Ecco il nuovo capitolo, perdonate l'attesa ma prima ho avuto problemi con l'account, poi ho deciso di modificarlo...questo capitolo mi ha fatto faticare parecchio! Ringrazio sempre di cuore chi vota e chi commenta facendomi sapere cosa ne pensa dello svolgimento della storia! Ellis.
P.s. Se trovate errori, perdonatemi, la stanchezza talvolta gioca brutti scherzi.
CAPITOLO VENTUNO – PROPOSTA
Mi alzo dal letto scostando velocemente le coperte, appoggio i piedi nudi sul marmo ed il freddo mi attraversa velocemente le membra, ridestandomi completamente. Mi passo una mano sugli occhi cercando di cancellare via la stanchezza di quelle notti insonni. Nonostante tutto quella notte ero riuscito a dormire un paio d'ore e quel sonno, seppur pochissimo, aveva permesso al mio cervello di analizzare più tranquillamente la situazione, arrivando ad una consapevolezza nitida. Dovevo andare da Silente. Quel dannato sclerato...chissà come mai è l'unico che in questi giorni non ha provato a parlarmi...chissà come mai. Quel pensiero mi fece alzare di scatto, camminando ad ampie falcate verso il bagno. Ne uscii dopo qualche minuto in boxer, dirigendomi verso il grande armadio tirando fuori i miei soliti abiti. Mi vestii velocemente uscendo dalla camera da letto, chiudendo la porta. Oltrepassai il corridoio lasciando aperta la libreria. Wiky! Chiamai, con il solito tono acido. In pochi secondi apparve di fronte a me l'elfa domestica. Il padrone ha chiamato Wiky, signore? La piccola creatura fece un grosso inchino, parlando. Si, cortesemente, portami un caffè doppio senza zucchero. Risposi, accomodandomi sulla poltrona accanto al divano, accendendo il fuoco con un rapido movimento di bacchetta, aprendo la nuova copia della Gazzetta del Profeta che era arrivata come ogni mattina puntuale tramite il camino. Wiky fa subito. E così come era apparsa sparì, in pochi istanti. Scorsi velocemente le notizie, leggendo poche parole qui e là, mentre attendevo il mio caffè. Dopo un paio di minuti la piccola elfa tornò, appoggiando la grande tazza con il piattino sul piccolo tavolino rotondo a pochi passi da me. Può fare altro Wiky? Domandò, mentre ripiegavo il giornale, poggiandolo accanto al caffè. Grazie Wiky, puoi andare. La congedai, iniziando a bere a piccoli sorsi. L'odore del caffè si espanse per tutto l'ufficio, svegliando i miei sensi ancora leggermente intorpiditi dalla mancanza di sonno. Finii di bere con calma il contenuto della tazza, riflettendo sul da farsi. Quando anche l'ultimo sorso di caffè fu ingurgitato posai la tazza sul tavolo, alzandomi con un movimento fluido, guardando l'orologio che segnava le nove e venticinque. A passo rapido uscii dall'ufficio, camminando spedito per i corridoi del casello che quella mattina erano più deserti che mai. Arrivai davanti al gargoyle e dopo aver pronunciato la parola d'ordine salii le scale a chiocciola, aprendo la porta senza bussare, con un'espressione a dir poco truce in volto. Tuttavia le mie aspettative furono deluse. Dove diavolo si è cacciato quel maledetto vecchiaccio? Pensai, mentre tornavo indietro sui miei passi. Scesi velocemente le scale dirigendomi in sala grande, sperando di trovarlo li, seduto sul suo trono a bere quell'intruglio dolce che era il succo di zucca. Arrivai davanti l'entrata della sala ma dentro non c'era nessuno. Ma che cazzo di scherzo è questo? Imprecai, passandomi una mano sulla faccia per l'esasperazione. In quel momento vidi sbucare dal corridoio davanti a me una Minerva decisamente assonnata, che a piccoli passi girava l'angolo camminando nella mia direzione. Ha Minerva...stavo cercando proprio te! Esclamai, attirando la sua attenzione camminandole incontro. La vidi alzare di scatto la testa con un'espressione un po' perplessa. Buongiorno anche a te Severus, è successo qualcosa? Rispose, avanzando gli ultimi passi nella mia direzione. No Minerva, avrei solo urgenza di conferire con Albus, mi sono recato nel suo ufficio ma è vuoto. Iniziai, cercando di restare il più impassibile possibile. Sai, di grazia, dove può essere? Finii, tingendo l'ultima domanda con quanta più acidità potei. Albus è uscito questa mattina presto per delle commissioni personali, mi ha detto che sarebbe tornato nel tardo pomeriggio, verso le 18. Ribattè, sorridendomi. Io sbuffai esasperato, portando gli occhi al cielo. Maledetto bacucco, proprio oggi doveva darsi allo shopping! Guardai la donna davanti a me e dopo averla ringraziata a mezza bocca mi incamminai verso i sotterranei, tornandomene nel mio ufficio. La giornata passò terribilmente lenta, contavo ogni ora su quel dannatissimo orologio, provando a leggere a fare pozioni, ma nulla riusciva a distrarmi. Pranzai di mala voglia, facendomi portare il cibo in ufficio da Wiky, nel pomeriggio tentai anche di uscire per fare una passeggiata sulle rive del lago nero ma ogni posto...ogni singola dannata cosa, ogni rumore, ogni odore, mi faceva tornare alla mente lei. Alle 18 in punto spalancai la porta del mio ufficio, chiudendola rumorosamente dietro di me, iniziando a camminare a passo di marcia in direzione dell'ufficio di Silente. Come poche ore prima, attraversai spedito il castello, arrivando davanti al gargoyle pronunciando la parola d'ordine. Salii le scale a chiocciola e senza bussare spalancai la porta dell'ufficio circolare, che sbattè rumorosamente sul muro dietro, entrando con una faccia che prometteva guerra. Vidi davanti a me Silente trasalire, seduto dietro la sua scrivania, mentre a causa dello spavento si versava sulla lunga barba bianca il thè che stava tranquillamente sorseggiando. Avanzai spedito nella sua direzione, mentre lo sentivo tossicchiare, cercando di pulirsi la barba. Severus!! Per Merlino, cosa succede? Mi hai fatto spaventare a morte! Mi disse, mentre prendeva la bacchetta dalla manica della tunica per levare le macchie di thè dall'abito e dalle pergamene che aveva inzuppato. Appoggiai le mani sul ripiano di legno, sporgendomi in avanti. Albus, ti assicuro che se non collabori morirai si, ma non per lo spavento. Ringhiai, troneggiando con la mia statura su di lui che per tutta risposta ridacchiò, risistemando la bacchetta al suo posto. Suvvia Severus, non faresti del male ad una mosca! Rispose, continuando a ridacchiare. Albus, fossi in te non sfiderei la sorte, PARLA. Sottolineai quella frase, stringendo il bordo del tavolo. Figliolo non capisco cosa intendi esattamente... Disse Silente, con una finta espressione innocente che sapevo bene essere totalmente falsa. Voleva solo temporeggiare. Albus, non fare il finto tonto con me, so perfettamente che sai...tu sai sempre tutto, quindi parla, prima che la mia pazienza sia esaurita del tutto. Ribattei, mentre Silente mi guardava con uno strano luccichio negli occhi. Ho capito Severus... Beh... iniziò, facendomi cenno di accomodarmi, acconsentendo seppur di mala voglia, devo purtroppo confutare la tua idea...io non so sempre tutto...io immagino solamente. Parlò, allisciandosi la barba ora tornata pulita, ed immagino che il tuo malumore di questi giorni c'entri qualcosa con la nostra cara ragazza...non bisogna essere dei ligilimens per comprenderlo, basta essere dei buoni osservatori. Finì, sorridendomi sornione. Io per tutta risposta alzai gli occhi al cielo, sempre più esasperato. Albus, non mi interessano ora queste cose, per me puoi leggermi nella mente, osservarmi, farmi pedinare, fa quello che ti pare, ma ora parla. Devo sapere dov'è Hermione. Ribattei a denti stretti, trattenendo la collera. Se vuoi saperlo da me, immagino che lei non te lo abbia comunicato, come mai? Ma soprattutto come mai ti interessa tanto saperlo? Domandò, iniziando a farmi spazientire davvero, mi stava facendo perdere solo tempo prezioso. Questi non sono fatti che ti riguardano, dammi solo ciò che voglio sapere. Ringhiai, stringendo i pugni. Hai ragione figliolo...hai ragione...e così è questo il motivo del tuo malumore di questi giorni...posso immaginare che tra voi due... la sua frase venne interrotta bruscamente da un mio pugno sbattuto violentemente sul ripiano davanti a me, così forte da far traballare gli oggetti e svegliare i presidi nelle varie cornici che iniziarono a borbottare sommessamente. ALBUS! Urlai, digrignando i tenti. Va bene ragazzo mio, va bene calmati, la nostra principessa grifondoro si trova a casa Weasley, come ogni anno da quando ha perso i genitori, è li dall'inizio delle vacanze e ho motivo di crede che ci resterà fino alla fine. Quell'informazione mi bastava, senza degnarlo neanche di un ultimo sguardo mi alzai velocemente, attraversando la stanza a grandi falcate. Severus aspetta, mi sembra di capire che tu voglia andare da lei...Iniziò Silente, facendomi voltare nuovamente. Ti informo che io e Minerva partiremo da qui tra meno di mezzora con una passaporta direzione la Tana. Siamo stati gentilmente invitati a cena dalla signora Weasley per l'ultimo dell'anno. Continuò guardandomi. Perché lo sai che oggi è l'ultimo dell'anno, vero Severus? Spostai lo sguardo, sentendomi colto in fallo. Per Godric...dove sono arrivato...ho perso perfino la cognizione del tempo. Beh comunque, se vuoi puoi unirti a noi. Finì Silente, guardandomi. No Albus, non ho necessità di una passaporta e poi...chi ti da la certezza che io sia diretto proprio li? Ribattei, tornando a guardarlo con la mia solita maschera di ghiaccio saldamente incollata all'anima. Nessuna certezza ragazzo mio...solo...immaginazione. Sorrise, facendomi l'occhiolino. Quella era davvero l'ultima che sopportavo. Mi girai uscendo dallo studio, chiudendo la porta dietro di me. Scesi gli scalini percorrendo a ritroso il percorso, arrivando nei sotterranei. Entrai velocemente nei miei alloggi dirigendomi a passo di marcia in camera da letto. Sapevo perfettamente cosa dovevo fare. Guardai l'orologio che segnava le 18 e 30, se tutto andava secondo i piani sarei arrivato li per l'ora di cena. Mi spogliai velocemente, entrando in bagno facendo scorrere l'acqua per riempire la vasca. Quando si fu riempita tutta entrai, godendomi un po' di quella pace, rilassando i muscoli tentando di far scomparire i segni della settimana infernale appena passata. Restai in quella posizione per svariato tempo, quando l'acqua era ormai fredda uscii, avvolgendomi con un asciugamano bianco mentre frizionavo i capelli gocciolanti con una salvietta più piccola. Uscii dal bagno dirigendomi verso la cassettiera alla mia destra. L'Aprii sfilando i boxer, una t shirt nera a mezze maniche, i jeans chiari leggermente strappati ed il maglione nero a collo alto. Mi infilai i vestiti e con un colpo di bacchetta asciugai i capelli. Infilai gli stivali di pelle neri e, aprendo l'anta dell'armadio tirai fuori un giacchetto di pelle nero, infilandomelo. Uscii dalla camera chiudendo dietro di me la libreria, guardando l'orologio che come previsto segnava le venti e qualche minuto. Camminai velocemente attraversando il castello vuoto, oltrepassai il portone d'ingresso fino al punto di smaterializzazione. Mi materializzai a pochi passi dalla grande casa di legno, da dentro si sentivano tante voci, risate, urla. Mi incamminai silenzioso, attraversando senza farmi vedere la grande finestra che lasciava intravedere dentro. Mi fermai un attimo guardando in direzione della vetrata, notando tutti seduti intorno alla grande tavola imbandita. C'era la famiglia Weasley al completo, Potter, Silente e Minerva, la fidanzata di Weasley tonto ed accanto alla più piccola della famiglia scorsi una chioma dorata ribelle. Una forte fitta mi colpì al centro del petto. Hermione... velocemente percorsi gli ultimi metri che mi separavano dal portone d'ingresso e con un movimento fluido ma deciso bussai sulla superficie di legno. Dopo pochi secondi la porta si aprì lasciandomi vedere Weasley tonto con la mano ancora attaccata alla maniglia. Sbuffai, alzando gli occhi al cielo. Non poteva andare peggio di così... Li riabbassai, fissandoli in quelli di lui, facendogli segno di stare zitto con l'indice, mentre con il pollice lo minacciavo di tagliargli la giugulare se avesse proferito verbo. Vidi la sua faccia cambiare una cinquantina di espressioni, dallo shock del vedermi li, la notte di capodanno, allo scandalo del vedermi li, la notte di capodanno, vestito come una persona normale, al terrore per la minaccia neanche lontanamente velata che gli avevo fatto. Si spostò tremante di lato, aprendo di più la porta per farmi passare. Entrai camminando lentamente, spostando lo sguardo intorno a me, osservando il grande salotto addobbato a festa e poco distante la porta che conduceva alla grande cucina dalla quale risa e chiacchiere continuavano ad arrivare incessanti. Sentii la porta dietro di me chiudersi e Weasley tonto superarmi, tornando in cucina, sedendosi. Mi incamminai, arrivando sulla soglia della cucina, appoggiandomi sullo stipite della porta a braccia incrociate. In una frazione di secondo non si sentì più alcun suono e l'aria nell'ambiente sembrava essersi gelata. Vidi Hermione sgranare gli occhi, cambiando diverse sfumature di colore in faccia, mentre la rossa seduta accanto a lei le afferrava una mano stringendola. I nostri sguardi si inchiodarono per interminabili secondi. Quel silenzio asfissiante venne interrotto dalla signora Weasley. Severus! Che piacere averti qui con noi per i festeggiamenti! Parlò, sorridendo, alzandosi dal tavolo, mentre io di malavoglia spostavo lo sguardo, abbandonando quello di Hermione. Non sono qui per i festeggiamenti. Risposi, secco, sciogliendomi dalla mia posizione, entrando nella cucina, camminando in una specifica direzione. Vidi Molly restare con la bocca aperta, mentre cercava con lo sguardo qualche appiglio. E allora per cosa sei qui Severus? Aiuto che prontamente arrivò da Minerva. Voltai lo sguardo nella sua direzione intercettando Silente che a stento tratteneva un risolino sotto la folta barba. Per prendere qualcosa che mi appartiene. Sibilai, acido, ricominciando a camminare nella direzione di Hermione, che aveva assunto un colorito pallido e sembrava esser sul punto di svenire. Continuai ad avanzare non badando a tutti gli occhi puntati su di me, soprattutto quelli fiammeggianti della rossa seduta accanto ad Hermione. Aggirai il tavolo fermandomi a pochi centimetri di distanza da quella chioma dorata. Hermione continuava a tenere il volto fisso davanti a lei, con lo sguardo perso chissà dove. Allungai una mano prendendole il mento, facendole alzare lo sguardo su di me. Per riprendermi ciò che è mio. Dissi, piegandomi verso di lei. Le afferrai il braccio, staccando la mano da quella dell'amica, tirandola verso di me, immergendo le mani nei suoi ricci. In una frazione di secondo incollai le mie labbra alle sue. Poi percepii l'aria risucchiata dai miei polmoni, il tipico strappo all'ombelico e lei ancora stretta al mio collo.
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Normal Rebel, Hermione Granger-Severus Piton
RandomUna storia diversa tra la studentessa più brillante (e ribelle) della scuola e il professore più cinico e bastardo del castello. Se siete quanto meno curiosi di sapere di cosa tratterà questa FF entrate e leggete il prologo e poi deciderete se conti...