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JAS
Resto a casa di Arthur e Alex ancora per un po'. La gamba mi fa molto male, ma provo a nascondere il dolore, è grazie a Gabe se io ora sto bene, e sarò sempre in debito con lui. Alex mi presta una sua maglia e un pantalone di tuta, non potrei tornare a casa con il vestito stracciato. <<Alex grazie di tutto davvero>> dico sedendomi al bordo del suo letto "di nulla Jas, sai che non è la prima volta" dice ammiccando.
Io ed Alex essendo cresciute insieme è capitato che ci siamo coperte l'un l'altra con i nostri genitori e prestato vestiti poiché i nostri erano inutilizzabili. Alex ieri sera ha difatti mandato un messaggio a mia madre dicendo che sarei rimasta a dormire da loro.
<<Mi dispiace per aver pensato male di te, sono stata una pessima amica>> dico portandomi le mani agli occhi

<<hey Jas sta tranquilla, è una situazione difficile da gestire, e ora con quello che è successo, saranno aumentate le guardie, e ti prometto non accadrà più una cosa simile>> dice e io sorrido.
<<Jas andiamo>> sbuca Arthur e fa ruotare le chiavi intorno al dito. Annuisco ed abbraccio Alex sorridendo. Lei mi sorride promettendomi di mandarmi un messaggio e la saluto. Scendiamo e ci imbattiamo in Gabe che prova a farsi un caffè

<<torno subito>> dice Arthur rivolto al suo amico e quest'ultimo annuisce

<<Gabe grazie per tutto>>

<<è stato un piacere>> risponde regalandomi un suo magnifico sorriso e usciamo. Entriamo nell'auto che era stata lasciata nel giardino e silenziosamente ci dirigiamo a casa mia.

Non posso immaginare cosa diranno i miei genitori al mio arrivo, saranno preoccupatissimi e spaventati, so che quando non trascorro una notte a casa, per di più senza avviso da parte mia, si spaventano a morte.

<<Tutto bene?>> Chiede Arthur senza distogliere lo sguardo della strada

<<si tranquillo>>rispondo.
La cena con Arthur procedeva davvero bene, so che non era nessuna cena di lavoro e non mi dispiaceva, non so bene cosa provo per lui poiché siamo amici da anni, ma forse vederlo sotto un altro aspetto non mi dispiacerebbe. È un ragazzo davvero molto bello, i lineamenti simili a quelli di Alex, ma quello che li differenzia è il colore degli occhi, Arthur ha degli occhi scuri tendenti al nero, sono così profondi che è come se ti perdessi in un pozzo senza fine.
<<Siamo arrivati>> annuncia scendendo dall'auto e correndo ad aprirmi lo sportello. Lo ringrazio e mi posiziono di fronte a lui

<<grazie di tutto>> dico

<<sta' tranquilla, per qualsiasi cosa chiamami... cioè chiama Alex, ma anche se chiami me va bene, sai potrei venire, ed ecco io...>>inizia a farfugliare ed è davvero carino quando fa così

<<ho capito grazie>>dico ridacchiando e gli lascio un bacio sulla guancia che lo fa arrossire "ehm ciao allora" dice imbarazzato e scappa in auto.
Arrivo al porticato, faccio un respiro profondo e busso al campanello. Ad aprirmi c'è mia madre che mi guarda con un'espressione di gioia e rabbia, ecco lo sapevo.

<<Jasmine quante volte ti ho detto che devi avvisarci tu di persona se dormi fuori>> sbraita mio padre

<<e questi vestiti?" Domanda mia madre

<<sono di Alex, me li ha prestati per dormire>> mento

<<Jas non possiamo essere così preoccupati, d'ora in poi uscirai soltanto per andare a scuola>> sentenzia mio padre

<<tu non puoi impedirmi di vivere la mia vita>> sbraito

<<si che posso, non possiamo perdere anche te!>> Urla di rimando

<<anche me? Vi siete mai chiesti se io davvero fossi ancora con voi? Potrei esserci fisicamente, ma non di certo mentalmente, voi mi avete persa con lei>> urlo e ricevo uno schiaffo

<<tu non uscirai da questa casa>>ripete duro mio padre e va via lasciandomi sola. Mi accascio per terra e scoppio a piangere. Con le lacrime che mi appannano la vista, provo a mandare un messaggio ai miei amici "ho bisogno di voi".

Sono in camera stesa sul letto provando a leggere un libro. Mio padre ha smesso di parlarmi e mia madre resta con lui. Sono stufa di dover dipendere ancora da loro, ma finché non divento maggiorenne non potrò andare via. Sento dei colpi alla finestra e mi alzo di scatto. Con cautela mi avvicino alla finestra e l'apro ritrovandomi in camera Alex, James e Matt.

<<Grazie per essere venuti>> dico ritornando a sedermi sul letto. I tre ragazzi si posizionano al meglio accanto a me e mi guardano dispiaciuti. Non è la prima volta che discuto con mio padre e ogni volta chiamo i miei amici e loro corrono da me salendo dalla finestra. Mio padre sa che loro salgono grazie alla scala che si trova in giardino, ma li lascia fare perché sa che mi fanno stare bene. <<Questa volta che ha detto?>> Chiede Matt e spiego cos'è successo, omettendo qualche frase. Loro annuiscono e mi guardano con sguardo comprensivo

<<potrei parlarci io>> chiede James ma scuoto il capo, ho paura che possa prendersela con lui <<grazie di tutto ragazzi, vorrei soltanto che voi stesse qui con me>> dico con le lacrime che mi scivolano sulle guance. I ragazzi si accostano e mi stringono in un grande abbraccio

<<resteremo sempre con te Jas, verremo sempre da te, almeno fino a quando tuo padre ci lascia la scala>> dice Alex ridacchiando e ridiamo con lei.
Spesso non capiamo il valore dell'amicizia, ma sono davvero fortunata ad avere loro nella mia vita, oltre ad essere i miei colleghi sono i miei migliori amici e tutto quello che potrei desiderare nella mia vita. Senza rendersene conto hanno sanato una ferita in me che credevo impossibile richiudere, ma è bastata la loro semplicità a farmi stare bene e mi sento una traditrice nel non aver raccontato loro la verità.

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