VII

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(Eleanore Steel)

«Vedi che hai capito, in fondo sei un ragazzo intelligente» esclama Eleanore, esaminando la disequazione che ho fatto e sorridendo.

Arrossisco. Logan alza lievemente la testa e smette di tamburellare la penna sul quaderno di trigonometria.

«Spieghi bene.» Lei ridacchia. «No, sul serio. Il professore parla con termini matematici e io non capisco niente, invece tu rendi le cose all'osso ed è molto più semplice arrivarci.»

Logan sghignazza, pungendomi con la punta della matita il dorso della mano. «O forse tu sei tanto scemo da non capire lui.»

Mi raddrizzo e prima che Nora possa interferire, sbotto:«O forse tu sei tanto un pallone gonfiato che tua sorella ha dovuto far imparare prima a te la matematica che a me.»

Lui mi mostra i denti e la sorella interviene. «Stai zitto, Logan, ha ragione. Sei sempre così collerico, prendi una tazza di tè e calmati, per favore. Sembri un cane.»

Il ragazzo si alza dal tavolinetto del soggiorno in cui stiamo tutti facendo i compiti, va in cucina e mette il pentolino dell'acqua sul fuoco. È scalzo. Non l'ho mai visto in pantaloncini fino al ginocchio prima di oggi. Ogni sua nuova mossa è sempre una scoperta per me, come molte volte i suoi tatuaggi o i suoi piercing.

«Ne vuoi una tazza anche tu, Reggi?» domanda cordialmente Nora, in un tono gentile. Dico di no. Eleanore solleva la testa e si rivolge al fratello:«Stai attento con quell'infuso. Tre minuti al massimo, altrimenti diventa uno stimolante.»

Logan strabuzza gli occhi «Cosa cazzo vai a comprare?» abbaia.

«Era in offerta. Accontentati e stacci attento» apostrofa la donna.

Metto il quaderno di matematica dentro lo zaino e piego per bene i fogli usati, per sicurezza uso una busta di plastica e la infilo nell'album ad anelli.

Logan tira via la bustina e soffia sulla tazza, roteando gli occhi. Prendendo la giacca, il cellulare posato sul tavolino vibra. Trasalisco e guardo lo schermo. Eleanore si avvicina. «È tuo fratello che sbuffa perché non ti ho lasciato ancora andare?»

Lo chiudo, negando. «Nah, mio fratello non mi avrebbe chiamato, sarebbe qui con il retino per riportarmi a casa» dico e lei mi sorride.

Logan si avvicina, il bicchiere nella mano. Noto con dispiacere una punta di sospetto nel bagliore dei suoi occhi. «Chi è allora?» chiede con impertinenza, tanto che la sorella difende il mio spazio e io, non tanto per privacy o per farlo infuriare, lo informo con malizia.

«È Nick. Un compagno di scuola. Era...»

«Nicklaus, eh?» Smorfia-Occhi al cielo-Ghigno. Pessima combinazione.

Traggo un sospiro, appesantito per causa sua. «Sì, ecco... Nick mi ha detto che c'è questo tipo di concerto al Midnight dove lui fa il DJ. Mi ha detto se volevo andare lì e...»

Mi interrompo. Oh, cazzo, ma perché mi guarda così duramente?

È solo una mia impressione? Per nulla. Nei miei continui battibecchi con lui sono arrivato a un livello di comprensione del suo ego che non pensavo mai di arrivare. Stizza, forse, poiché se prima Nick era un suo amico, adesso è il mio. O magari è solo impietosito da quel ragazzo che si mostra simpatico con quelli come me.

Do una veloce sbirciata allo schermo del cellulare, tentando velocemente di digitare una risposta, benché con un movimento furtivo al mio fianco mi faccia riporre il cellulare. Logan si sporge verso di me, presumibilmente dalla posizione del braccio stava pianificando di rubarmi il cellulare di mano e ficcanasare, adesso è corrucciato nel tempo in cui si siede a tavola e gusta il suo tè bollente. Fa una smorfia e cerco di non sorridere.

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