είκοσι οκτώ

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Poseidone teneva a freno il corso dell'acqua, per impedire che raggiungesse una velocità elevata ed essere catapultati sul terreno.
Era da tanto che continuavano a percorrere qual corso d'acqua, e Hyungsik, dato lo sforzo, iniziò a percepire la stanchezza che sentiva pian piano accumularsi nel braccio destro. Taehyung non se ne accorse, troppo impegnato com'era ad osservare ciò da cui era circondato. Quel posto era addirittura più tetro dell'oltretomba, mancava poco e gli sarebbe venuto il volta stomaco. Quello spazio che stavano percorrendo era abbastanza largo, le pareti era rocciose, e qualche volta si scorgevano degli scheletri umani e non tutt'uno con la pietra. Taehyung riusciva quasi a vedere le loro espressioni doloranti e le loro grida di aiuto, sospirò, consapevole che non poteva fare niente per salvarle.

<Dannazione, questa galleria è infinita.> sbuffò Hyungsik. Artemdie si risvegliò dal suo stato d'osservazione dell'ambiente circostante, rivolgendo un'occhiata al dio davanti a sé.

<Sei stanco?>Poseidone scosse la testa. Tae capí che era il contrario, ma purtroppo non sapeva cosa fare per aiutarlo.

<C'è qualcosa che posso->

<No, Taehyung, non ti preoccupare, sto bene. La pendenza sta diminuendo a mano a mano, perciò non sto avendo troppi problemi a contrastare la forza dell'acqua.> sorrise, anche se sapeva che non potesse vederlo, siccome si trovava alle sue spalle. Poggiò il mento sulla spalla di Taehyung con delicatezza. Il biondo divenne rosso, ma non disse niente, in fondo non era niente di male. In quel momento se ne accorse, di quanto gli mancasse realmente Jungkook. Avrebbe voluto sentire le sue braccia stringergli la vita, le sue mani toccarlo così forte da lasciare le impronte sulla sua pelle, i suoi occhi non staccarsi per nemmeno un millesimo di secondo dai suoi, e le sue labbra sulle sue. Era l'unica cosa che sarebbe riuscito a calmarlo in quel momento. Gli bastava anche uno stupido: "Sei mio cerbiatto."

Chiedeva troppo forse? Sospirò.

Quella notte Taehyung si era addormentato profondamente mentre osservava le stelle. Si era recato nel suo posto preferito, e aveva raccontato ad un cervo che passava da lì una piccola fiaba. Il cervo in qualche modo lo ascoltava incantato,e così anche Jungkook che l'osservava da lontano, senza farsi notare troppo. Anche lui si trovava lì senza un'apparente motivo, inizialmente, poi ha visto Taehyung mentre parlava con quel cerbiatto e si era fermato ad osservarlo. Lentamente gli occhi del biondo iniziarono a farsi sempre più pesanti, mentre continuava a raccontare la storiella a quell'animale. Lentamente si accasciò sull'erba senza nemmeno accrogersene. Il cervo rimase al suo fianco, o almeno finché Jungkook non lo fece scappare, giungendo vicino al dio della luna. Quella sera il satellite risplendeva sui suoi capelli facendoli sembrare più chiari di quanto già fossero. La sua espressione mentre dormiva era esattamente quella di un bambino. Il vento iniziò a soffiare, provocandogli brividi di freddo. Si accoccolò su se stesso, tentando di riscladarsi. Jungkook sospirò, abbassandosi fino a riuscire a guardarlo da una distanza di pochi centimetri. Gli spostò un ciuffo dalla fronte, mostrando la sua espressione alquanto corrucciata che cercava di capire cosa stesse succedendo intorno a lui. Jungkook sospirò. Non avrebbe potuto lasciarlo lì al freddo. Sembrava anche che stesse per piovere da un momento all'altro. Una motivazione in più per non abbandonarlo a se stesso. Gentilmente, con la preoccupazione di non svegliarlo, lo sollevo da terra. Il capo di Tae poggiò sul suo petto, e inconsapevolmente la sua mano destra si poggiò sulla spalla di Jungkook, per trovare un appiglio. Mugugnò qualcosa nel sonno, ma Ares non fu in grado so decifrarlo. Possibile che fosse conosciuta e parlata solo da Artemide. Sorrise, mentre con passo veloce si dirigeva al tempio; Taehyung aveva stampato sul volto un piccolo broncio arrabbiato che lo faceva sembrare un gattino indifeso.

<Quando dormi sei così tranquillo? Possibile?>ridacchiò da solo, stavolta sul volto di Taehyung c'era un sorrisino innocente.

<Incredibile...-sospirò il corvino- certe volte sai essere proprio uno stronzetto, ne sei consapevole?> non seppe nemmeno lui il perché stesse oarlando da solo, in effetti Taehyung stava dormendo e non avrebbe sentito propriamente ciò che stava dicendo, eppure sentiva i bisogno di parlargli in qualche modo.

Quando arrivarono alla camera di Tae, il moro lo lasciò sul letto con estrema delicatezza. Riuscì anche ad infilarlo sotto le coperte. A quanto pare aveva il sono molto pesante.

<Ci vediamo in giro cerbiatto.> gli accarezzò la guancia dolcemente, percorrendo la morbida curva. Uscì dalla porta in silenzio, senza farsi notare da nessuno in particolare, a quell'ora tutti erano caduti nel sonno più profondo.

Jungkook riuscì finalmente a giungere all'entrata del Tartaro. Notò il corso d'acqua che percorreva quella sottospecie di scivolo, opera di Poseidone, ne era consapevole. Stava cercando qualcosa intorno per riuscire a scendere. Si sentiva sempre più vicino al suo Taehyung, percepiva il suo cuore battere più forte del  normale. Era felice. Erano passate pochissime ore, ma il dolore era troppo da sopportare. Qualcuno, intanto si trovava alle sue spalle. Era uno degli Aloadi, che aveva preparato un agguato per il dio. Gli Aloadi erano due semidei, Oto ed Efialte. Avevano sviluppato un odio contro l'Olimpo, nonostante il loro padre, Poseidone, ne facesse parte. Crono l'aveva mandato per tendere una trappola al dio della guerra. Ares se ne accorse, e proprio quando il gigante lo stava per colpire, scagliò la sua lancia, colpendolo alla spalla, fino a farla uscire dall'altro lato del corpo. Jungkook non fece in tempo ad accorgersi del secondo, che appena ne ebbe l'occasione,lo colpí dietro la testa, facendogli perdere i sensi.


Sorry per il ritardo. Notte.

Greek Gods. KOOKV [ITA] Where stories live. Discover now