trentacinque.

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L'amore non segue le logiche, ti toglie il respiro.

Il sole era a malapena visibile dietro l'orizzonte, quando le palpebre di Luna si sollevarono quella mattina. A malapena era l'alba, eppure lei sembrava avere tutta l'energia del mondo addosso, quando di solito era la prima a voler rimanere a letto fino all'ora di pranzo e l'ultima a volersi scrollare il sonno di dosso tanto presto e tanto in fretta. Col sole che ancora faceva fatica a splendere, il buio a splendere al suo posto e lei che per una volta, una rarità, non avrebbe potuto tenere gli occhi chiusi nemmeno per un minuto di più. Un sorriso a metà a comparirle quasi per sbaglio sulle labbra e quel volersi alzare tanto presto, il non riuscire a stare ferma, lo sguardo mancato al cellulare lasciato spento sul comodino, la voglia di scrivere senza importarsi di cosa anche se fossero stati scarabocchi. Scrivere di loro e di quella distanza che stavano abbattendo giorno dopo giorno e questo la faceva sentire entusiasta e fare il conto alla rovescia dei giorni poi le ore i minuti e persino i secondi. Era anche peggio dei mesi precedenti, peggio ma molto meglio. Era ormai stanca di aspettare, avrebbe solo voluto più cose da fare per passare il tempo o che il tempo stesso volasse via più in fretta. Bastava stringere i denti per altre poche ore e ingoiare la mancanza straziante che aveva sentito di lui, lui che era sempre più vicino e questo la fece sorridere come una stupida davanti allo specchio alle sei di mattina il labbro stretto per un attimo tra i denti e sulla pelle la sensazione di avere Tyler tanto vicino a sè da poterne sentire l'odore prima di infilare il primo paio di jeans che le capitò sotto tiro e una maglia azzurra a mezze maniche extra larghe come sempre dello stesso colore dei propri occhi e con la manica ugualmente lunga da arrivare fino al gomito, i capelli sempre disordinati e nemmeno un'ombra di trucco. Era uscita di casa con tutta la calma del mondo portando con se solo una borsa con poche cose a pendere da una spalla e i piedi che andavano da soli accompagnati dal sole che iniziava a far capolino all'orizzonte. Camminava con il freddo dal quale si proteggeva con il cappuccio nero della giacca di jeans scura e le maniche che le scivolano fin giù le dita. Camminava su quel marciapiede umido di rugiada come la conoscesse a memoria fino al solito caffè, quello che ne aveva viste tante con lui. Uno dei suoi posti preferiti seppur lontano dove poteva andare a qualsiasi orario e non si sarebbero lamentati, avrebbe ordinato una cioccolata calda con i marshmellow sotto la panna in modo da farli sciogliere da Mike che lavorava li per mantenersi gli studi. Era solo la prima volta che si ritrovava seduta al solito tavolino accanto alla finestra ad un orario del genere. Era un deserto sia nel caffè che per strada al contrario della sua mente che lasciava uscire di getto le parole sul quel quaderno bianco come uno scarabocchio ma andava bene lo stesso. Un pensiero per quei mesi dove si era sentita intrappolata e uno per quegli ultimi giorni. Un pensiero per l'entusiasmo e uno per l'agitazione che però non riusciva a classificare come nervosismo. Uno per gli sguardi rubati e uno per quei sorrisi che facevano tremare il mondo. Un pensiero per quel pizzico di gelosia che aveva avuto quando Tanner e Melody si misero a ballare nel bel mezzo del salotto senza nemmeno la musica e lei di riflesso aveva sentito l'odore del moro alleggiare nell'aria e le parve per un attimo di risentire le sue braccia strette attorno alla sua vita con il respiro a scontrarsi tra i capelli. Era più di un pensiero in effetti e ora si stava sgretolando tutto davanti a se come fosse la cosa più naturale del mondo. La sua penna scorreva sulla carta bianca riempiendo una pagina di seguito all'altra con il tempo volarle intorno a lei e la tazza ormai vuota davanti a se. Il cellulare accanto a se prese a vibrare quasi facendola spaventare a morte e il cuore fermo per un attimo al centro del petto prima di ripartire all'impazzata. Il nome di Dylan a lampeggiarle sullo schermo a ricordarle come lui le avesse promesso di passare il pomeriggio insieme facendola borbottare un'imprecazione a bassa voce prima di rispondere alla sua chiamata, e una serie pressochè infinita di parole lasciarono le sua labbra prendendo forma una dopo l'altra tanto in fretta da far fatica a distinguerle e tanto da far scoppiare a ridere il giovane dall'altra parte della linea facendogli scuotere la testa divertito da quella ragazza dai capelli chiari che sembrava essere appena andata nel panico più totale, e per così poco, del resto. Lei non era a casa quando si era svegliato e anche Holly aveva alzato gli occhi al cielo, divertita a dir poco, immaginando la situazione, ma non era la fine del mondo e Tyler era uscito e non era ancora rientrato e non lo avrebbe fatto prima di qualche ora almeno e lei si era agitata per nulla, e anche senza traffico non sarebbe arrivato prima di lei.
" Luna prendi fiato"
Rise Dylan salutando la propria ragazza con un bacio veloce sulle labbra e un gesto della mano prima di scendere di nuovo le scale e camminare tranquillamente verso la propria auto. Luna prendeva fiato facendolo ridacchiare a mezza voce perchè era eccitata per quella serata e la capiva perfettamente, che probabilmente lui si sarebbe comportato allo stesso modo ricordando la prima volta che aveva vissuto una giornata del genere con Holly.
" dimmi dove sei che vengo a prenderti"
Aggiunse con un sorriso anche se lei non poteva vederlo allacciandosi la cintura e passandosi poi la mano libera tra quel ciuffo ribelle color caffè. Era buffa, Luna, quando si trattava di Tyler. Tanto buffa da far ridere ancora Dylan quando la sua voce gli arrivò di nuovo alle orecchie, il panico sostituito dal sollievo.
" sei il mio angelo Dyl sul serio"
Esclamò Luna le dita passate velocemente sul viso, a scompigliarsi la frangia e sospirare. Sollevata che il suo amico fosse così disponibile e non si facesse problemi davanti alle sue stranezze. A ridere anche lei con lui più tranquilla però quando il giovane le fece notare ironico e come non dovesse dirlo a Tyler.
" smettila di ridere e andiamo a fare una passeggiata mmh?"
Aggiunse poi continuando a ridere con lui riponendo le poche cose sparse nella sua borsa. Qualche spicciolo lasciato come mancia al cameriere e un saluto con la mano rivolto a Mike mentre usciva quasi di corsa. Chiudendo la telefonata appena in tempo per vedere la sua auto comparire da dietro l'angolo. Un sorriso sulle sue labbra struccate, le dita a sistemarsi una ciocca di capelli troppo lunga dietro l'orecchio e la borsa buttata con poca cura sui sedili posteriori prima di salire in macchina e baciare Dylan su una guancia. Aveva gli occhi lucidi talmente che erano luminosi, le labbra arrossate per le troppe volte che aveva finito per morderle e uno sbadiglio pronto a distorcerle quelle labbra da un momento all'altro, eppure sembrava emanare una luce tutta sua nonostante la stanchezza e i nervi a fior di pelle. La vedeva felice, Dylan, con la coda dell'occhio mentre guidava tranquillamente verso la spiaggia con la musica bassa a suonare dallo stereo e le dita a tenere il tempo sul volante. Luna invece giocherellare con la cintura di sicurezza premendo le dita sul bordo del sedile a domandarsi quanto tempo mancasse ancora.
" non ridere Dyl sembriamo sulle giostre qui"
Lo rimproverò la ragazza scherzando con lui.
" ma tu sei buffa"
Lei si lamentava proprio come una bambina capricciosa con quel suo tono lamentoso perchè lui sembrava volersi prendere tutto il tempo del mondo dopo aver parcheggiato, mentre lei, era una furia al punto da sbattere quasi contro lo sportello dell'auto. Lui lo stava facendo apposta, lo poteva vedere da come ridere sotto i baffi ed era irritante e avrebbe voluto anche prenderlo a pugni se solo non lo avesse adorato così tanto, se solo non fosse stato lui. E il sole batteva ancora forte su quel modo e le onde attorno a loro facevano ancora rumore mentre lei ripensava a quelle paroline.
" smettila di ridere okay Dyl tu ci stai tutti i giorni con la tua ragazza"
Gli fece notare puntandogli un dito contro, era accusatoria ma forse solo per scherzo, per gioco e si rese conto di quello che aveva detto solo pochi secondi più tardi quando un sorriso tremendamente malizioso si fece strada sulle labbra del ragazzo.
" volevo dire.."
Cosa voleva dire? Forse proprio quello che aveva detto.
" hai appena paragonato me e Holly a voi due lo sai vero?"
Aveva ancora il sorriso malizioso fermo sulle labbra spingendola leggermente con il braccio prendendola in giro
" potrei averti ascoltato e averglielo detto si"
Glielo disse sorridendo spensierata senza più nascondere l'imbarazzo sulle sue guance, e gli era anche grata per averla spronata, per averla anche fatta compagnia che seppur serena quel nervosismo lo aveva addosso stampato come un tatuaggio indelebile ma stavolta un nervosismo che le riempiva il cuore di pace.
" dio finalmente"
E risero forte entrambi perchè a volte le paure sono solo dentro di noi e nulla più.

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