cap.19

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La storia si sta evolvendo, ringrazio sempre di cuore tutti coloro che mi fanno sapere cosa ne pensano votando o commentando. Questo capitolo è leggermente più corto degli altri, ma a mio avviso più intenso :D. Ellis. 


CAPITOLO DICIANNOVESIMO – L'OMBRA DI UN SENTIMENTO

I festeggiamenti per la vittoria durarono ancora parecchi minuti, nella sala comune tutti acclamavano me ed Harry ed anche durante il pranzo. Quando scesi in sala Grande, che era tornata come prima dell'evento, buttai l'occhio sulle quattro clessidre segna punti e vidi che quella di grifondoro arrivava quasi al suo apice, contenta e soddisfatta pranzai insieme ai miei amici, chiacchierando. Quando mancavano dieci minuti alle 14 salutai tutti e mi avviai verso i sotterranei. Arrivai davanti alla porta dell'ufficio con diversi minuti di anticipo, bussai e non ricevendo risposta entrai ugualmente. Vidi che non c'era nessuno ed anche i suoi alloggi privati erano chiusi, mi ricordai di non averlo visto neanche durante il pranzo e quella costatazione mi fece salire dalla pancia uno strano senso di ansia. Passeggiai avanti e indietro per la stanza, aspettando, mentre quella sensazione che dalla pancia stava risalendo verso lo stomaco non dava segni di voler cessare. Cercai di razionalizzare, respirando lentamente, riflettendo su quanto quell'emozione fosse poco sensata, camminando ancora su e giù con le braccia incrociata. Nonostante cercassi di dare una spiegazione logica a quell'emotività dirompete che mi stava torturando, in quel momento non ne trovai, così, stufa di aspettare e stufa di quelle paranoie mentali che mi stavano facendo uscire fuori di testa, mi avvicinai alla libreria cercando quel famoso libro che stavo leggendo il giorno prima, trovandolo nella stessa posizione del pomeriggio precedente. Mi arrampicai sulla poltrona e lo afferrai, andandomi a distendere sul divano, decidendo che lo avrei aspettato leggendo, in modo da distrarre il mio cervello da quei pensieri e quelle sensazioni spiacevoli, sperando che così passassero. Mi sedetti e sfilai le sneakers, scalciandole sul pavimento, aprii la zip della felpa togliendola, restando solo con la maglietta grigia a maniche lunghe con lo scollo largo che mi ricadeva su una spalla lasciandola scoperta. Il camino era acceso e la temperatura nella stanza era troppo alta per rimanere imbacuccata in quel modo. Presi il libro che avevo lasciato sul tavolino basso davanti al divano e mi accoccolai con la schiena stesa sul grande cuscino che era poggiato sul bracciolo del divano, aprendo il libro sulle mie cosce piegate. Iniziai a sfogliarlo, ricercando la pagina che avevo iniziato a leggere, trovandola circa a metà e ricominciai esattamente da quel paragrafo. Andando avanti nella lettura avvertivo le palpebre farsi sempre più pensati, la vista far sempre più fatica a mettere a fuoco e la mia concentrazione piano piano si affievolì, lasciando la mia mente entrare in un altro mondo.

Va bene Albus, ora se hai finito di lodare ed elogiare i tuoi cari grifondoro io avrei da fare. Dissi esasperato, vedendo che Silente non smetteva di esaltarsi, dopo avermi fatto perdere il pranzo per parlare della Granger. Oh ma certo figliolo certo, la nostra cara ragazza ti starà aspettando ed un galantuomo non arriva mai in ritardo. Ribattè, ridacchiando. Per tutta risposta mi passai una mano sul viso, ancora più esasperato, non tentando neanche di ribattere, ne di dissuaderlo. Non so come ma quel dannato sclerotico sapeva e non aveva usato mezzi termini per comunicarmelo, ma la cosa che mi faceva più strano era che accettasse la cosa anzi, addirittura ne era concento ed eccitato. Mi alzai sbuffando, girando intorno alla mia sedia in direzione della porta, salutai a mezza bocca Silente e mi avviai giù per le scale a chiocciola. Controllai l'orologio mentre camminavo rapidamente in direzione dei sotterranei, imprecando. Merda...quel maledetto mi ha fatto ritardare di più di venti minuti. Sbuffai l'ennesima volta, camminando velocemente. Arrivato in prossimità dell'ufficio mi guardai intorno, cercando con lo sguardo dove si fosse cacciata quella ragazzina. Percorsi i metri che mi restavano guardando a destra ed a sinistra ma di lei neanche l'ombra. Ghignai all'idea del modo in cui le avrei fatto pagare quel suo ritardo...suo... Afferrai la maniglia della porta e abbassandola entrai nella stanza, chiudendo la porta dietro di me. Quando la serratura scattò un rumore simile ad un lamento mi fece sussultare. Afferrai la bacchetta camminando piano in direzione del divano, da dove avevo percepito venire quel rumore. Camminai, avvicinandomi lentamente al luogo incriminato. Arrivato a pochi passi vidi una chioma d'orata spuntare di qualche centimetro, camminai ancora e una miriade di ricci invasero il mio sguardo. Rifoderai la bacchetta infilandola nella manica della camicia e aggirai il divano. Mi immobilizzai alla vista di quanto mi apparve davanti. Hermione dormiva con la schiena distesa sul grande cuscino nero e la testa leggermente piegata di lato, appoggiata allo schienale del divano, le gambe appena piegate, la mano sinistra ancora a reggere il libro abbandonato sul suo grembo mentre il braccio destro rilassato sul fianco. La maglietta era calata lasciando scoperta una grossa porzione di spalla, il reggiseno nero spuntava per metà. Lasciai vagare lo sguardo su tutto il suo corpo, soffermandomi sulla pelle nuda, seguendo la linea della clavicola, il ritmo lento e costante del petto che si alzava ed abbassava, il collo pallido ed i lineamenti rilassati del viso, le labbra appena separate tra loro. Dovetti ricacciare indietro a fatica l'immane voglia di passare la lingua su quel meraviglioso corpo. Mi girai, staccando di malavoglia gli occhi da quella visione, slacciai il mantello gettandolo malamente su una delle due poltrone accanto al divano, dirigendomi verso la vetrinetta accanto alla libreria. Mi versai velocemente una generosa quantità di vino rosso in un calice e richiudendo la vetrina mi incamminai verso la poltrona, sedendomi, non mi sarei voluto perdere un secondo di più di quella visione. Quando mi accomodai lo scricchiolio delle assi di legno della poltrona la fecero muovere leggermente. La vidi abbassare una gamba, lasciando la presa sul libro che cadde con un tonfo sordo, portando la mano che prima stringeva il tomo sulla pancia, voltò il viso nella mia direzione e qualche ciocca di quei ricci ribelli le ricadde sulla fronte coprendo la guancia. Percepii le mie pupille dilatarsi, cercando di catturare il più possibile di quell'immagine. Restai con il bicchiere a mezz'aria mentre la vedevo portare distrattamente una mano a grattarsi l'incavo del collo scoperto da quella maglietta larga, mentre una piccola ruga di espressione nasceva tra le due sopracciglia perfettamente definite. Non l'avevo mai vista così donna come in quell'istante, nonostante stesse solo dormendo. In quel momento una strana sensazione di calore partì dal centro del mio petto, correndo veloce in tutto il corpo. Riscaldandomi come se una grande bolla di tepore mi avesse inghiottito. Mi voltai guardando il calice nella mia mano destra, ma solo pochi millimetri mancavano di quel liquido ed io, ero troppo intelligente per affibbiare la responsabilità di ciò che stavo percependo all'alcool. Un'emozione, era ciò che stavo provando. Non un'emozione fisica, non di desiderio carnale. Un'emozione che non aveva risvegliato il mio corpo, ma aveva iniziato a far sciogliere il ghiaccio. Nonostante lei stesse solo dormendo. Tornai a fissarla, imprimendomi negli occhi ogni piccolo particolare. Come ero solito fare anni, anni prima, con un'altra strega. L'unica che mi aveva rubato il cuore, che aveva scelto un altro, dandomi la sola possibilità di ammirarla da lontano, mentre donava il suo cuore a qualcuno che non ero io. Spostai lo sguardo, fissando il liquido rosso che ondeggiava nel calice. Mi ritrovai senza volerlo a sovrapporre quelle due immagini, presente e passato. Lei non era Lily... pensai ed un moto di tristezza improvvisa mi pervase... lei non era Lily...no. Tornai con lo sguardo sulla donna che giaceva davanti a me e quella sensazione di calore tornò, più dirompente di prima, distruggendo, spazzando via la tristezza, come un uragano, esattamente come era entrata lei nella mia vita. Lei non era Lily, lei era più testarda di Lily, più coraggiosa... riflettei, aveva combattuto una guerra poco più che bambina, lei l'aveva vinta quella guerra, portandosi addosso gli orrori, fiera come una leonessa. Lei era tenace, determinata e ribelle... continuai a pensare. Merlino quanto era ribelle, come quei ricci indomabili. Lei non si piegava, di fronte a niente ed a nessuno. Lei non era Lily, lei era più intelligente, più altruista, lei era più protettiva... costatai. Per Grodric se lo era, avrebbe sfidato la morte in faccia per proteggere i suoi amici. Lily non lo aveva fatto con me. Aveva desistito appena dopo qualche difficoltà. Lei non era Lily no...Lily non aveva mai dormito davanti a me, rilassata e tranquilla come capita solo quando ci si sente al sicuro. Lei non era Lily, Lily non si era mai sentita al sicuro con me...da me. Lei non era Lily, Lily non aveva mai fatto l'amore con me, non si era mai donata a me. Lei era molto più bella di Lily. Posai il calice sul tavolo, spostando per un attimo gli occhi, tornando subito ad ammirarla, come ammiravo la foto di Lily dopo la sua morte. Come un assetato guarda una fonte d'acqua. Ma Lily era morta, lei qui con me, per essere osservata, ammirata...amata. Quella fu la mia occupazione da quel momento in avanti.

Normal Rebel, Hermione Granger-Severus PitonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora