anno dopo e gli daremo un nome, che c'è di male a stare fuori? Possiamo ballare con i tuoni?

Il cielo a quell'ora era rosso. Rosso come le fragole, come le guance di chi si imbarazza. Rosso come un cuore che batte all'impazzata. Dalla sua finestra si vedeva l'oceano, in lontananza, e il cielo sopra di esso sembrava essere dipinto dal più abile dei pittori, col sole che di secondo in secondo scivolava sempre di più dentro quell'acqua, tendendo l'orecchio lo si poteva quasi udire sfrigolare, e le nuvole colorate di rosa e arancio così come il mare stesso prima che sfumasse nel suo solito blu. Ma più che altro era rosso, tanto rosso da non poter evitare di posarci lo sguardo. Tanto rosso da far male. Tanto rosso da riuscire a mettere tristezza e allegria in un solo sguardo. Quel tramonto era rosso come la luce riflessa nei suoi occhi azzurri, rosso come le sue labbra struccate ma lucide e umide di saliva. Rosso come quel reggiseno in pizzo che indossava e che si intravedeva da sotto la maglia bianca leggermente trasparente e che non era nemmeno sua ma che le piaceva troppo per togliersela, perchè era impegnata del suo profumo e lei non riusciva a farne a meno. Rosso come il colore di quel poco di sole rimasto che sbatteva sulle sue guance mentre con quegli occhi azzurri osservava il tramonto davanti a se. Rosso come l'alone lasciato su quelle vecchie pagine un pò ingiallite che stava leggendo con gli occhi socchiusi. Quel tramonto era una bomboletta di vernice spray spruzzata apparentemente a caso nel cielo giusto per vedere cosa ne sarebbe potuto venire fuori, e a mano che i minuti scorrevano sembrava che ci fosse un pittore in equilibrio tra un'onda e l'altra pronto a scurire il rosso fino a farlo diventare rosa come la sera e poi blu come la notte che stava arrivando. Quel tramonto era come una lacrima solitaria sulla guancia rossa di qualche ragazza, era la tristezza di un giorno che si preparava a volgere al termine e scorreva rapido proprio come una lacrima bollente avrebbe fatto sulla pelle di qualcuno. Quel tramonto era rosso come la sua anima. Rosso come colei che leggeva e come colui che la guardava sotto quella porta a vetri. E lui era come un puntino di colore, un puntino di confusione, colore nel disordine. Colore nella sua confusione. E lei era un puntino di caos con sempre le magliette sparse ovunque, lei era la parte in quella camera che sembrava essere stata vittima di un tornado, tranne forse per quella libreria in cui regnava l'ordine più sovrannaturale, con tutti quei libri sistemati in ordine alfabetico tenuti come reliquie sacre di chissà quale religione.
Lui invece era colore che combatteva altro colore, ma era metodico, ordinato, una patina di bianco nato per rimettere al proprio posto ogni più piccolo pezzetto di quel grande caos. Lui era quel letto sempre rifatto e quei vestiti sempre piegati e riposati nell'armadio, lui era quella camera che sembrava davvero tale, anzichè la scena di una rapina. Persino quel piccolo tavolino bianco, che a tratti sembrava un campo di battaglia con tutti i copioni che ci buttava sopra in ordine sparso, in quel momento era stranamente in ordine senza matite e evidenziatori sparsi ovunque e senza quelle bozze che non aveva trovato mai il tempo di finire in quelle ultime settimane, nemmeno dopo essere tornato a casa. Ma per lui, lei, era colore nonostante il caos. Una punta di follia anzichè di disordine, era il mare dentro al quale quel sole si tuffava ogni sera ed era quel cielo che diventava rosso tutte le sere al tramonto, quel cielo scuro di notte ma pieno di luce. E chiunque la vedesse con i capelli lunghissimi lasciati sciolti sulla schiena si lasciava sfuggire un sorriso, prima o poi, anche se ad un primo impatto era impossibile capirla. Lei era i suoi occhioni chiari dove lui ci vedeva il più blu degli oceani con un tumulto dentro da far invidia al più profondo e glaciale dei mare. Lei era follia comunque si ponesse, dai capelli sempre ribelli, ai tatuaggi come scudo sulle vene, dalle magliette maschili che tanto amava. I suoi jeans strappati erano folli, le collane che non toglieva mai. Tutte le passioni per la letteratura, i cartoni della Disney e i supereroi, quelle si che erano folli, che andavano oltre i limiti del normale. Ma facevano parte di lei e non si poteva fare niente, ma a qualcuno tutta quella follia piaceva, qualcuno quella follia poteva anche amarla.
E quel tramonto era rosso quella sera. Rosso come il fuoco de suoi occhi posati su di lei che sentiva bruciarle la pelle mentre leggeva troppo distratta. Mormorò qualcosa di incomprensibile Luna sfilando la solita matita dalla presa delle sue labbra per sottolineare qualche passo di quel romanzo che aveva fatto un centinaio di volte sentendo improvvisamente uno sguardo penetrante addosso, un paio di iridi verde smeraldo che non la mollavano mai anche quando erano lontani. Ignorò il suo sguardo facendo finta che non esistesse, facendo finta che non le perforasse l'anima. E lui che continuava a guardarla quasi provocandola, che non avrebbe potuto smettere nemmeno volendo, che i suoi occhi sembravano come incollati con colla su di lei. Quel tramonto era rosso come la sua anima. Lei lo ignorò fingendo che quello sguardo non la sfiorasse minimamente, nemmeno di sfuggita, quando invece le faceva ribollire il sangue nelle vene e lui nemmeno lo sapeva, perchè i suoi pensieri per qualche assurdo motivo li riusciva ancora a tenere chiusi in un piccolo angolo nella sua mente che sembrava irraggiungibile, e mentre osservava quell'insieme di pagine con lo sguardo che aveva indosso la prima volta che lo aveva avuto tra le mani, continuava ad immaginare quegli scenari narrati in quelle pagine ormai vecchie, e nella sua mente iniziava a prendere forma l'immagine di quel tramonto che stava accadendo davanti a lei, fermandolo come un'istantanea foto dentro di se e rivivendolo abbassando le palpebre per un solo momento, di nuovo vivido davanti agli occhi come se il sole si fosse appena fermato, come non stesse tramontando e la notte non stesse prendendo il suo posto nel cielo ora più scuro, quasi notturno. Continuò a far scorrere i polpastrelli delle sue dita su quella carta consumata beandosi di quell'odore che lei aveva sempre amato, almeno finchè non lo sentì ridere sotto voce. Era quel genere di risata che seppur ci fosse abituata e conoscesse benissimo ogni volta riusciva a coglierla di sorpresa, quel genere di risata che le faceva fermare il cuore, che fermava il momento che arrestava il tempo e che sembrava essere in grado di fermare qualsiasi cosa nella stanza, persino il vento che soffiava fuori dalla veranda. Quel genere di risata che arriva all'improvviso e non avresti smesso di vederla brillare nell'aria, anche se poi finiva per sparire così com'era arrivata senza preavviso ma lasciando sempre una traccia del proprio passaggio, ogni fottuta volta. La sua era una risata roca, che gli risaliva lungo la gola grattando contro la trachea, una risata profonda, la sua, sensuale era dire poco. Era unica, una risata che la ragazza dai lunghi capelli chiari legati in una coda alta avrebbe voluto avere il coraggio di registrare solo per poterla riascoltare e riascoltare ogni istante della giornata, qualora ne avesse sentito il bisogno ogni volta che non avesse potuto farne a meno. Rifletteva quel che chi rideva si portava dentro, che fosse rabbia, dolore, egoismo o felicità, in fondo non faceva alcuna differenza, quella risata le entrava dentro la pelle lasciandola sanguinare a morte. Lo distolse lo sguardo da quelle pagine e dal tramonto che lentamente stava morendo dietro di lei per poterlo dedicare a lui, bello da mozzare il fiato con quella maglietta nera, le braccia incrociate a mettere in risalto i suoi muscoli, gli occhi chiusi in due piccole fessure mentre rideva. Guardarlo ridere era per Luna sempre una meraviglia, qualcosa di cui non si sarebbe mai stancata, e guardarlo ridere faceva venir voglia di ridere anche a lei. E lei sorrideva con gli occhi per non attirare la sua attenzione e poter così continuare ad ascoltarlo di nascosto, perchè non riusciva davvero a guardarlo. Smise di ridere dopo quella che a lei parve un'eternità ma continuò ad osservarlo come si osserva un'opera d'arte esposta in un museo. Osservando con il labbro inferiore stretto tra i denti, la testa inclinata di lato, e i capelli raccolti con qualche ciocca ribelle che le ricadeva morbida sulla pelle chiara, e mentre lei osservava lui, lui osservava lei e pensò che non aveva mai visto niente di più bello. Bella da cancellare tutto attorno a se, ogni rumore, ogni suono, ogni colore, perchè lei era tutto questo insieme e guardare lei era come guardare il mare di notte illuminato dal bagliore delle stelle e anche allora non sarebbe riuscito a guardare nient'altro che lei. Gli piaceva guardare e sapere che lei poteva sentire perfettamente il suo sguardo addosso perchè lei irrigidiva le spalle e poi le scappava un mezzo sorriso bellissimo. Ma a lui non importava di guardarsi per qualche secondo prima di prendere posto accanto a lei su quel dondolo troppo grande per una sola persona. Provò a concentrarsi di nuovo nonostante il piccolo contatto con le loro spalle e mentre Tyler avvicinava lentamente la sua mano su quelle stesse pagine pronto a girarle per scoprirne semplicemente delle altre, e vedeva i suoi occhi muoversi velocemente tra quelle righe, tra uno sguardo e l'altro. Si aspettava che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, ma Tyler non disse niente, nemmeno una parola, solo un respiro più pesante degli altri a scontrarsi contro la spalla sinistra di lei, abbassandosi leggermente per poter essere all'altezza del suo orecchio per permettere ai suoi occhi di essere perfettamente accanto agli occhioni azzurri di Luna. Si limitò a continuare a divorare quelle pagine insieme a lei una dopo l'altra con l'ombra di un sorriso ad increspargli le labbra. Fece finta di non accorgersi di come Luna trattenne il respiro sentendosi respirare contro il collo sentendo come le sue labbra le sfioravano l'orecchio.. ma se ne accorse.
" è il tuo preferito vero bimba?"
Le disse in un soffio immergendola in quel profumo di menta e tabacco, quell'odore che la fregava ogni volta.
Quel romanzo aveva appena assistito ad un sospiro seppur lieve di Luna, un sospiro uscito di soppiatto dalle sue labbra, come un ladro, di cui Tyler nemmeno si accorse, impegnato a lasciarle un bacio tra i capelli per poi scappare via da lei senza far rumore. Con lo sguardo perso tra quelle parole che ormai non leggeva nemmeno più, in balia del suono di quella risata che ancora le vorticava tra un pensiero logico e l'altro, in balia del fantasma di quel bacio che le aveva appena regalato, e mentre era corso dentro casa, solo per prendere una coperta, avendo come unico pensiero il modo in cui si era irrigidita sentendolo avvicinarsi o al modo in cui si era rilassata quando aveva sentito quel bacio leggero tra i capelli.. sembrava quasi assente. Assente almeno fino a quando, con gli occhi lasciati chiusi, non sentì di nuovo quel profumo dritto nelle narici e un calore sulle sue spalle. E non le servì riaprire gli occhi per rendersi contro lui era li, che aveva appena sentito quel vecchio libro scivolare via dalle sue mani per essere solo sfogliato da qualcun altro. Una coperta quella su di loro a fargli da scudo da tutto il resto, la sensazione di calore che la faceva sentire a casa solo tra le sue braccia. Si lasciò scivolare, lui, contro lo schienale di quel dondolo, fino a ritrovarsi seduto al suo fianco, con le braccia che si sfioravano tra di loro, prima di trascinare le gambe di Luna su di lui. Con l'odore di vaniglia di lei dritto nelle narici smorzato da quell'odore impossibile da replicare impregnato in quella coperta che sapeva di loro, con la testa voltata quasi completamente verso di lei, la vide sfiorare con i polpastrelli la carta riprendendo a leggere muovendo solo le labbra, senza pronunciare le parole. E la sentì farsi più vicina, fino a posare la testa sulla sua spalla, allora in quel momento si che anche lui si sentì a casa.
" stai bene?"
Gli disse Luna sbuffando una mezza risata sotto voce, e se ne pentì quasi subito quando il suo cuore perse un battito al suono della sua risata sussurrata che le arrivò alle orecchie con la lingua incastrata in automatico tra i denti. Dio era la fine del mondo quella risata, e forse Tyler l'aveva fatto apposta per attirare la sua attenzione, o forse no.
" me ne leggi qualche riga?"
La vide inarcare un sopracciglio.
" che c'è?"
Le chiese ridendo, incastrando ancora la lingua tra i denti mentre strofinava la fronte contro la sua.
" è tanto strano?"
Tanto strano ma la sua espressione riuscì a farla ridere, tanto da scuotere appena la testa, mettersi più composta e schiarirsi la voce, prima di sfogliare delicatamente quel libro che sembrava voler cadere a pezzi da un momento all'altro. Fece finta di non notare la vicinanza delle sue dita contro il suo collo mentre le scostava qualche ciocca dei suoi capelli chiari che erano sfuggite alla coda ormai disordinata mentre iniziava a leggere.
" mi degraderebbe sposare Heathcliff ora, così lui non saprà mai quanto lo amo, e non perchè sia bello, ma perchè è me stesso più di quanto io lo sia. Non so di cosa siamo fatte le nostre anime ma la mia e la sua sono identiche"
Recitò in un soffio, come un alito di vento portato dal mare, ma sua voce roca era così ancora più sensuale quando leggeva, e Tyler potè sentire i brividi formarsi lungo la spina dorsale parola dopo parola, parole che conosceva ma che detto da lei avevano tutt'altro sapore.
" noi separati e chi potrebbe mai separarci se è lecito? Non finchè avrò vita.. per nessuna creatura mortale"
Si bloccò sentendo le labbra morbide del ragazzo accanto a se, posate poco sopra la mandibola. Le si spezzò il respiro in due, poi, sentendolo sorridere contro la propria pelle. Fece per mormorare qualcosa, forse il suo nome, chissà cos'altro. Ma lui la fermò, allontanandosi appena per poi avvicinarsi al suo orecchio.
" continua bimba.."
Un sussurro con voce tanto roca da farle desiderare di morire ascoltandola. Un sussurro, prima che tornasse a posare le labbra sulla sua spalla, con gli occhi chiusi, in attesa di sentirla parlare ancora.
" okay continuo.."
Non seppe nemmeno lei in che modo riuscì a pronunciare qualcosa senza balbettare. Lo sentì annuire appena, prima che potesse riordinare i pensieri e ricominciare da capo.
" il mio pensiero più alto nella vita è lui. Se tutto il resto andasse distrutto e rimanesse lui, io continuerei ad esistere"
Si fermò ancora, Luna, sentendolo lasciare un bacio, nel punto in cui era rimasto immobile mentre lei leggeva, trattenendosi appena dal toglierle quel vecchio libro dalle mani, farla sedere sulle sue gambe e baciarla fino a sentirsi mancare il fiato. Un altro bacio, qualche centimetro più vicino alle labbra, stavolta, bacio che la ragazza interpretò come un suggerimento a continuare.
" e se rimanesse tutto il resto, e lui fosse spazzato via, per me l'universo si trasformerebbe in un grande estraneo"
Parola dopo parola sentiva le labbra del moro salire più su fino alla mandibola. Un millimetro alla volta, nella più piacevole delle torture. Prese un respiro profondo, pregando qualsiasi cosa esistesse oltre quel pezzetto di cielo, oltre quelle nuvole, di farle finire quelle pagine. Pregando di sopravvivere a quelle labbra tanto morbide.
" Linton è come il fogliame dei boschi che il tempo mieterà, lo so bene, così come l'inverno muta gli alberi, il mio amore per Heathcliff somiglia ai massi eterni che stanno sotto"
Paola dopo parola le labbra del ragazzo continuarono ad azzerare i centimetri che le separavano dalle labbra rosse di lei, causandole la pelle d'oca. Facendola sciogliere un secondo dopo l'altro. Facendole desiderare che smettesse, ma anche che quel momento non finisse mai e poi mai. E arrivare a pochi millimetri delle sue facendola voltare il viso verso di lui, mentre cercava disperatamente di riprendere fiato, mettere in ordine le poche parole che le rimanevano da dire. Il tutto nel tempo di un respiro. Il tutto mentre gli occhi di Tyler si scurivano attimo dopo attimo, immergendosi nei suoi, quasi riflettendoli, come in un qualche strano giro di specchi, senza che però ci fosse bisogno di specchio alcuno. E guardando nei suoi occhi, si accorse a malapena di perdere la presa su quel libro. Come si accorse appena del fatto che Tyler lo stesse allontanando da lei, dalle sue ginocchia, posandolo piano accanto a lui e fermandosi, col respiro spezzato contro le labbra di lei. I loro odori e i loro respiri e il colore dei loro occhi che si fondevano, come fossero sempre stati una cosa sola, come se in quei due anni che si conoscevano non avessero aspettato altro.
" Tyler.."
" ti prego dimmi che non mi sto sbagliando"
Mormorò prendendo un pizzico di coraggio in più, e avrebbe voluto dire dimmi che non mi sto sbagliando, non fermarmi ancora.
" no, non ti sbagli"
Mormorò e non c'era nient'altro che non fosse Tyler.
E se quel cielo scuro avesse potuto parlare avrebbe raccontato di come Luna si fosse dimenticata completamente di pronunciare le ultime parole di quelle pagine, e di come le sue labbra si fossero posate, o si fossero lasciate sfiorare, su quelle di Tyler. Avrebbe potuto narrare di come le loro labbra si conobbero, a poco a poco, senza fretta. Di come quelle di lei si schiusero al passaggio della punta della lingua di lui su di esse. Di come le mancò il fiato a sentire le sue dita stringerle i fianchi e sollevarla appena per farla avvicinare ancora di più al suo petto, o di come le loro lingue si incontrarono, timide, e poi sempre più sicure, veloci, fino a sentire il fiato mancare e doversi staccare di qualche centimetro per permettere all'aria di tornare in circolo. Il cielo però non poteva sentire gli odori, ne i sapori.. no quelli no. Luna tenne gli occhi chiusi per i secondi successivi, mentre lo sguardo di Tyler studiava la sua espressione in ogni minimo particolare. Dalle ciglia che sfarfallavano leggermente alle labbra schiuse, alla punta della lingua che scivolava in fretta sul labbro inferiore per catturare i rimasugli del sapore di tabacco del ragazzo. Aveva le guance arrossate e i capelli spettinati, gli occhi che si aprirono appena in tempo da guardare il sorriso timido e le labbra un pò gonfie del ragazzo che stringeva forte a sè. Per quanto avesse immaginato quel momento, nulla era paragonabile all'odore di Tyler. Nulla gli si avvicinava, nemmeno lontanamente. C'era l'odore di sigaretta, o quello del profumo che lei tanto amava, o quello del dopobarba alla mente, anche se era probabile che non facesse la barba da un pò. C'era anche un pizzico di cannella nel suo odore, ma per Luna era tutto un vortice. Non fece in tempo, meno di un secondo ed erano di nuovo incollati, con i respiri accelerati e le lingue che si cercavano. Con il sapore di tabacco e cioccolato che si mischiavano, con una punta di menta, facendole rendere conto di quanto lo volesse. Di quanto lo avesse sempre voluto, dal momento in cui era entrato in quel locale e di quanto era stata stupida ad aver cercato in tutti i modi di respingere tutto questo invece di viverlo. Lo voleva in quel momento più che mai, mentre intrecciava le dita tra i suoi capelli corti sulla nuca. E mentre la guardava negli occhi e le sfiorava le labbra gonfie con il pollice, anche lui si rese conto di quanto la volesse e di quanto l'avesse sempre voluta e desiderata e amata senza nemmeno accorgersi fino a che punto in quei due anni. La voleva mentre faceva scivolare le dita lungo il bordo di quei jeans neri a vita alta, che avrebbe voluto non fossero a vita alta, o che almeno coprissero di meno, perchè voleva sentirla. La voleva mentre si separava da lei a malincuore per riprendere fiato. La lasciò il bacio più dolce che potesse sulla fronte, stringendola a se e lasciando che nascondesse sorridendo il viso contro il suo petto. Rise nel suo orecchio continuando a stringerla perchè sentiva che era la cosa giusta da fare, che loro erano giusti. Con le mani strette restarono a guardare quelle piccole gocce di pioggia che picchiettavano contro il legno di quella veranda lasciando poggiare quella coperta sulle loro teste e rimasero così per minuti interminabili, occhi dentro occhi a sorridersi senza riuscire a smettere.
" sai una cosa?"
Riuscì a stento a chiedere la piccola, mentre le dita di lui si intrecciavano con le proprie senza troppa difficoltà quasi fossero nate nient'altro che per quello. L'anello all'anulare di lei che cozzava con quello di lui ma senza opporre resistenza, senza dar fastidio e senza fare loro alcun male.
" mi piacciono davvero i libri"
Le disse in un soffio abbassandosi di poco per posarle un altro bacio sulla tempia coperta da qualche ciuffo chiaro. La fece ridere mentre entrarono in casa con ancora quella coperta sulle loro teste. La fece ridere quando sorridendole con gli occhi le rubò un altro bacio o forse due. La fece ridere quando la prese in braccio ruotando su loro stessi con quelle risate che riecheggiavano nell'aria, senza dire nemmeno una parola, tra quelle mura testimoni di quello che stava diventando amore.. o che forse lo era già.

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