XIX

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«Parti?» domando incredulo.

«Vado in Italia con i miei a Natale, a sciare sulle Alpi. Ci vado tutti gli anni, è una tradizione. Viene anche Nora, quindi è l'unico momento dell'anno in cui i miei e mia sorella smettono di litigare e si godono due settimane di pace sulla neve. Un vero miracolo.»

Logan è accanto a me, con la schiena contro la parete, seduti entrambi sulle scale di un piano della scuola. Questo è l'ultimo giorno prima delle vacanze di Natale. Tra di noi incorrerà un oceano vero. Mi chiedo se al ritorno sarà cambiato qualcosa.

«Sarà difficile trovarmi a quella quota, il segnale non prende quasi mai» pondera.

«Sarai irrintracciabile?»

«Per due settimane» spiega.

«Due settimane» ripeto, facendogli eco. Ancora due settimane senza di lui.

Lui mi guarda. «Questo è l'ultimo giorno in cui ci vediamo» riflette e vorrei che non l'avesse detto. Odio le cose scontate.

«Ti odio» gli dico furente.

Vorrei andare con lui, o meglio, vorrei che non partisse e basta.

Lui mi sorride. Si sporge verso di me. «Li vuoi sedici baci?»

«Eh?»

«Un bacio per ogni giorno in cui staremo lontani» ridacchia.

Gli tiro una gomitata, alzandomi. «Sei una testa di cazzo, Logan» gli urlo, andandomene via.

«Buone vacanze, Reginald.»

Lo odio veramente quando fa così.

Che orrendo modo di salutarlo, mi dico dopo un giorno.

Sei stato un deficiente testa di cazzo, mi dico dopo tre giorni.

Dopo sei giorni, oramai non penso più niente e rivivo la scena di me che me ne vado sbattendo i piedi giù per le scale, arrabbiato. Non l'ho nemmeno salutato decentemente. Credevo mi stesse prendendo in giro. Non volevo andarmene via in quel modo.

Come da programma, Logan ha il cellulare sempre irraggiungibile e da giorni non entra più nei suoi social preferiti, tant'è che penso sul serio che sia da qualche parte sperduto nel mondo.

Provo a non pensare alle cose più assurde quando, per tutto il tempo, Logan non mi chiama.

Logan non è morto in montagna.

Logan non è morto sotto una valanga.

Logan non è morto perché ha litigato con sua sorella.

No, scuoto la testa, lui sta bene. Se morisse lo sentirei.

Da quando non c'è più Logan a occupare le mie giornate, queste sono state più faticose da far passare. Troppo tempo libero. Ho studiato, mangiato e dormito, ricominciando poi da capo, ma di veri progressi non ne vedo quasi nessuno.

Le cose, anche a casa, scorrono tranquille. Henry ha preso le ferie dal lavoro e passa più tempo con me. Facciamo più cose insieme e ne sono felice. Compro i regali per i miei amici: una trousse per Hailey, un libro per Colin, delle cuffie nuove per Nicklaus e un buono per un massaggio per Henry. Alla fine, il mio saldo è stato in rosso. Pericolosamente rosso. Decido di fargli un CD con dentro le nostre canzoni preferite, una cosa personale e spero possa andargli bene perché non no né soldi né inventiva. Scarico perciò le migliori canzoni dei suoi gruppi rock e metal preferiti, intervallandoli con alcuni miei, totalmente opposti.

Capodanno passa in un soffio, tra le risate di, Rebekah, Miles, Hailey, Colin, Nicklaus e Adeline, una nostra compagna di scuola e amica di Hay. Sono soddisfatto che Hailey ritrovi il coraggio di farsi nuovi amici e di invitarli ad uscire.

NicotineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora