Elly balbetta. «Ma... Non puoi farlo.»
Io non la guardo.
«Sì, posso, invece. In ogni caso non posso lasciarti andare dopo che hai visto la chiavetta.»
Tiro un pugno a John con tutta la rabbia che ho dentro, riuscendo a centrarlo sulla linea del mento con le nocche. Devo essere molto arrabbiato poiché lui quasi cade a terra e riesco a far diventare quella porzione di pelle subito di un colore vivo e scuro. Stringo i pugni minaccioso. Lui fa dei passi e mi ritorna il colpo con forza mentre Marcus mi tiene in piedi.
Odo un rumore forte, poi un gran mal di testa, proprio sopra l'occhio. Un riverbero lungo di sangue mi cola dal sopracciglio e mi fa bruciare altamente la ferita. Mi ha sbattuto la testa sul tavolo. Mi ritrovo a terra, in confusione. Vedo le scarpe di cuoio di John davanti ai miei occhi. Poi non le vedo più.
Qualcuno mi alza di peso e sento l'improvvisa voglia di vomitare.
«Dannazione!» urlano.
Il mio viso si inclina. Elly sembra spaventata. Mi posa una mano sulla fronte. Ha tra le dita qualcosa di rosso. Marcus stringe i denti. John si piazza davanti a me con fare allarmato.
«Apri gli occhi. Mi servi, ragazzino.»
Vomito. Ai miei piedi, quasi crollando, ma vomito e me ne sbatto di dove sono o con chi, ma mi sento meglio. La poltiglia verde e gialla cola ai miei piedi e lì in mezzo c'è una piccola chiazza bianca, rotonda. Mi pulisco la faccia.
«È ubriaco» rettifica Marcus, tirandomi indietro da quella roba puzzolente.
John si avvicina, mi guarda gli occhi e alza i suoi. «Cretino» lo insulta. «Non è ubriaco. Ha preso della droga. L'alcol non ti mantiene così lucido.»
Marcus strabuzza gli occhi e allunga la testa per guardarmi. So cosa sta pensando e non ci crede.
John fa spallucce. «Dagli qualcosa e fallo dormire, domani starà meglio. Una pastiglia non è niente. Ah, Marcus, non mettergli più le mani addosso. Pagherai tu stesso le conseguenze, altrimenti» ordina lui. In questo stato non servo a granché.
«Non potete tenermi qui» dico con voce debole.
«Finirà tutto domani alle otto di sera. Mentre Marcus ed Elly faranno una bella figura davanti a Christian McMaine, l'agente di Black e White, tu verrai con me a Miami. Una breve sosta e poi vedremo, che ne dici? Diventerò io il tuo nuovo fratello maggiore!»
Se avessi ancora vomito glielo sputerei in faccia, eppure mi sento troppo fiacco.
«È tutto pronto?» domanda Marcus stancamente.
«McMaine è d'accordo. La gente vuole qualcosa di nuovo e io gli ho promesso due nuove star. I due fratelli non sono più sull'onda della novità. Non vi preoccupate, McMaine detiene il voto vincente della giuria. Saremo tutti felici.»
Tutti, a parte me.
Non so come ho fatto esattamente ad addormentarmi tra l'ansia e il pianto, ma a conti fatti, dopo essermi sfogato, ho chiuso semplicemente gli occhi e il mondo ha smesso di girare. John ha portato un paio di coperte e mi ci sono avvolto per proteggermi dal freddo. Marcus mi ha dato da bere e non sono sicuro di cosa è successo dopo. Elly era seduta e sonnecchiava, ma quando mi sono svegliato non c'era più. Marcus deve averla riportata a casa.
Apro gli occhi, ma sono pesanti e ancora sonnolenti. Mi duole la schiena e un braccio. Dormire per terra è terribile. Ho un alito pessimo. Devo aver vomitato ancora.
«Dormito bene? È metà pomeriggio» esclama una voce.
«Sta' zitto, Logan» mi lamento.
Appena mi rendo conto di quello che ho detto alzo gli occhi con un sorriso sghembo, ma è solamente il solito Marcus a essere davanti a me. Lui strabuzza gli occhi e scoppia a ridere mentre il mio sorriso lentamente si spegne e diventa una smorfia triste e delusa. Persino John, periodicamente attaccato al computer o al cellulare, ghigna. Devo essere un bel divertimento.
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Nicotine
Chick-LitLIBRO III - Reginald Rebley ha quattordici anni e sta per iniziare la sua nuova vita scolastica alla Formey Academy, un prestigioso istituto musicale a Chicago che vanta di sfornare nuovi talenti nel genere musicale. I suoi sogni vengono brutalmente...