IV

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(Logan Steel)

Alla fine è sabato sera, verso le sette e io sono già sotto le coperte per la noia che giocherello con la mia vecchia e scassata console Nintendo a un gioco che avevo finito quando avevo sette anni e continuo a rigiocarci per sfizio, quando in mezzo allo scontro con il capopalestra di tipo coleottero, Hailey mi chiama e mi invita a uscire in città. Non ho voglia di uscire, ma lei ha già attaccato.

Giusto per trovare man forte chiedo a Henry se posso uscire e lui mi dice di sì.

«Stai scherzando? No! Devi dire di no. Non voglio uscire» sbuffo annoiato.

Henry stacca l'attenzione dal TV. «E allora di' a Hailey che non vuoi. Passi le serate del weekend chiuso in casa a giocare al PC, se ti vedi con un paio di amici per me è okay.»

Forse è dovuto al fatto che Henry è mio fratello ed è giovane a fargli considerare quell'idea, ma per non litigare accetto la situazione e torno in camera mia contrariato. Butto all'aria alcuni vestiti fuori moda da un bel pezzo e mi rendo conto di una cosa: cosa si mette la gente per andare in un pub? Non ci sono mai andato. Devo vestirmi con una camicia, in jeans o con delle mutande di pelle?

Ad attirarmi, probabilmente, non è l'idea di uscire con Hailey e Colin, ma proprio di uscire e fare il «trasgressivo» in un locale in centro. Non voglio che Henry pensi che non ho amici e sto per diventare un serial killer. Lui esce spesso con i suoi colleghi di lavoro o vecchie conoscenze.

Decido di mettermi una semplice maglietta dei Linkin Park azzurra, dei jeans scuri e con la giacca di pelle penso tra me che potrebbe andare bene. Ammainandomi di coraggio, esco fuori dalla mia stanza e zampetto fino in cucina. Lui, appena mi vede, ridacchia.

«Che hai da ridere?» sbotto offeso.

Mi indica e dice:«Niente, è che pensavo che è la prima volta che ti vedo uscire la sera. Di sabato. Non so se esserne fiero o preoccuparmi. Conoscendoti però sono sicuro della prima. Vai in una discoteca, quale?»

Ho come un lieve sospetto che potrebbe farmi un'improvvisata senza avvertire e se gli dessi il nome errato potrebbe chiamare l'FBI o rinchiudermi in casa finché non avrò finito il liceo, così scrollo le spalle.

«El Diablo. Lo ha scelto Hailey. Vado con lei e Colin.»

Finge di conoscerlo. «Divertiti e fai attenzione. Salutami Hailey e Colin, mi raccomando.»

Lui mi scarmiglia i capelli e io faccio un guizzo all'indietro, non volendo che mi metta in disordine i capelli. Lui ride e io cerco di saltare alla sua altezza per scompigliare i suoi, tuttavia sbatto il ginocchio su una sedia ed esco imbestialito con il sottofondo delle sue risate, stringendomi nelle spalle in un rossore appena visibile. Aspetto e prendo l'ultimo autobus, sedendomi a fianco ad un signore che russa attaccato al finestrino.

Hailey mi ha fatto visita molte volte in questi giorni e alcune volte Colin era con lei. A Henry piacciono i miei amici e forse è per questo che invece di comportarsi come un fratello normale e vietarmi l'uscita, me l'ha concesso con un sorriso tra le labbra.

Devo dire che l'El Diablo non ha un aspetto tanto «demoniaco» visto da fuori. Il locale ha una forma semplice, quasi un cubo allungato, nero, senza finestre che fanno entrare una luce naturale. Non posso fare a meno di chiedermi come sia l'illuminazione dentro e da dove vengano quelle grida eccitate. Gonfio il petto. È sabato sera e tutte le luci sono ancora accese, soprattutto quelle dell'El Diablo, dai colori blu e viola, i quali si mescolano e si riflettono nel cielo con un appunto di favore di visione. Alcuni stanno uscendo, ma molti entrano. Devo distogliere lo sguardo dalle luci al neon sfavillanti e rivolgerle alle mie mani, intanto che nel mio occhio si forma un pallino verde e rotea come un ubriaco su e giù per poi scomparire. La musica a palla si sente persino fuori.

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