XXIX

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Penso che non può essersene dimenticata, ma mi domando anche se ha potuto farlo di proposito. Tengo il laccio finale del cordone nella mia mano, in modo che, passando, nessuno si accorga di niente.

Elly ci aspetta fuori dalla porta. Per sicurezza, le rivolgo uno sguardo indagatore e lei alza gli occhi verso destra, al di là della sala, poi quando esce Marcus fa finta di fissare una cosa al soffitto.

L'ha fatto di proposito! Ti ha dato una chance, muoviti!

Marcus cammina cauto, piano, ha in mano un computer e due cartelle pesanti e, in cima, vicino al suo telefono, c'è la famosa chiavetta Usb. La fisso. So che devo assolutamente prenderla. Di John non c'è traccia, deve essere andato a preparare il furgone insieme a David Qualcosa. Elly cammina dritta, le mani serrate e trema un poco. Marcus guarda con cura ogni passo che fa, perché ha dei preziosi pesi da portare. Non può tenere sotto controllo me, i sassi per terra e il suo equilibrio insieme perciò ci metto davvero poco a liberarmi silenziosamente dalla corda. Allungo velocemente la mano e arraffo la chiavetta. Marcus volta la testa e apre la bocca stupito. Comincio a correre davanti a me. Non mi interessa correre verso l'uscita, voglio solo allontanarmi.

Marcus fa un salto, ma non può raggiungermi. Non grida a me, ma a Elly, la quale alza le mani e fa dei passi indietro, spaventata dal tono. Prendo a correre più veloce che posso, provando a non inciampare sui miei stessi piedi e ad alzare meglio le gambe e non trascinarle. Sembro volare. Stringo la Usb nella mano destra e intanto provo a capire da quale direzione il vento soffia. Ci sono molte finestre rotte o stanze cieche, per non parlare delle numerose porte chiuse. Scivolo un paio di volte e mi reggo in piedi con fortuna.

Un soffio di vento mi fa muovere i capelli e io mi inchiodo, sviando. Il magazzino si apre davanti a me e un enorme portone è aperto alla fine dell'ampio locale. Mi dirigo là velocemente.

Qualcosa mi tira per la maglia e io scivolo malamente, cadendo. Un ragazzo mi tira su da terra di peso e mi scuote.

«Ehi, ehi, dove corri con tanta fretta?» mi domanda con ironia.

Vede il mio pugno chiuso e mi apre la mano a forza. Dietro di lui, correndo piano, c'è Marcus. La corsa gli ha fatto perdere la piega dei capelli.

«Sei un totale idiota!» aggredisce Marcus e mi trascina con sé. «Se non ci fossi stato io sarebbe scappato! Tieni e muoviti ad andartene.» Marcus stringe i denti, restando zitto per tutto il tempo della sfuriata dell'altro ragazzo.

«Grazie, Ronnie. Elly deve aver fatto male il nodo» si scusa Marcus.

«Figurarsi. L'ha fatto apposta. Torna da quella puttana, qui ci penso io.»

«No, invece.»

Mi giro scombussolato e con un'altra improvvisa voglia di vomitare. Vedo Logan. Sta correndo dall'entrata, ha il viso rosso e il fiatone, i ciuffi ribelli sugli occhi e sulla nuca. Lo guardo stranito. È veramente lui? Come ha fatto a trovarmi? Appena lo vedo provo a corrergli incontro, ma Ronnie mi tiene fermo e mi tira con sé. Marcus appena lo vede lo guarda come se fosse un fantasma tornato dalla fossa. Da una pacca sulla spalla a Ronnie e poi fugge via. Logan non gli da importanza per ora.

«Mi ricordo di te. Sei l'amico di Marcus!» esclama Ronnie, visibilmente euforico. «Ora posso vendicarmi benissimo, mi stavi veramente sul cazzo. Prima rompo le mani al mio amichetto, qui, e poi spacco la testa a te, frocio.»

Tiro una gomitata nel suo stomaco e lui si piega dolorante. Invece di allentare o mollare la presa sulla mia maglia, lui mi tira i capelli e mi fa abbassare la testa. Ronnie si diverte. Le labbra di Logan si tirano in un ghigno muto, sollevando il braccio e rivelando la lunga linea dell'arco marrone teso.

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