Capitolo 1

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Mi sono sempre chiesto come facciano dei ragazzi giovani ad innamorarsi di uomini che hanno il doppio della loro età. Ho sempre pensato che tutto ciò a cui ambissero fossero soldi, popolarità o tutto ciò che avrebbe portato loro felicità. Felicità materiale, capiamoci. Non credo che farsi scopare da un vecchio porti così tanta gioia, ecco. Eppure mi ero ricreduto, quella sera. Io, Louis Tomlinson, diciotto anni appena compiuti, vagavo per le strade di Londra. Era la prima volta che uscivo di sera, con quel freddo pungente di metà dicembre. La punta del naso leggermente rossa, due guance arrossate per un goccio di troppo e gli occhi più lucidi del normale.
«Sai dove andremo adesso, Lou?»
Ovviamente non ero uscito da solo quella sera. Con me c'erano i miei due compagni di vita, Liam Payne e Niall Horan. Tutti ci chiamavano gli inseparabili, come i pappagalli. Con l'unica eccezione che eravamo tre, non avevamo delle ali né delle piume e non cinguettavamo. Anche se il biondo, Niall, quando beveva un bicchiere di troppo e fumava un po' più del normale, diventava imprevedibile.
«Non ho intenzione di andare in nessun tipo di strip club Niall, te l'ho già detto».
Liam, alla mia destra, si lasciò sfuggire una risata. Il biondo grugnì.
«No, testa di cazzo. Ho intenzione di portarti nel locale in cui lavora Josh, mio cugino».
Parlò rollandosi una canna. Gli occhi attenti, le mani ferme e professionali. Niall era in grado di rollarne dieci in poco tempo.
«Un locale senza fighette con la puzza sotto al naso che ti chiedono le paste senza sapere la differenza tra una canna e un drum».
Leccò la cartina e completò l'opera. Poi la incastrò sopra l'orecchio destro e si tastò le tasche in cerca dell'accendino.
«Ci sei già stato?»
Tossicchiò Liam, sfregando le mani tra loro bisognose di calore.
«Sì».
«Bugiardo».
Sbuffò, stizzito, continuando a camminare con passo deciso. Mi gustai la scena, troppo ubriaco per fermarli.
«Non mi importa se non mi credi Payne. Io ci sono stato e posso assicurarti che lì perdi la testa. Perdi completamente il controllo e la cognizione del tempo, per poi risvegliarti il giorni dopo sopra il cofano di una macchina senza maglietta».
Sia io che Liam eravamo a conoscienza del fatto che Niall era solito ingigantire le cose, ma non glielo avevamo mai fatto pesare troppo. Ci conoscevamo da quindici anni ormai, eravamo abituati.
«E poi straripa di uomini. Sì, avete sentito bene, non ragazzini inesperti che giocano a fare i ragazzacci, ma uomini».
Sospirai.
«Uomini che sanno bene cosa vogliono. Uomini che hanno le tasche gonfie di soldi e che bevono vodka martini. Allora, ci state o no?».
Allargò le braccia, sorrise. Lo guardai e forse per l'alcool e la mente annebbiata come il cielo quella sera, accettai.

Il locale si chiamava Sultan. Già il nome faceva nascere una certa inquietudine. Liam continuava a guardarsi intorno, mentre Niall continuava a rollare canne - "serviranno per dopo" - diceva.
La fila era poco scorrevole, le persone vicino a me non facevano che tremare e riscaldarsi le mani. C'era chi era già ubriaco e rideva come se non gli importasse di tutto il resto. Come se non esistessero problemi, ma solo loro e la notte giovane.
Fu il nostro turno. Mostrai il documento con sorriso trionfante, mentre il bodyguard scrutava attentamente il pezzo di carta. Per un attimo pensai che non mi avrebbe lasciato passare, ma quando sentì il suono metallico della catenella, mi rillassai.
Mi affrettai a passare e a raggiungere Niall e Liam, che avevano già abbandonato i loro cappotti. Li imitai.
Non ebbi il tempo di guardarmi intorno, né di abituarmi a quella musica assordante che mi penetrava nelle orecchie fino al cervello, che Niall «bene, stronzi» si voltò a guardare me e Liam, le mani unite e un sorriso carico di eccitazione «ci muoveremo in gruppo, cerchiamo di non perderci. Cercate di abbordare qualcuno» spostò lo sguardo su Liam, con punta di compassione «Lì, penso sia arrivata l'ora di lasciarsi alle spalle Mark. È un capitolo chiuso e questa sera è l'occasione per iniziarne un altro».
Liam si limitò ad anniure, cupo. Era una ferita ancora troppo aperta, ma Niall aveva ragione. Era arrivato il momento di chiudere.
«E Lou» questa volta spostò lo sguardo su di me «questa sera è la tua sera».
Mi guardò intensamente negli occhi e quasi provai vergogna per quanto fossero intensi. Mi riscossi non appena fece sbattere le mani, sorrise.
«Perfetto, andiamo a muovere i nostri culi signori».
Velocemente ci diede le spalle e se per un pelo non lo avessi seguito, sarei rimasto indietro travolto dalla calca di gente. Mi feci spazio, anzi, cercai di farmi spazio. Tutta quella gente sudata e ansimante non faceva altro che premersi contro di me.
Ci sedemmo ad un tavolo. Niall drizzò la schiena e si guardò intorno come un'aquila a caccia. Ordinammo dei drink, gli ennesimi per quella serata.
«Puntate su quelli che portano giacca e camicia, senza cravatta. Quelli che la indossano hanno una moglie e dei figli che lo aspettano a casa».
Liam aggrottò le sopracciglia.
«Da quando sei così esperto Horan?» sorrise, realmente divertito.
«Da quando l'ho succhiato ad un miliardario con la cravatta. Stacy è la sua graziosa bambina, mi ha mostrato una sua foto dopo essere venuto».
Quasi sputai il liquido che avevo in bocca dopo quella confessione. Niall era senza peli sulla lingua.
«Sei un pervertito».
Liam rise e per la prima volta, dopo settimane di grigio e tristezza, lo fece per davvero.
Niall si limitò a stendere le labbra in un sorriso malizioso, prima di prestare attenzione al mucchio di gente che si muoveva in danze sconnesse.
Io fissai il bicchiere davanti a me. Il liquido blu che mi bruciava nella gola, lo stomaco che ormai si era arreso.
Alzai lo sguardo e lo puntai sul biondo, che invece era intento a fissare qualcosa - o qualcuno - con sguardo sicuro. Pensai ci fosse anche una punta di malizia.
«Non pensi che dovremmo salutare tuo cugino, Nì?».
Liam staccò le labbra carnose dalla cannuccia, se le leccò per poi aggrottare le sopracciglia.
«Già, magari lui può presentarci qualcuno».
Ma il biondo non sembrò minimamente interessato a ciò che io e Liam gli stavamo dicendo, così «Niall, ci stai ascoltando?» inclinai la testa.
Ero talmente concentrato a fissare il biondo che non mi accorsi dell'uomo in piedi davanti al nostro tavolo. Era alto, indossava una giacca e una camicia, dei pantaloni comodi e delle scarpe eleganti. Sorrideva, guardando Niall, poi parlò.
«Siete nuovi qui?».
Niall lasciò scivolare la cannuccia, si lecco le labbra e poi sorrise.
«È la prima volta che veniamo qui. Me ne ha parlato un mio amico, ma quella di stasera non è fedele alla sua descrizione. Ci stiamo annoiando».
Puntò i suoi occhi di ghiaccio in quelli dell'uomo misterioso. Quest'ultimo sorrise, poi scrutò Liam e me.
«Io e i miei amici stavamo giusto cercando qualcuno che ci potesse tenere compagnia nella saletta privata. Se non avete meglio da fare, ovviamente».
Riuscii a percepire l'ironia di quell'ultima frase. Niall si alzò, continuando a sorridere. Io e Liam lo imitammò quasi meccanicamente, impacciati e goffi. Io e Liam eravamo simili su molti punti di vista.
L'uomo misterioso sorrise, prima di darci le spalle e dirci di seguirlo.
Mi feci spazio una seconda volta in quel miscuglio di carne sudata. Salimmo delle scale illuminate da piccole lucette rosse e prima di entrare, Niall ci fermò.
«Se uno di quegli uomini ci dovesse chiedere la nostra età, ricordatevi che abbiamo tutti vent'anni. Chiaro?».
Deglutii. Perfetto, mi sarebbe toccato anche mentire. Non solo dovevo approcciarmi a uomini con il doppio della mia età, no, avrei dovuto anche mentire. E se mi chiedessero qualcosa riguardo la politica? O su come stia procedendo l'economia britannica ultimamente? Il mio cuore prese a battere all'impazzata, le mani iniziarono a sudarmi. Non ero più sicuro di volerlo fare.
«Lou, mi senti? Hai capito?».
Aprii gli occhi. Guardai Niall, poi annuii incerto. Potevo farcela, infondo mi avrebbero solo chiesto del sesso.
«Ottimo. Beh, divertitevi».
Mosse il telo nero ed entrò nella saletta privata. Io e Liam ci guardammo.
«Sei sicuro di volerlo fare?».
«No e tu?».
Scosse la testa «per niente, amico».
Sospira. Aprii il tendone ed entrai seguito da Liam.
Era una saletta piuttosto spaziosa. Le pareti erano dipinte di bianco accecante, attaccato alla parete centrale c'era un palco con un palo. Al soffitto scendeva una palla da discoteca. C'era una tv da trentadue pollici a schermo piatto, tre divani rossi sangue e al centro un tavolino bianco, fornito di svariati tipi di alcolici. Notai le canne di Niall. Quest'ultimo stava intraprendendo una chicchierata animata con l'uomo misterioso.
«Te lo avevo detto che sarebbero entrati».
Mi girai verso la voce che aveva appena parlato e notai che era stato proprio l'uomo misterioso.
«Pensavamo vi foste spaventati».
Ridacchiò un'altra voce, più calma e soffice della prima. Mi girai e notai un uomo seduto con le gambe accavallate sul divano sinistro. Portava dei pantaloni neri, una maglietta marrone e una giacca dello stesso colore dei pantaloni. I capelli erano nero corvino, la pelle mulatta e gli occhi di un oro liquido. Mi fermai a contemplarli, mentre quest'ultimo mi rivolse un sorriso privo di malizia prima di assaporare un sorso di costoso shampain.
«Nick ha uno strano modo di approcciarsi con la gente».
Questa volta fu un'altra voce a parlare. Questa era più profonda, lenta e maledettamente roca. Cercai disperatamente con lo sguardo colui a cui appartenesse questo canto di sirena. L'uomo era seduto sul divano al centro. Un braccio appoggiato al bracciolo del divano, il corpo rilassato. A differenza degli altri due indossava dei semplici pantaloni neri, una maglietta bianca e delle converse. Aveva i capelli lunghi che gli cadevano sulle spalle, ricci. Due occhi verdi che ti toglievano il fiato e un sorriso che faceva invidia agli angeli. Alzai entrambe le sopracciglia, sorpreso. Non sembrava affatto un uomo adulto. Se lo avessi visto per strada, in circostanze diverse, non gli avrei dato più di vent'anni.
«Chiudi la bocca curly» bofonchiò l'uomo misterioso, Nick.
«Perché invece non ti dai da fare».
Accarezzava i capelli di Niall come se fossero la cosa più preziosa al mondo. Lo accarezzava come se fosse un gatto che fa le fusa. Solo dopo mi accorsi della sua mano sulla sua gamba.
Liam si era andato a sedere vicino al moro, così andai a sedermi vicino a quell'angelo sceso dal paradiso.
Mi sorrise, facendo comparire due adorabili fossette ai lati. Repressi l'istinto di avvicinare un dito per toccarle.
«Allora, sei sempre così silenzioso?».
L'angelo parlò, continuando a sorridere. Boccheggiai, a disagio. Stavo facendo la figura dell'idiota.
«Io ehm» mi grattai la nuca «no in realtà sono un gran chiacchierone».
Versò un po' di liquido giallo in due bicchieri, poi me ne porse uno.
«Il fatto è che non so mai come iniziare una conversazione con qualcuno che non conosco».
Il riccio annuì, forse riusciva a capirmi. Mi sembrò che mi guardasse con compassione. Forse non gli piacevo.
«Potresti iniziare dicendomi come ti chiami, ad esempio».
Mi fissai a guardarlo. La sua bellezza era indescrivibile. Non ho mai visto qualcuno di così bello sulla faccia della terra.
«Mi chiamo Louis, Louis Tomlinson» sorrisi, per la prima volta da quando ero lì «e tu?».
«Piace Louis Tomlinson, io mi chiamo Harry Styles».
Mi sorrise, di nuovo. E fu quella sera l'inizio di tutto.

Teddy's corner:

Hey there! Eccomi qui. Ho inziato a scrivere questa storia per pura noia. In realtà l'idea mi era ronzata nel cervello un sacco di volte, ma non ho mai provato a metterla per iscritto. Che dire? Spero vi piaccia come inizio, anche se piuttosto noioso. Aspetto vostri commenti :)

Ah, questa storia sarà abbastanza angst. O almeno ci proverò.
Un bacio, teddysphotos_ 🌸

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