XIII

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Dopo la questione dell'allarme le cose sono proseguite in ottimo modo. Ho spiegato in modo semplice e sincero alla preside quello che era successo, escludendo Marcus. Se avessi detto che qualcuno mi stava inseguendo avrebbe voluto sapere il nome del bullo e sarei finito in guai peggiori. Ho detto perciò che stavo portando il registro alla professoressa, ma che sono scivolato e per errore ho sbattuto contro il vetrino dell'allarme. Per fortuna non ci sono state conseguenze, né con gli studenti né con le forze dell'ordine. Non mi ha messo note disciplinari o sospensioni, però mi ha comunque messo in punizione.

Penso lo abbia fatto solo per dare il buon esempio agli altri, non a me. Nonostante ciò, direi di essermela cavata abbastanza bene.

Henry, al contrario, ha cominciato a pensare – presumo - che mi comporti come un piccolo delinquente solo per farmi accettare dagli altri, se non da Logan stesso. Non mi ha ficcato la testa nel freezer, per lo meno, ma ho potuto dire addio per sempre alla mia vita sociale.

L'amicizia con Logan è diventata più reale di quanto avessi immaginato nei miei sogni: mi saluta in corridoio, ci scambiamo qualche parola, di tanto in tanto e la parte migliore è osservare le facce strabiliate degli altri ragazzi, compresi Colin e Hailey.

Ho dovuto stare più attento a Marcus e a qualunque cosa stesse facendo, perché anche con il sospetto in vena, lui e Logan mantennero una salda amicizia. Non ne ho parlato mai con lui. Dopo i primi giorni, fatti soprattutto dalle occhiate lugubri di Marcus, ha smesso di interessarsi alla questione, ritenendosi al sicuro.

Per questo mi sono rivolto a Nick.

«Sei diventato scemo? Hai sbattuto di nuovo la testa senza che me ne rendessi conto?» mi attacca e io corrugo la fronte, palesemente offeso dai suoi continui dubbi. «Va bene, okay, mettiamo in conto che hai ragione, dopo cosa vorresti fare? Chiamare la polizia, dirlo a Logan o a chi?»

«Nick, per favore, non dico che Marcus stia trafficando armi o droga, voglio solo sapere cosa fa» gli spiego paziente mentre lui sbatte gli occhi.

«E se non facesse proprio niente, cosa faresti in quel caso?»

«Lascio perdere. Ti giuro che se non trovo niente lascio perdere tutto» gli prometto.

«Cosa?»

«Hai sentito. Niente più complotti o teorie, nulla. Basta. Sarò solo un normale adolescente che si dedica alla scuola e ai suoi amici, va bene, ci stai?»

Lui mugugna qualcosa, ma è davvero difficile dirmi di no, soprattutto da quando mi deve un favore per la notte che mi ha lasciato bere come un alcolista (sono in punizione anche a causa sua e, infatti, devo sempre appartarlo a scuola per parlargli perché dopo la fine delle lezioni devo sempre tornare direttamente a casa a studiare, o come Henry lo vuole chiamare) e perché so sempre prendere il suo punto debole.

In ogni caso, il primo indizio che posso avere si trova all'El Diablo e non potevo naturalmente sperare che mi facessero entrare in mattinata senza nessuna autorizzazione. Henry tre volte a settimana, dipende dai turni, fa il pomeriggio al lavoro e, seppure mi telefoni, non può sospettare che io non sia a casa.

Nick oggi è libero e ha acconsentito, dopo vari giri di parole, di accompagnarmi all'El Diablo e di far finire questa storia una volta per tutte.

Il buttafuori e alcuni ragazzi volontari al locale stanno disponendo alcune cose per la serata e preparando un programma per l'arrivo repentino di halloween così ci hanno fatto entrare a patto di non intralciare i lavori.

Il locale ha un che di diverso, ma mi pare normale abbastanza dato che senza luci ed effetti strani sia un edificio comune agli altri. Nell'aria aleggia un vago odore di detersivo.

NicotineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora