quarantuno.

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Ti va di essere felici
siamo una bomba atomica
- anto paga


Quella che era stata una normalità ormai non lo era più. Alzarsi presto per andare a lavorare e godersi l'alba fare capolino tra le nuvole grigie mentre guidava verso il set; salutare Holly con un bacio su una guancia e lasciarsi passare il caffè nero, assolutamente senza latte nè zucchero come ogni mattina; sentire il telefono squillare di tanto in tanto e la voce allegra del proprio manager rispondere, mentre lui faceva scorrere lo sguardo tra le varie macchine che riprendevano una qualunque scena, cercando di decidere quali fossero le migliori, quali andassero completamente scartate secondo lui e quali andassero bene per le anteprime; guardare intorno a sè con il solito berretto nero e la solita giacca di pelle nera addosso e catturare immagini di luoghi che conosceva da anni ma dei quali non riusciva mai a stancarsi; tornare in camera la sera e cercare di abituarsi un pò all'assenza di Luna in giro che lo aspettava e poi addormentarsi nello stesso con lei tra le braccia. Addormentarsi con la sua voce nelle orecchie, darle il buongiorno mentre lei faceva lo stesso vicino alle sue labbra. Ecco, l'ultima della lista era l'unica a non essere del tutto cambiata.
Perchè svegliarsi presto e svegliarsi da solo dopo una settimana nella quale non si era mai alzato dal letto prima della tarda mattinata, e quasi sempre abbracciato a quella ragazza, era quasi del tutto impossibile.
Perchè si era abituato al vento freddo sulla pelle, a far fatica ad addormentarsi la sera per le temperature decisamente più basse ma a dormire comunque con Luna quasi troppo vicina, e aprire gli occhi ogni mattina per vedere ormai una pioggiarella che sembrava perenne.. non era la stessa cosa.
Perchè il caffè che gli portava Holly ogni mattina quando avevano gli stessi orari non era più il caffè che si era abituato a prendere da quando per sbaglio una mattina aveva preso la tazza della più piccola, con zucchero, latte e caramello. Perchè aveva avuto un'intera settimana di vacanza o forse anche di più, e ricominciare a lavorare, passare ore a organizzare tutti gli eventi, tutti gli orari a volte assurdi delle riprese, i primi giorni gli era sembrato quasi di non riuscirci, di non riuscire più a farlo. Perchè era quella camera ad essere diventata perfetta nella sua mente, la sua ma forse non più solo sua. Quella casa con vista sull'oceano e i palazzi attorno così diversi, e il cielo che gli sembrava tanto un cielo diverso, come fossero direttamente in un altro mondo e non solo da una prospettiva diversa dello stesso.
Ma ecco, c'era sempre quell'addormentarsi, seppur gli facesse ancora strano farlo da solo, con la voce di una ragazza terribilmente lontana adesso nelle orecchie, sentirla sorridere mentre si preparava la solita tazza di thè mentre lui si stringeva di più sotto le coperte per sentire meno freddo. Meno freddo senza di lei. E augurarle la buonanotte mentre lei gli diceva di andare a dormire, che era tardi e che il mattino dopo doveva svegliarsi presto altrimenti quel viaggio sarebbe durato più del previsto.
Anche quello, da un certo punto di vista, forse non si sarebbe mai abituato. Ma solo a metà. La sua voce nelle orecchie, era abitudine.
L'essere lontani quando meno se lo aspettavano, non lo sarebbe mai stata.

Ci aveva messo più di una settimana a riprendere il ritmo di Los Angeles in pieno lavoro, dello studio dei copioni infiniti, del set, delle amicizie che aveva messo da parte in quella settimana che aveva passato con lei. Più di una settimana, e ancora non si era abituato a non averla più così vicina, a non poterla abbracciare quando voleva, a non poterla prendere per mano o anche solo a non poter più camminare fianco a fianco per strada.
Sentire la sua risata direttamente nelle orecchie, anzichè per telefono. Più di una settimana e ancora la ripresa della sua assenza faceva male.. tanto male da pesargli addosso anche quando in fin dei conti lui si sentiva più leggero del solito, avendo lasciato una parte di se stesso a lei, in un'altra città adesso. Avendo lasciato a lei una parte di cuore, e senza nemmeno essersene accorto. Più di una settimana, ma non ci era voluto così tanto a rendersi conto di quanto avesse avuto ragione Holly in aeroporto. Faceva più male della volta precedente, faceva male in un modo diverso ed era tutto completamente diverso. Lui era diverso, non aveva di che sentirsi in colpa, non aveva di che chiedere il permesso per amarla. Lei era diversa, aveva smesso di tenersi tutto dentro quando lo guardava. Lo erano diversi.
Perchè quando si prendevano per mano aveva un altro significato, perchè erano usciti insieme, perchè ora ogni volta che iniziava un tramonto a Tyler non poteva non venire in mente come l'avesse baciata sotto quel cielo rosso che si era formato sopra le loro teste e poi le gocce di pioggia che si erano infrante su quel tetto. Perchè aveva fatto fatica a lasciarla, in aeroporto. Perchè i suoi occhi azzurri intensi lo avevano quasi ucciso, e quelle lacrime che si erano formate subito dopo gli avevano inevitabilmente spezzato il cuore. Ma poi l'aveva baciata di nuovo, l'aveva sentita sospirare di sollievo contro le proprie labbra, e si era sentito dannatamente bene, seppur allo stesso tempo gli faceva male andare via e lasciarla li.
Insomma ma che gli prendeva, due settimane e sarebbe tornato a casa. Due settimane e sarebbe tornato a stringerla forte tra le sue braccia. Solo due settimane e sarebbe tornato da lei.

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