«Potresti tornare qui domani? Vorrei dare una cosa a Logan, ma non voglio che mi venga a cercare dopo che gliela avrò data. Mi prometti di non dirgli niente?»
Lui ci pensa per un po' e io temo sul serio che non me lo prometterà, ma poi annuisce e mi rassereno.
La sera, appena Henry va via al museo, mi metto a computer e masterizzo un nuovo CD con dentro una sola canzone: un assolo di violino. Esattamente come era il mio. Mentre sono sdraiato sul letto di Henry e ripenso al fatto che dovrei essere in punizione, il mio computer prova ad essere più veloce a masterizzare una singola canzone.
Sette minuti alla fine del processo, recita. Bella merda di PC.
Giocherello con la chiavetta Usb di Marcus. O almeno quella che credo sia sua. Non l'ho più toccata dopo il mio trasferimento e l'ho sempre nascosta a Henry tra i miei calzini. Non voglio che la scopra, perché saprebbe subito che non è mia.
Ho sempre evitato di inserirla nel mio computer per paura di qualche virus, ma per la noia mi dico che non può succedere nulla di male, e anche se succedesse qualcosa, sarebbe tutto guadagnato per me. Quel computer oramai ha l'anima morta.
La metto nella porta Usb e attendo che nel desktop appaia la scritta "Chiavetta USB riconosciuta. Aprire cartella?"
Schiaccio sì e mi si apre una cartella totalmente bianca, vuota. Non c'è niente. Clicco a caso e niente si apre o si colora, ma il computer mi avvisa che lo spazio disponibile dell'archivio mobile è pieno. Guardo male lo schermo, chiedendomi cosa, tra la chiavetta o il portatile si stia prendendo gioco di me e della mia pazienza.
«Appena hai finito, ti butto dal balcone. Hai chiuso con me» lo minaccio.
Tolgo la chiavetta e la rimetto un paio di volte. Non cambia niente, a parte il livello della mia pazienza che cala. Be', Logan non era riuscito a scoprire niente di utile e dubito che potrei fare di meglio io.
Il telefono squilla e mi ficco la chiavetta in tasca senza pensarci due volte. È solo Pat.
«Ehi» dico.
«Ehi. Akel mi ha chiamato.»
«Che gioia. Ti ha dato quel che volevi?» domando.
Silenzio. Lo sento sospirare pesantemente. «Sì. Chi era quel tipo?»
«Nicklaus?»
«Niklaus» ripete lentamente, come se stesse pronunciando una nuova parola che non conosce.
«È un mio vecchio amico della Formey. Era venuto a trovarmi.»
«Perché?» mi interroga e odio veramente quando fa così, quando molte volte mi reputa un bugiardo a priori, senza sentire le mie spiegazioni.
«Perché è mio amico e voleva sapere come stavo, Pat» ringhio funesto.
Akel non doveva intromettersi. Non so cosa gli ha detto, posso solo immaginare.
«Un amico?» ridice, come per mettermi alla prova.
«Sì, un amico. Hai qualche problema a riguardo?»
Ci riflette. Non gli conviene litigare con me. «No... Sei da solo?»
Sbatto gli occhi. «Sì, perché?»
«Ti va di venire da me? Mio padre è fuori. Potremmo guardare un film» propone.
Non sarebbe la prima volta che vado da lui e, infatti, tutte le volte che ci siamo accordati di vederci è stato sempre a casa sua. In qualche modo non voglio che invada questo spazio. Suo padre è una belva, spero di non incontrarlo mai ed evitiamo di vederci con lui intorno.
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Nicotine
Genç Kız EdebiyatıLIBRO III - Reginald Rebley ha quattordici anni e sta per iniziare la sua nuova vita scolastica alla Formey Academy, un prestigioso istituto musicale a Chicago che vanta di sfornare nuovi talenti nel genere musicale. I suoi sogni vengono brutalmente...