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Mi sveglio matita di sudore e con il battito cardiaco accelerato. Mi guardo intorno e comprendo di essere nella mia camera. Guardo l'ora, sono soltanto le tre del mattino. Mi alzo dal letto scalciando le coperte e mi dirigo in cucina stando attenta a non calpestare o colpire qualcosa.

Per quanto sia brava come agente, quando sono a casa e sono una semplice adolescente, non so essere per niente silenziosa. Siccome spesso mi capita di avere degli incubi, ogni volta che vado in cucina, sbatto contro qualcosa svegliando tutti. Per quanto ci provi ad essere silenziosa,fallisco ogni volta e finisco sempre con lo svegliare mia madre. Con tutte le volte che l'ho fatta svegliare di soprassalto, credo che un giorno le verrà un infarto.

Arrivo in cucina e mi siedo sullo sgabello versandomi dell'acqua. Osservo l'acqua sgorgare nel mio bicchiere limpida e trasparente. D'un tratto, sento dei passi dietro di me e balzo all'impedi, ma quando vedo la figura di mio fratello, mi rilasso e torno a sedermi. Arthur si avvicina e si versa anche lui dell'acqua, sedendosi poi accanto a me.

<<Incubo?>> Chiede e io annuisco <<com'era questa volta?>> Chiede ancora.

<<Si tratta sempre di quella notte, l'unica differenza è che il ragazzo misterioso, questa volta, mi uccideva>>.

Resto a fissare il mio bicchiere rigirando l'acqua all'interno di esso come se fossi un sommelier e dovessi assaggiare un vino pregiato.

<<Tu invece perché sei sveglio?>> Chiedo a mio fratello guardando il bicchiere

<<stavo lavorando ad un caso>> afferma e io alzo gli occhi verso di lui

<<che caso?>> Chiedo curiosa

<<il tuo caso Alex. Ho bisogno di capire chi era quell'uomo e cosa voleva da te, come faceva a sapere il tuo nome>> afferma afflitto.

So che per lui è stato un duro colpo sapere che la missione era fallita e che un uomo sapeva la mia identità, ma mi feriva sapere che stesse lavorando al caso senza di me, nonostante l'abbia poi affidato alla sottoscritta.

<<Hai affidato questo compito a me e alla mia squadra, lascia che ce ne occupiamo noi>> dico alzandomi

<<ma Alex, lo sai che è un caso difficile>> continua.

<<Arthur, ti fidi di me?>> Chiedo d'un tratto e lui mi guarda con un'espressione corrugata

<<certo che si, sei mia sorella>> dice

<<Allora perché continui a lavorare tu a questo caso nonostante sia stato affidato a noi?>> Chiedo e il suo sguardo vacilla tra me e la porta della cucina, è nervoso. Mi guarda ristabilendo il contatto visivo e mi sorride accarezzandomi la guancia.

<<Scusami, mi preoccupo per te>> dice e io sorrido annuendo. Arthur mi dà la buonanotte e ritorna nella sua camera e lo osservo andare via. Mi sta nascondendo qualcosa e sono più che certa che abbia scoperto qualcosa in più sul caso e sia anche qualcosa di abbastanza losco.
Ritorno nella mia camera e prendo il cellulare inviando un messaggio a Matt 'domani mattina vediamoci al dipartimento presto, ho bisogno di parlarti'. Poggio il cellulare sul comodino e con rapidità ricevo risposta. È giunto il momento di prendere le redini della missione.

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