XV

120 19 0
                                    

La vita è sempre stata monotona. Quattordici anni di monotonia, tra alti e bassi, tra la scuola e i miei passatempi, amici e musica. Si può dire che sono nato monotono, con una vita già lenta. Non ho mai avuto grandi scosse nella vita e non ho mai desiderato il contrario. Fino ad adesso, per lo meno. Fino a quando Logan non è entrato nella mia vita.

Ho cominciato a desiderare di più, ad uscire dal mio guscio di insicurezza e a provare a divertirmi veramente come un ragazzo della mia età, senza preoccuparmi di niente. Questo mi ha portato a Hailey, Colin e a Nick, ma anche a Marcus, Elly e inevitabilmente a Logan. Logan è stato come una bomba a orologeria, ha attivato un processo di risanamento più grande di me, lo ammetto, è stato come una ventata d'aria fresca.

Adesso ho capito che la normalità mi spaventa: mi spaventa continuare a svegliarmi ogni giorno alle 6:00 precise, mettermi sotto la doccia, fare colazione, andare a scuola, studiare e stare con Henry, per il semplice fatto che devo comportarmi così e basta. Non voglio diventare come Marcus e Elly.

Henry mi dice di aver conosciuto una ragazza a un party di halloween e la vuole rivedere. Dice che è molto simpatica, è più grande di lui di due anni e questo lo fa sentire strano. In modo buono però. In ogni caso si frequentano da alcune settimane e questo mi permette di sfuggire a molte situazioni.

Vado da Colin a passare la serata insieme, invece di fare i compiti giochiamo a League of legends insieme e, quando si fa sera, mi da un biglietto dell'autobus in regalo.

Dio benedica Colin.

Chiamo Henry per dirgli che sto tornando a casa.

Lui: «Stai tornando?» È quasi incredulo.

Io sospiro. Forse si aspettava che dormissi da lui. «Sei ancora con quella ragazza?»

Dall'altro capo del telefono sento ridacchiare.

«Non aspettarmi alzato, okay?»

«Io non aspetto mai nessuno.»

Spero che mio fratello si diverta, se lo merita e ho voglia di stare da solo stasera. Anche se ho cenato a casa di Colin, insieme ai suoi genitori, ho una strana voglia di schifezze e film nostalgici. Immagino una delle mie solite serate: gelato, film e depressione.

La notte è fredda, ma il mio giaccone è caldo e mi piace soffocarmi dentro. La strada è lunga, ma camminare, ora come ora, mi fa schiarire le idee. Guardo le persone passarmi vicino e mi chiedo se hanno gli stessi miei problemi.

È quando giro l'angolo che mi ritrovo testimone di una scena alquanto patetica o forse terrificante. Dapprima non ci credo e taglio dritto, ma quegli occhi verdi che mi fissano possono essere solamente di una persona al mondo. Gli corro incontro e mi getto da lui: Logan è seduto a terra, schiena contro il muro, una gamba distesa. Ha la faccia imbrunita di uno strano colore scuro, un labbro gonfio e il naso sanguinante.

Alcune persone si sono fermate a guardare, ma nessuna è intervenuta, nessuna che ha pensato che gli servisse aiuto o un'ambulanza. È ferito? Che faccio? A volte la stupidità delle persone mi ha sbiancare.

Non so che fare. Dov'è Elly quando serve? Non chiamerei Marcus nemmeno se fosse l'ultima persona della Terra a poterlo tenere in vita... Forse sì, ma non è questo il caso.

Gli afferro le spalle. «Che ti è successo?» Quasi urlo e lui si limita a fissarmi, respirando. «Parla, pezzo di idiota!» lo sprono. Non mi risponde e io sono ad un passo per perdere le staffe. Non ero pronto psicologicamente alla sua presenza, volontaria o no.

Il fatto che è qui, da solo, in mezzo a tutta questa gente e in queste condizioni, può significare solo una cosa.

«Io chiamo un'ambulanza.»

NicotineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora