Daniel Ricciardo è sempre stato un ritardatario, ma quel giorno sta facendo decisamente del suo meglio. Christian lo voleva alle otto e mezza in pista per un briefing prima delle prove libere, sono le nove però e Daniel sta ancora correndo per il paddock del circuito spagnolo per cercare di arrivare nel box prima di superare il livello massimo di sopportazione del suo Team Principal. E di Helmut Marko, che è arrivato con largo anticipo rispetto al solito per il grande evento di quel gran premio.Il suo pupillo, Max luce dei suoi occhi Verstappen, avrebbe corso il suo primo weekend sulla monoposto del suo top team.
Christian teneva particolarmente a quel briefing anche perchè sarebbe stato il momento in cui il nuovo team RedBull Racing si sarebbe ufficialmente consolidato e forse, forse, Daniel stava facendo particolarmente tardi proprio per quello.
Deve ancora decidere come sentirsi a riguardo. Insomma, il suo compagno di squadra è stato spazzato via come un granello di polvere dopo quattro stupide gare da mediocre. Cacciato senza ritegno per fare spazio alla nuova generazione di campioni.
Questo cosa faceva di lui? Cosa rendeva la sua posizione più salda di quella di Daniil? Avrebbero fatto anche a lui una stupida chiamata, un giorno qualsiasi nel pieno della stagione, per dirgli che non c'era più posto per lui? Che doveva retrocedere in Toro Rosso? Non l'avrebbe sopportato. Daniel amava la RedBull, i suoi meccanici, la sua bella macchina, persino Christian Horner, e non voleva assolutamente perderli. Non voleva perdere neanche il suo compagno di squadra però, invece il fuori di testa del Paddock probabilmente in quel momento aveva già le chiappe sulla vecchia macchina di Kvyat.
L'australiano è arrabbiato, ecco cosa.
Non è un'emozione che gli appartiene quindi non sa bene come esprimerla, ma è ovunque. Nel suo eccessivo ritardo, nella maglia termica nera che indossa al posto di quella sua solita bianca, nella piega rigida di quelle labbra famose per regalare i sorrisi più belli del circus.
Gli sarebbe passata, anche presto probabilmente. La sua corsa verso il box, però, è così. Piena di brutti pensieri, incertezze e rabbia sotto il sole alto nel cielo spagnolo.
Quando entra nel box Christian quasi non gli getta le mani al collo. E' così in ritardo che non riesce neanche a beccare il suo compagno di squadra, la cui macchina esce in pit lane per l'inizio delle prove libere.
<<Muoviti entra in macchina, ti spiego via radio i programmi>> borbotta Christian, afferrando la spalla di Daniel e tirandolo fin quasi a farlo entrare nell'abitacolo della monoposto. Gli lancia persino il casco, che grazie ai riflessi pronti l'australiano riesce ad afferrare al volo.
Il lavoro durante le prove per fortuna è leggero perchè la testa di Daniel, in realtà, è tutt'altro che focalizzata sulla pista. Trova più volte la macchina di Max negli specchietti, sorprendendosi ogni volta di vedere quel trentatré sul muso. Così simile al proprio numero, così diverso da quello del vecchio compagno.
Probabilmente il fatto che sia Max ad aver sostituito Daniil contribuisce a renderlo arrabbiato, e nervoso. Chiaramente Daniel lo conosce, anche se mai da soli si sono trovati diverse volte a parlare nel paddock, o agli eventi Red Bull. Combinazione ogni volta qualcosa faceva sbottare Max, che di conseguenza girava sui tacchi e spariva dalla circolazione. Questo non aveva certo contribuito a dare una bella impressione del giovane olandese. O belga. O di qualunque nazione fosse il biondino scontroso.
Daniel era amico di tutti nel paddock.
Max invece era un'incognita per lui.Lo rendeva persino nervoso. Come non esserlo, visto che era forse l'unica persona al mondo a non ridere alle sue battute. Non solo. Aveva anche paura che da un momento all'altro potesse dargli una testata, o un pugno, o cominciare a spaccare cose. Quegli occhi azzurri, tanto chiari quanto instabili, davano l'impressione di essere succubi costantemente del caos che si sprigionava perennemente in quella testolina. Incorniciati da un'espressione da stronzetto, ti guardavano e non riuscivi mai a capire se stesse progettando come farti male o magari quello fosse il suo modo di reagire alle battute. Gran bel modo di merda.
STAI LEGGENDO
THE THREE OF US // MAXIEL
Hayran KurguIl 3 è un numero che mi perseguita. Ce l'ho tatuato sul braccio da prima che tutto iniziasse. Lo vedo ovunque, ci rincorriamo a vicenda. 3 è il numero civico di casa, 300 i metri che la separano dal confine con Monaco, 3 le volte in cui ho provato...